La Regione non utilizzi i dati dei cacciatori nei documenti di programmazione e nei censimenti e consideri la possibilità di “abbandonare il monitoraggio della beccaccia nelle aree di svernamento mediante cane da ferma, in considerazione dei limiti tecnici e operativi insiti in tale metodologia di rilevamento e già evidenziati negli anni nelle realtà nazionali in cui si realizza il monitoraggio con i cani da ferma”.
È uno dei quattro quesiti posti dalla consigliera Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) alla giunta in un’interrogazione in cui, oltre al non utilizzare i dati dei cacciatori nella programmazione, chiede anche di non usarli “all’interno delle proprie memorie nei giudizi di fronte al TAR”. La capogruppo del Misto vuole anche sapere se la Regione voglia “abbandonare il monitoraggio della beccaccia nelle aree di svernamento mediante cane da ferma, in considerazione dei limiti tecnici e operativi insiti in tale metodologia di rilevamento e già evidenziati negli anni nelle realtà nazionali in cui si realizza il monitoraggio con i cani da ferma”. Più in generale domanda all’esecutivo regionale se intenda “per i censimenti e gli studi sulla fauna selvatica, come nel caso della Beccaccia, caso questo particolarmente delicato stante lo stato di conservazione sfavorevole e l’andamento in decremento della specie, utilizzare personale ben preparato scientificamente, anziché gli stessi cacciatori, che sono soggetti a un evidente conflitto di interessi, mirando, questi ultimi, ad aumentare sia il numero di uccisioni sia le giornate di prelievo venatorio previste dal Calendario venatorio regionale”. Infine, Gibertoni si rivolge alla giunta chiedendo “se non ritenga opportuno, considerato che le suddette attività di censimento, realizzate dai cacciatori e dalle loro associazioni, in particolare relativamente alla specie Beccaccia, interferiscono con l’ecologia delle specie censite, cessare immediatamente le autorizzazioni di tali attività”.
La consigliera sottolinea come “i cacciatori non sono un soggetto terzo, ma un soggetto parte in causa che, nel caso della Beccaccia, mira a poter uccidere un maggior numero di esemplari di questa specie e ad aumentare il numero di giornate di caccia nonché ad ampliare il relativo periodo di caccia”. Inoltre, “il monitoraggio della beccaccia nelle aree di svernamento mediante cane da ferma, sarebbe ormai superato da tecniche più moderne e precise”. Secondo Giulia Gibertoni, “appare estremamente singolare che la Regione Emilia-Romagna utilizzi informazioni fornite dai cacciatori, per sopperire alla carenza di informazioni sulla Beccaccia”.
(Gianfranco Salvatori)