Ambiente e territorio

Zamboni (Europa Verde): stop a nuove trivellazioni in Adriatico, servono scelte contro la siccità

Una risoluzione della consigliera ecologista chiede interventi con la carenza di acqua

Opporsi a nuove trivellazioni in Adriatico che aggraverebbero la subsidenza e la risalita del cuneo salino nel Delta del Po, rendendo inutilizzabile a fini irrigui l’acqua del fiume e con grave danno anche dell’habitat naturale. Prevedere nuove attività di prevenzione alla siccità, a promuovere l’efficientamento dei sistemi  irrigui, favorire l’uso razionale della risorsa idrica in tutti gli ambiti di uso.

A chiederlo, in una risoluzione, è Silvia Zamboni (Europa Verde) che ricorda come “nelle ultime settimane sta tenendo banco sui media europei la siccità devastante che ha colpito la regione spagnola della Catalogna e anche l’Italia in questo inizio d’anno appare già in difficoltà: tutti gli indicatori rilevanti (precipitazioni, umidità del suolo, temperature) evidenziano che il 2024 è iniziato con segnali preoccupanti per la situazione idrologica italiana. Secondo il servizio europeo Copernicus, l’indicatore che combina la disponibilità di acqua e la salute di vegetazione ed ecosistemi ci segnala che siamo già in fase “warning” (ossia di allarme) da tenere monitorato. In altre parole, il 2024 parte con una situazione preoccupante come già avvenuto con il 2022, con il sud in situazione di maggiore sofferenza”.

Da qui la risoluzione per chiedere alla giunta di proseguire gli interventi già avviati a tutela della risorsa idrica e promuovere sia la conoscenza di buone pratiche, sia gli investimenti nel campo del risparmio idrico in edilizia, nel turismo, nel comparto produttivo, in agricoltura e nella zootecnia intensiva, promuovendo in
particolare il riuso delle acque reflue a fini irrigui, provvedendo ai necessari adeguamenti tecnologici dei depuratori urbani (sull’esempio di Mancasale, in provincia di Reggio Emilia), e di quelli delle industrie (es. conserviere)”.

Zamboni vuole anche promuovere misure specifiche volte al trattenimento della risorsa idrica, applicando le direttive comunitarie sulle nature based solutions, che incentivino anche la ricarica della falda attraverso nuove politiche di gestione dei canali irrigui dell’alta pianura, da invasare nei periodi non irrigui per favorire la dispersione nel sottosuolo con rimpinguamento delle falde; politiche di riutilizzo delle depressioni di ex cava per invasare in periodi di morbida le acque superficiali a fini irrigui e contemporaneamente favorire l’infiltrazione nel sottosuolo con rimpinguamento delle falde.

Per la capogruppo di Europa Verde è arrivato il momento di fare “politiche di sviluppo della Ricarica Artificiale Controllata (detta MAR), sull’esempio di quanto realizzato sulla conoide del fiume Marecchia (RN), al fine di immagazzinare risorse idriche da utilizzare nei periodi siccitosi, invasare acque di processo certificate idonee o conformi e favorire la dispersione nel sottosuolo con rimpinguamento delle falde”.

Tra gli altri obiettivi ci sono la desigillazione dei suoli per favorire l’infiltrazione dell’acqua piovana; creare aree di bioritenzione (Rain Garden RG), ovvero superfici vegetate ad elevata permeabilità dotate di depressione per l’accumulo dei deflussi dalle superfici impermeabili circostanti (strade, marciapiedi, tetti), la diffusione del modello di “città spugna”, con interventi decentralizzati su piccola scala, coordinati tra loro e la revisione strutturale della rete irrigua a partire dalla bassa pianura, sostituendo il trasporto superficiale (es. canali) là ove possibile con tubazioni interrate.

L’elenco delle richieste prosegue con la richiesta a sollecitare le multiutility presenti in regione a realizzare interventi rapidi e mirati volti a limitare al minimo le perdite nella rete idrica regionale, a promuovere politiche per la graduale sostituzione delle colture altamente idroesigenti, ad aprire un percorso, in collaborazione con i Comuni e i portatori di interessi presenti sul territorio regionale, che porti a promuovere, anche tramite incentivi, il miglioramento dell’impronta idrica (water footprint) del settore produttivo agro-zootecnico, e a promuovere, d’intesa con Anci e le amministrazioni locali, l’inserimento in tutti i piani attuativi e regolamenti edilizi comunali – relativamente ai nuovi insediamenti o alla ristrutturazione di quelli
esistenti – dell’obbligo di adozione di specifiche misure volte al risparmio idrico, come ad esempio”.

Tra gli obiettivi ci sono anche l’adozione di dispositivi idonei ad assicurare una significativa riduzione del consumo di acqua proveniente dall’acquedotto comunale, la raccolta sulle coperture degli edifici e utilizzo delle acque meteoriche attraverso canali di gronda impermeabili atti a convogliare le acque meteoriche nei pluviali e nel sistema di raccolta (cisterne, vasche) per l’irrigazione del verde di pertinenza, la pulizia degli spazi pertinenziali interni ed esterni, e per gli usi non alimentari ma sanitari consentiti all’interno delle abitazioni (alimentazione delle cassette di acque di scarico; lavatrici; impianti di riscaldamento centralizzati; impianti di irrigazione giardini; sistemi di climatizzazione), e la realizzazione di una rete di piccoli bacini idrici (utilizzando anche il sedime di ex cave adatte allo scopo), su cui installare impianti fotovoltaici flottanti in modo da ottenere elettricità da fonte rinnovabile e ostacolare l’evaporazione dell’acqua.

(Luca Molinari)

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