Impedire “a soggetti in condizioni personali e psicofisiche non adeguate di svolgere attività lavorativa a contatto con persone ricoverate presso strutture sanitarie e/o sociosanitarie, come invece avvenuto nel recente caso riportato dai media locali”.
Il consigliere Michele Facci (Gruppo misto) al question time chiede alla Regione “quali siano le modalità di controllo e vigilanza effettuate ai sensi degli artt. 35 e 36 della legge regionale 2 del 2003” che definisce le norme per il sistema sistema integrato della Regione e degli Enti locali con il concorso dei soggetti della cooperazione sociale, dell’associazionismo di promozione sociale e del volontariato, delle Aziende Pubbliche dei Servizi alla Persona, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, delle fondazioni, degli Enti di Patronato e privati.
Secondo la legge, ricorda il consigliere, “è l’Azienda USL a svolgere insieme al Comune di pertinenza la vigilanza e il controllo sui servizi e sulle strutture socioassistenziali”. Facci, poi, ricorda il recente fatto di cronaca che ha visto l’arresto del dipendente di una struttura per anziani nell’area metropolitana di Bologna. L’uomo è accusato dalla procura di aver abusato di alcune
donne anziane e malate, approfittando del loro stato fisico e mentale. Secondo il consigliere, “il fatto grave e deplorevole, rilevante in questa sede amministrativa, non è tanto l’episodio in sé (pure aberrante), bensì la presenza di una persona definita “affetto da una patologia psichiatrica e con vari precedenti per lesioni e maltrattamenti” (così il quotidiano Repubblica, ed. Bologna, 26/3/2024) quale dipendente di una struttura socio-assistenziale, senza che tale stato personale sia stato previamente valutato quale evidente causa ostativa a garantire la sicurezza alle persone ospitate nella struttura, secondo le specifiche finalità della legge regionale, oltre che dei fondamentali e generali precetti normativi”.
L’assessore al Welfare, Igor Taruffi, ha risposto che è la Regione a rilasciare le autorizzazioni al funzionamento, anche enti e Comuni. “Per aprire un’attività servono autorizzazioni, l’accreditamento, invece, garantisce la qualità. La delibera del 2009 fissa i requisiti per l’assistenza domiciliare, le case di residenza, i centri socioriabilitativi. Pubblico e privato, per poter operare, devono esser accreditati. Tra i requisiti richiesti c’è anche quello della protezione dei cittadini da ogni forma di abuso. Il gestore deve spiegare in quale modo seleziona il personale, attraverso criteri di selezione basati sul possesso di certi requisiti. La Regione prevede sanzioni per le violazioni e se ci sono i presupposti si può arrivare alla revoca dell’autorizzazione”.
Facci, replicando, ha scandito che “il problema sono i controlli perché, spesso, dopo aver concesso l’accreditamento non ci si preoccupa più. Per la selezione del personale, la Regione, che delega Asl ed altri enti a occuparsi della materia, ha previsto controlli costanti per impedire queste aberrazioni? Quella persona aveva problemi psichiatrici e precedenti per maltrattamenti. E’ una vergogna che si sia permesso questo. Chiederò gli atti dei rendiconti previsti dalla legge regionale”.
(Gianfranco Salvatori)