Sanità e welfare

Marchetti (Pd): assistenza sanitaria anche a bimbi moldavi

“Esistono già precedenti con bambini di Paesi extra Ue nonché Bielorussia e Ucraina. Quei minorenni arrivano da situazioni di vulnerabilità sociale e l’accesso alla sanità pubblica sarebbe solo per casi di malattia o infortunio”

Estendere ai minori moldavi l’accesso alle prestazioni sanitarie pubbliche. Lo chiede, con una interrogazione, la consigliera Francesca Marchetti (Partito democratico) che si rivolge alla giunta per “valutare, ai fini della cooperazione internazionale, l’inserimento della Moldavia nel nuovo programma triennale dei Paesi con cui intrattenere forme di collaborazione, aggiornando quindi la disciplina vigente per offrire ai minori moldavi opportunità simili a quelle del ‘Progetto Accoglienza Bambini di Chernobyl’ e dell’assistenza ai bambini Saharawi. Questo per garantire anche ai minori moldavi, durante il loro soggiorno in Italia, l’accesso alle prestazioni sanitarie pubbliche”. La consigliera, poi, vuole sapere quali siano “le prospettive per una collaborazione più ampia tra le istituzioni regionali e le associazioni no profit, al fine di garantire il benessere dei minori in difficoltà provenienti da paesi non membri dell’UE, in linea con le buone pratiche già adottate per altri gruppi di minori provenienti da paesi extra Ue”.

Marchetti ricorda che una delibera del 2017 consente a minori e loro accompagnatori “ospiti di diversi enti non lucrativi e/o presso nuclei familiari del territorio emiliano-romagnolo” di poter effettuare la scelta del pediatra di libera scelta e/o del medico di medicina generale. La delibera indica la provenienza delle persona da Paesi extra Ue, Bielorussia e Ucraina e “sembra non prevedere esplicitamente l’assistenza sanitaria per i minori moldavi”. Accogliendo e dando assistenza sanitaria ai minori provenienti da Paesi extra Ue, Bielorussia e Ucraina si è creato “un modello replicabile anche per i minori moldavi”. I minori che arrivano dalla Moldavia, spiega la consigliera dem, “vengono da situazioni di vulnerabilità sociale e hanno soprattutto bisogno di supporto emotivo durante il loro soggiorno in Italia”, non hanno bisogno di visite programmate e “l’assistenza sanitaria si prevede solo in caso di malattia o infortunio”.

(Gianfranco Salvatori)

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