Fare chiarezza sulla viabilità provvisoria realizzata per consentire i lavori della galleria di Monte Mario, a Sasso Marconi, in provincia di Bologna.
A chiederlo è Rete civica in un’interrogazione a firma di Marco Mastacchi (primo firmatario) e Simone Pelloni in cui si chiede conto del restringimento delle corsie e alle conseguenti ricadute in termini di sicurezza stradale registrate a seguito dei lavori sull’Appennino bolognese.
“Diversi cittadini residenti in quelle zone hanno segnalato che attraversare quel tratto autostradale a seguito del forte restringimento della carreggiata, sia sull’autostrada che sulla “bretella” di collegamento fra Sasso Marconi e il casello, aumenta notevolmente il rischio di incidenti, in un punto in cui il traffico di mezzi pesanti è sempre molto elevato, e spesso vengono percorse vie alternative interne considerate più sicure, come la SP 325, anche se i tempi di percorrenza si allungano”, spiegano Mastacchi e Pelloni per i quali “la durata della prima fase dei lavori, con il traffico diretto verso Firenze convogliato nel nuovo bypass autostradale, come da piano condiviso con il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e con gli Enti territoriali è stimata in 18 mesi, per poi proseguire con la seconda fase dei lavori per altrettanti 18 mesi”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere “quali siano le motivazioni che hanno portato a realizzare una viabilità così pericolosa, con un forte restringimento delle carreggiate utilizzate, che lasciano pochissimo spazio ai veicoli che si trovano vicinissimo ai new jersey di cemento e se, visto che esiste ancora del margine in entrambi i lati delle carreggiate, non ritenga opportuno intervenire presso Autostrade Spa affinché vengano allargate le corsie delle deviazioni autostradali per agevolarne il transito”.
I rappresentanti di Rete civica chiedono, inoltre, se “in alternativa, non sia possibile realizzare un miglioramento sia dell’accesso a
nord della galleria che dell’uscita a sud, oltre a realizzare almeno alcune piazzole di sosta per emergenza”.
(Luca Molinari)