Semaforo verde per la fusione dei Comuni di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto, in provincia di Reggio Emilia. La commissione Bilancio affari generali e istituzionali, presieduta da Massimiliano Pompignoli, ha dato il via libera al progetto di legge predisposto dalla Giunta regionale che istituisce un nuovo Comune unico tramite la fusione degli attuali quattro nell’Alto Appennino reggiano (favorevoli Pd, Sel, Aer; astenuti Ln, M5s, Fi).
Il percorso di fusione, avviato nella scorsa legislatura dopo il via libera iniziale al progetto dei rispettivi Consigli comunali e rimasto fermo a causa dell’anticipato scioglimento dell’Assemblea legislativa, è ripreso oggi in I commissione con un nuovo progetto di legge e grazie ad un percorso più snello previsto dalle ‘Norme di salvaguardia per i progetti di legge di fusione decaduti a fine legislatura’ (art.13 bis L.r. 24/1996 introdotto nell’ultima Legge Finanziaria L.r. 17/2014).
Proprio il percorso “accelerato” previsto dalla norma di salvaguardia che – come ha precisato Emma Petitti, assessore al Bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità – consente di mantenere validi tutti i documenti preliminari precedentemente approntati per le fusioni già avviate (oltre a quella reggiana c’è anche quella tra Granaglione e Porretta Terme nel bolognese), è stata oggetto di obiezioni sollevate dai consiglieri di opposizione Stefano Bargi (Ln), Galeazzo Bignami (Fi) e Andrea Bertani (M5s). Tutti concordi nel considerare necessario il pronunciamento della Consulta di garanzia statutaria sulla “legittimità” di una norma che a loro avviso sembrerebbe in contrasto con lo Statuto regionale, laddove prevede la decadenza a fine legislatura di tutti progetti di legge esclusi quelli di iniziativa popolare. Richiesta accolta dal presidente Pompignoli che ha messo ai voti il progetto di legge facendosi carico di sollecitare la risposta della Consulta prima che l’Aula si pronunci sul provvedimento. La commissione, pertanto, si riconvocherà lunedì prossimo, 2 marzo, anche per apprendere il parere dell’organismo di garanzia statutaria.
Il progetto di legge per la fusione dei quattro Comuni reggiani, infatti, di cui sono stati nominati relatori Ottavia Soncini (Pd) e Stefano Bargi (Ln), rispettivamente di maggioranza e di minoranza, sarà presumibilmente all’ordine del giorno della prossima seduta dell’Assemblea legislativa, il 3 marzo. E in quell’occasione si voterà la proposta di indizione del referendum consultivo delle popolazioni residenti, il cui esito rappresenta un passaggio importante che precede il definitivo pronunciamento dell’Assemblea legislativa sull’istituzione o meno del nuovo Comune unico a partire dal primo gennaio 2016.
L’assessore Petitti ha ribadito la volontà della Giunta di favorire i processi di fusione, “in forte continuità” con quanto fatto dal precedente esecutivo regionale. Con questo testo -ha detto – “si riparte, accogliendo una precisa richiesta dei sindaci” e c’è l’impegno “di mettere in campo tutto ciò che è possibile per non precludere a queste comunità le opportunità che erano state date, compreso il sostegno economico, malgrado la criticità di questa fase”. L’assessore ha anche ricordato la necessità che il percorso segua un iter “stringente, affinché si possa tenere il referendum prima dell’estate. C’è tempo fino a fine marzo per i passaggi formali necessari alla sua indizione”.
Nel dibattito, Bargi (Ln) ha sollevato perplessità sull’iter seguito, reclamato la necessità di maggiori dettagli sul progetto di fusione e ha quindi sollevato il problema di “correttezza della procedura” e ammissibilità delle norme di salvaguardia. Di qui, appunto, la richiesta di un parere alla Consulta di garanzia statutaria.
Per Paolo Calvano (Pd) è noto a tutti i consiglieri che il progetto di legge “era già arrivato ad un livello molto avanzato e non ci sono elementi per dire che sia cambiato qualcosa nelle amministrazioni coinvolte. La volontà dei sindaci- ha sottolineato- è molto chiara e non si fa un servizio a quelle comunità ritardando il processo”.
Silvia Piccinini (M5s) ha sottolineato a sua volta la necessità di un approfondimento sul progetto e così il collega di gruppo Andrea Bertani che, come Bargi, ha ribadito anche l’esistenza “di un problema di metodo”, appoggiando la richiesta di un parere alla Consulta di garanzia statutaria.
Da Galeazzo Bignami (Fi) “nessuna preclusione” sul progetto di fusione in questione ma, come già aveva preannunciato, perplessità sulla “legittimità” della norma di salvaguardia che consente una procedura che “apparirebbe in contrasto con lo Statuto regionale”. Ecco quindi la richiesta del parere alla Consulta.
Per Igor Taruffi (Sel) il progetto “deve andare avanti”. La norma che consente di riavviare l’iter dal punto in cui si era arrivati “è stata introdotta nello spirito di salvaguardare il lavoro fatto dai Consigli comunali che hanno votato il progetto allo scopo di evitare che le comunità dovessero ripartire da capo per raggiungere un obiettivo al quale stanno lavorando da anni”.
Anche ad avviso di Roberto Poli (Pd) fermare l’iter produrrebbe “un ritardo poco comprensibile perché l’Assemblea deve agire al servizio della comunità”. Il percorso avviato rappresenta “una risposta alle esigenze manifestate dai sindaci e sarebbe sbagliato fermare il processo. Processo sul quale- ha detto- la garanzia più forte è rappresentata dal fatto che i cittadini si esprimono con il referendum”.
Ottavia Soncini (Pd) ha ricordato che la fusione rientra in “una strategia di rilancio del territorio che vede da tempo i Comuni coinvolti lavorare in forme associate. È importante stare dalla parte di chi vede le nuove sfide del futuro”.
Per Gian Luigi Molinari (Pd) “ben vengano le richieste di approfondimento alla Consulta”, mentre in particolare sulle fusioni in atto ha ricordato che si tratta di processi “che comportano assunzioni di responsabilità da parte degli amministratori locali, scelte che nei Comuni non vengono affrontate con leggerezza e pertanto non sarebbe corretto da parte della Regione porre dei freni”.
Cosa prevede il progetto di legge
In caso di fusione, il nuovo Comune unico avrebbe una popolazione di circa 4.500 abitanti e una superficie di 257 Km quadrati. Secondo la proposta di legge, il nuovo ente, a decorrere dal primo gennaio 2016, riceverebbe dalla Regione un contributo costante annuale di 247 mila e 500 euro per quindici anni. In aggiunta, riceverebbe un contributo straordinario in conto capitale di 200 mila euro all’anno per un triennio.
(is)