Ambiente e territorio

Zamboni (Europa Verde): chiarire vendita Ortazzo e Ortazzino

Presentata un’interrogazione per chiedere di esercitare il diritto di prelazione in una porzione dell’area compresa nel Parco del Delta del Po. L’assessora Barbara Lori: “Irregolarità nell’iter: serve volontà delle parti a concordare la prelazione; confermata l’impossibilità di prelazione sulla zona C”

Accertare se la vendita di Ortazzo e Ortazzino (Parco del Delta del Po) del primo marzo 2023 si è conclusa, se l’operazione è impugnabile o meno e per quali motivi era previsto il diritto di prelazione da parte dell’ente Parco sulle tre aree A, B, C, mentre ora la C è stata esclusa, per cui, proprio quella a minor tutela, rimarrà di proprietà privata, forse a seguito di un’annunciata seconda vendita. Sono i quesiti posti da Silvia Zamboni (Europa Verde) che attraverso un’interrogazione, presentata in commissione Territorio presieduta da Stefano Caliandro, invita a passare il più celermente possibile dalla classificazione di zona di tutela C a zona B e di prendere in considerazione la sollecitazione di Ispra a ricomprendere tutta l’area in una riserva naturale dello Stato ed acquisirla al demanio statale.

“Lo scorso agosto -ha ricordato la consigliera- l’immobiliare privata Cpi riconducibile a un imprenditore ceco, ha acquisito un’area di enorme pregio naturalistico all’interno del Parco Delta del Po che comprende la riserva conosciuta come Ortazzo e Ortazzino, contenente l’unica zona classificata A: 480mila euro per quasi 500 ettari di riserva. L’ente Parco ha motivato il non esercizio del diritto di prelazione con l’insufficiente disponibilità di risorse. Il 15 novembre scorso, la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Ravenna hanno così stanziato rispettivamente 255mila euro e 95mila euro che aggiunti agli 87mila euro stanziati dall’ente Parco (totale 437mila euro), permetteranno all’ente Parco di esercitare il diritto di prelazione ma solo sulle aree A e B (420 ettari) delle aree di Ortazzo e Ortazzino. Per quanto riguarda la restante area C (80 ettari), non può per legge essere oggetto di prelazione, come invece indicato nel contratto di vendita”.

Ha risposto l’assessora alla Pianificazione territoriale Barbara Lori: “Gli approfondimenti svolti dall’ente Parco hanno evidenziato l’irregolarità dell’iter della vendita. Sono ancora in corso delle interlocuzioni perché l’esercizio di prelazione può essere concordato tra le parti se vi è disponibilità a trovare un accordo, diversamente dovrà partire un ricorso con conseguenti tempi lunghi. Gli stessi approfondimenti confermano l’impossibilità di prelazione sulla zona C. Siamo favorevoli a un percorso di valutazione per vedere se sussiste la possibilità di modifica della valutazione nel piano del Parco. Nella zona C ci sono interventi che avrebbero prefigurato un’urbanizzazione e il buon fine della prelazione su A e B sarebbe comunque un risultato soddisfacente. L’opportunità di trasformare l’area in riserva naturale è un’altra opzione che andrà esplorata in un’interlocuzione che sarà aperta a breve. Vedremo se il ministro dell’Ambiente avrà la volontà di acquisizione delle aree nel loro complesso come demanio statale e di accordare la concessione al Parco per la gestione”.

La consigliera si è detta non soddisfatta: “La situazione non si è sbloccata se non per quanto riguarda la verifica di regolarità dell’atto di vendita. Ora bisognerà vedere se sarà possibile trovare un accordo perché diversamente partirebbe un contenzioso. Resta inoltre esclusa dalla vendita l’area C, non avendo le stesse caratteristiche di A e B. Il fatto ci siano dei manufatti rende l’area C più toccata dall’intervento antropico e pur essendoci, dopo anni di abbandono una rinaturazione spontanea, non ci sono le condizioni per portarla in classe B che la metterebbe al sicuro”.

(Lucia Paci)

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