Il Consiglio comunale di Poviglio (Re) avrebbe approvato nel 2011 alcune varianti al Psc-Poc e Rue, attraverso le quali, tra l’altro, sarebbe stata trasformata “da agricola a industriale” un’area, di proprietà di una società, che avrebbe dovuto essere delimitata al proprio interno, secondo le schede urbanistiche, “a sud, ovest e nord da una fascia profonda 15 metri a verde alberato e, nel lato sud, da una ulteriore fascia profonda altri 20 metri quale verde privato permeabile”.
A segnalarlo sono due consiglieri della Lega nord, Gabriele Delmonte e Fabio Rainieri, in un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale, in cui riferiscono che “nella primavera 2013 buona parte del lato ovest dell’area” sarebbe stato “coperto a compattato, mentre gran parte dell’area a nord e a est (circa 4500 metri quadrati)” sarebbe stata “pavimentata con massetto di calcestruzzo di spessore ben superiore a 40 centimetri con tanto di rete elettrosaldata”. “Tutto questo – scrivono i consiglieri – senza alcuna autorizzazione, concessione o comunque segnalazione”.
“Dall’estate 2013, inoltre, queste aree pavimentate sarebbero state utilizzate – secondo i firmatari, che allegano la documentazione fotografica – come deposito di tonnellate di legna e derivati da scarti, ramaglie, potature di materiale legnoso” e, “sul posto, sarebbe in funzione un biotrituratore che lavora questo materiale producendo fumi e rumori”.
La situazione sarebbe stata segnalata al sindaco e all’ufficio tecnico da diversi abitanti della zona, ritenendolo un “abuso edilizio”, e, per “sanare, pur tardivamente, l’abuso”, la società proprietaria avrebbe notificato l’intenzione, con una Scia (segnalazione certificata inizio attività) del 26 novembre 2013, “di effettuare uno sbancamento del terreno con sabbia, ghiaia e compattato”, nonostante, “in realtà, la pavimentazione fosse già stata stesa 4 mesi prima in calcestruzzo”.
Di qui ha inizio una serie di passaggi e rimpalli tra l’ufficio tecnico, la società e una consigliera comunale, che avrebbe chiesto chiarimenti sulla valutazione della situazione dell’area. L’ufficio tecnico comunale – si legge nel testo – avrebbe risposto sostenendo, in sostanza, che la legge regionale 15/2003 prevede “la possibilità di libera realizzazione, senza titolo edilizio abilitativo” di una pavimentazione come quella in esame e che gli interventi eseguiti, privi comunque di volumetria edilizia, ricadono su un’area non soggetta a vincoli di inedificabilità sulla quale è fatta salva l’attività edilizia libera, in attesa dell’ approvazione dello strumento urbanistico a cui la stessa è assoggettata”.
Ma questa risposta – secondo i consiglieri – sarebbe stata contestata nel merito da un noto professionista, che avrebbe infine sottolineato: “Le norme sono talmente chiare che il sostenere il contrario a mio avviso evidenzia una volontà di favore nei confronti di chi ha omesso i dovuti interventi repressivi”.
Delmonte e Rainieri chiedono quindi alla Giunta se l’intervento realizzato in quell’area sia conforme alla normativa regionale, se sia sanabile con una Scia la pavimentazione in calcestruzzo ampia oltre 4.500 metri quadrati, realizzata in un’area non ancora oggetto di un Pua definitivamente approvato e senza che siano stati presentati e approvati i conseguenti progetti edilizi, e se ritenga che il Comune di Poviglio abbia ottemperato i propri obblighi e poteri di controllo in materia urbanistica. (AC)