“Quali saranno le conseguenze sul territorio regionale del decreto legge con le misure per il contrasto della peste suina africana?”.
A porre il quesito alla giunta regionale è Giulia Gibertoni (gruppo Misto), la quale ricorda come nelle ultime settimane la peste suina africana sia andata espandendosi sia a sud che a nord, “interessando diversi comuni della Città metropolitana di Milano e di Pavia, oltre a molte zone della Liguria, Piemonte, Lazio e alcuni comuni della provincia di Piacenza”.
A fronte “dell’uccisione di 45mila suini abbattuti in Lombardia per la presenza di focolai di peste suina africana”, la capogruppo sottolinea come “nell’espansione dei focolai di peste suina africana ben più del ruolo dei cinghiali è determinante l’azione antropica, l’unica in grado di trasportare l’infezione su lunghe distanze, superando anche barriere naturali, e in una moltitudine di contesti diversi”.
Giudicando inutile la strage pianificata di cinghiali, Gibertoni sottolinea come tale azione “incrementi enormemente il rischio di espansione dell’infezione e tale considerazione vale per tutte le forme di caccia e per tutti gli animali cacciati” a causa della crescita della capacità riproduttiva degli animali rimasti in vita e per l’allargamento dell’areale di diffusione.
Rimarcando come l’Emilia-Romagna abbia realizzato numerosi interventi passivi per un costo di alcuni milioni di euro “che dovrebbero servire a limitare gli spostamenti dei cinghiali dalla zona infetta nonché interventi legati alla biosicurezza degli allevamenti”, Gibertoni critica l’esecutivo regionale in quanto “evita accuratamente, ancora oggi, di realizzare un intervento a costo zero e ben più efficace nell’evitare la diffusione dell’epidemia di Psa a largo raggio, quale la sospensione della caccia al cinghiale in tutte le sue forme”. In via più generale, poi, la consigliera auspica lo stop alla caccia su tutto il territorio regionale o “almeno nelle province più esposte al contagio”.
In fase di risposta, l’assessore alla Caccia Alessio Mammi ha chiarito che “il decreto legge per la lotta alla peste suina africana prevede che i servizi veterinari e le azioni venatorie di controllo faunistico vengano sottoposte al coordinamento del commissario straordinario il quale ha individuato una necessaria e stringente necessità di prelievo della specie. Lo stop alla caccia, quindi, sarebbe un’azione contraria alla normativa vigente”.
Il titolare regionale dell’agricoltura ha poi chiarito che la Regione crede fortemente nella strategia messa in campo fino ad ora che verte “sul depopolamento dei suidi selvatici nelle zone più esposte sia per il numero di cinghiali sia per la quantità di allevamenti presenti sul territorio che si accompagna con una puntuale azione di monitoraggio del territorio e di controlli sulla filiera per impedire che il virus entri in contatto con gli allevamenti come accaduto in Lombardia con effetti devastanti”.
Giulia Gibertoni, non soddisfatta delle risposte ottenute, ha motivato il suo giudizio parlando “di un grosso malinteso che continua a esserci in questa regione, dove si continuano a confondere gli interessi degli agricoltori con quelli dei cacciatori, i quali continuano a essere liberi di muoversi veicolando il virus della peste suina africana. E’ ora che la posizione della nostra Regione si discosti da quella del governo nazionale per aprirsi al futuro e facendo concretamente gli interessi degli agricoltori”.
(Luca Boccaletti)