Il Laboratorio unico metropolitano di Bologna, “il centro di analisi più grande d’Italia”, rischia di “non poter garantire una corretta erogazione dei servizi, poiché mancherebbero i tecnici sanitari di laboratorio biomedico necessari a sostenere l’immensa mole” di lavoro, e ciò avviene “in seguito alla conclusione del progetto di riorganizzazione che sarebbe previsto per fine di marzo 2015”.
A sollevare il caso è Galeazzo Bignami (Fi), in una interrogazione alla Giunta in cui spiega come “l’Ausl di Bologna avrebbe preso l’impegno di mantenere la dotazione organizza di 100 tecnici di laboratorio biomedico” ma poi “non avrebbe mantenuto l’impegno, e infatti risultano dimessi dal servizio a vario titolo 13 tecnici di laboratorio biomedico”. Secondo il consigliere, la carenza di tecnici non solo “aumenterebbe il rischio di incorrere nel classico ‘scambio di provetta’”, ma inoltre “eleverebbe in modo esponenziale i carichi di lavoro connessi ad un abbassamento significativo dei livelli qualitativi delle prestazioni diagnostiche, con un potenziale aumento dei rischi per i pazienti e per gli operatori professionali”. E soprattutto, avverte Bignami, “le urgenze non potrebbero essere garantite e vi sarebbe il rischio che gli altri esami subiscano una validazione tecnica potenzialmente sfalsata”.
Il consigliere chiede quindi all’esecutivo regionale di chiarire se “l’Ausl non ritenga necessario rivedere il piano di riorganizzazione del personale al fine di garantire una corretta erogazione del servizio, e la piena operatività del laboratorio medesimo, anche in seguito ai costi sostenuti per la realizzazione della struttura”.