In commissione Bilancio, affari generali e istituzionali è cominciato il dibattito sui progetti di legge che intervengono sui costi della politica. Identificato come testo-base quello presentato il 23 gennaio da numerosi consiglieri di maggioranza – primi firmatari Paolo Calvano, Pd, e Igor Taruffi, Sel – e nominato il relatore, Giuseppe Boschini, Pd, è stato lo stesso Boschini a illustrare i contenuti principali del provvedimento.
IL ‘TESTO BASE’ PD-SEL: TAGLI PER 8 MILIONI NELLA LEGISLATURA – Riduzione del 16% dell’indennità di carica dei consiglieri regionali e proporzionale riduzione delle altre indennità e del rimborso spese (circa 1.400 euro lordi al mese per il consigliere “semplice”, circa 800.000 euro di risparmio annuo); azzeramento del budget per il funzionamento dei Gruppi (300.000 euro annui); cancellazione dell’indennità di fine mandato per i consiglieri (470.000 euro annui); nuova definizione dei contratti da applicare al personale dei Gruppi e precisa indicazione dei beni e servizi messi a disposizione. Ecco i punti in cui si articola il progetto di legge, con l’obiettivo di pervenire a un risparmio complessivo di 8 milioni di euro nel corso dei cinque di legislatura. In sintesi, secondo questa proposta di legge la riduzione dell’indennità di carica lorda dei consiglieri regionali passerebbe dagli attuali 6.104 euro a 5.104 euro mensili.
Il testo è costituito da 21 articoli e si pone con efficacia retroattiva, a partire dall’inizio della presente legislatura, intervenendo con numerose modifiche ad alcune leggi regionali: in particolare, la L.r. 42/1995 (trattamento indennitario dei consiglieri), la L.r. 11/2013 (Testo unico sul funzionamento e l’organizzazione dell’Assemblea legislativa), la L.r. 18/2012 (istituzione e compiti del Collegio regionale dei revisori dei conti). Già nella scorsa legislatura, è scritto nella relazione di accompagnamento, il legislatore regionale è intervenuto in varie occasioni per la riduzione dei costi dell’Assemblea e in prosecuzione del lavoro dell’Ufficio di presidenza uscente. In continuità con quelle azioni, oggi, ha detto Boschini, “ci si propone di mandare un altro segnale di sobrietà e trasparenza”. E nell’annunciare la presentazione di alcuni emendamenti di maggioranza, auspicando che sul voto finale si manifesti “la più ampia convergenza dell’Assemblea”, il relatore ha fatto capire che si intende intervenire su una quarta legge regionale, la L.r. 43/2001, che disciplina l’organizzazione dei rapporti di lavoro all’interno della Regione (i cosiddetti “ex articolo 63”). Di certo, la maggioranza si sente impegnata a garantire “un certo riequilibrio nel personale a disposizione dei Gruppi più piccoli, quelli composti da uno e due consiglieri”.
IL PROGETTO DI LEGGE M5S: ABOLIZIONE RETROATTIVA DEI VITALIZI – Per un’indennità di carica ridotta a 5 mila euro mensili lordi, senza indennità aggiuntive, l’abolizione delle indennità di fine mandato, l’abolizione dei vitalizi con effetto retroattivo e la cancellazione dei contributi per il funzionamento dei Gruppi, è stato presentato il 16 gennaio un altro progetto di legge, sottoscritto dai cinque consiglieri del Movimento 5 stelle – prima firmataria Giulia Gibertoni. Un progetto – scrivono i consiglieri – “volto ad abolire privilegi ritenuti ingiusti sia dai proponenti che dalla stragrande maggioranza dei cittadini, anche tenuto conto della situazione economica in cui viviamo, dimostrando, con i fatti, che abolire i privilegi si può”.
Il testo introduce il principio di retroattività delle disposizioni relative ai vitalizi, considerati non rientranti tra quelli “immutabili anche di fronte a eventuali modificazioni legislative successive”; a sostegno di questa proposta normativa, viene citato il parere di Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, secondo cui il legislatore ordinario può emanare norme retroattive, “purché trovino adeguata giustificazione sul piano della ragionevolezza e non si pongono in contrasto con altri valori o interessi costituzionalmente protetti”. I risparmi così conseguiti dovrebbero essere indirizzati alla costruzione di un fondo per il credito alle piccole e medie imprese di questa regione.
IL PROGETTO DI LEGGE POPOLARE – Al testo-base è stato abbinato un terzo, breve documento d’argomento simile: si tratta di un progetto di legge d’iniziativa popolare, costituito da soli due articoli, che intende abrogare gli istituti dell’assegno vitalizio e dell’indennità di fine mandato degli eletti alla carica di consigliere regionale.
IL DIBATTITO: “CONDIVISA L’URGENZA DI APPROVARE NUOVE NORME” – “ESAME ATTENTO DEGLI EMENDAMENTI E DEL TRATTAMENTO PENSIONISTICO”
Dopo l’illustrazione del relatore, si è aperta la fase della discussione generale.
Piergiovanni Alleva (Altra Emilia-Romagna) ha dato atto della sensibilità della maggioranza per tutelare i Gruppi più piccoli, ma restano i dubbi sulla natura dei contratti di lavoro effettivamente sottoscrivibili. Il consigliere ha poi manifestato la sua contrarietà su un punto definito di “giustizia sostanziale”: quello che riguarda il trattamento pensionistico dei consiglieri regionali, “dove si rischia di produrre una ingiustificata differenza fra chi già lavorava e può godere dell’istituto dell’aspettativa, e chi non può disporne. La previdenza complementare può essere una soluzione”, ha concluso Alleva, “ma il suo impatto finanziario è difficilmente quantificabile”.
Matteo Rancan (Lega nord) ha lamentato il fatto che la maggioranza abbia anticipato l’intenzione di presentare numerosi emendamenti al suo stesso progetto di legge, volendo arrivare in Aula al più presto, “ma perché questo possa accadere, gli emendamenti di maggioranza dovranno al più presto essere messi a disposizione delle minoranze, così da consentire una valutazione puntuale e l’eventuale presentazione di propri documenti”.
D’accordo con Alleva sulla discriminazione di chi non può godere dell’aspettativa, Andrea Bertani (Movimento 5 stelle) ha tuttavia messo in guardia dai possibili abusi e dai costi che ne possono derivare. Il consigliere ha poi chiesto di “non delegare all’Ufficio di Presidenza troppi margini interpretativi sulla concretizzazione delle nuove norme”, e invitato a “non accantonare una questione dirimente: questi risparmi dovrebbero finanziare un fondo per il credito alle piccole e medie imprese”.
Paolo Calvano (Partito democratico) ha ricordato come in queste settimane si sia svolto “un fitto confronto fra i capigruppo, nella totale condivisione di quanto questo provvedimento sia necessario e urgente, per consentire una piena funzionalità all’Assemblea e ai Gruppi”. L’obiettivo sarebbe quello di “ultimare il confronto in commissione la prossima settimana e iscrivere l’oggetto in Aula il 10 marzo”. Accogliendo la sollecitazione di Alleva sulla previdenza integrativa, il capogruppo Pd si è detto disponibile ad approfondire la questione “purché l’effetto sul provvedimento non scenda sotto i 7 milioni di risparmi conseguiti nel corso della legislatura”.
Necessità di chiarire bene vari aspetti, nei loro concreti effetti, è stata manifestata da Stefano Bargi (Lega nord), secondo cui la volontà di produrre un significativo risparmio sarebbe raggiungibile “con il taglio del numero dei consiglieri regionali. Restano punti controversi, da studiare attentamente, nell’ambito delle spese di funzionamento e dei beni e servizi forniti ai Gruppi”.
Infine, Igor Taruffi (Sinistra ecologia e libertà) ha convenuto sul fatto che si stiano discutendo questioni delicate, da valutare con attenzione, “ma senza dimenticare che l’avvio della legislatura è stato singolarmente complicato” e, soprattutto, “la questione del personale dei Gruppi è decisiva per metterli nella condizione di lavorare”; perciò ha auspicato che la commissione “esamini il progetto di legge, lo corregga e integri, ma con l’urgenza che tutti dicono necessaria”.
(rg)