Governo locale e legalità

FUSIONE COMUNI. GRANAGLIONE-PORRETTA (BO), SLITTA A DOMANI VOTO SU REFERENDUM. CONFRONTO IN AULA: “SEMPLIFICAZIONE E SVILUPPO” – “TROPPI PROBLEMI IRRISOLTI”

FUSIONE COMUNI. GRANAGLIONE-PORRETTA (BO), SLITTA A DOMANI VOTO SU REFERENDUM. CONFRONTO IN AULA: “SEMPLIFICAZIONE E SVILUPPO” – “TROPPI PROBLEMI IRRISOLTI”

Slitta a domani mattina il voto dell’Assemblea legislativa regionale sull’indizione del referendum consultivo sulla fusione dei Comuni di Porretta Terme e Granaglione, nell’Appennino bolognese. Se il voto dell’Aula sarà favorevole, l’iter di approvazione del progetto di legge che istituisce il nuovo comune unico verrà sospeso in attesa dell’esito della consultazione popolare, in caso contrario è prevista la decadenza del progetto stesso. Sul progetto di fusione, intanto, è stato anche presentato un ordine del giorno – a firma Igor Taruffi (Sel), Paolo Calvano (Pd), Giulia Gibertoni (M5s) Piergiovanni Alleva (Altra ER) – che invita i due Consigli comunali a procedere entro il 46^ giorno precedente la data di svolgimento del referendum ad aggiornare la documentazione a suo tempo allegata alla delibera del Consiglio comunale di Porretta che chiedeva alla Regione l’avvio dell’iter di fusione. Nel documento si invitano anche i due Consigli comunali, entro lo stesso termine, a stipulare un accordo di programma con Atersir sulla gestione del servizio idrico del futuro Comune unico, come previsto nel progetto di legge licenziato dalla commissione.

Diverse le posizioni in Aula sull’opportunità di proseguire con la consultazione.

Favorevole il relatore di maggioranza, Igor Taruffi (Sel). “Quello della fusione- ha ricordato- è un percorso che viene da lontano. Risale al 2009 l’Unione alla quale hanno aderito Granaglione e Porretta Terme avviando da allora la gestione associata di alcuni servizi e funzioni”. Si tratta “di una strada importante per il rilancio del territorio, il primo passo di un percorso di riordino istituzionale che vedrà protagonisti anche altri Comuni nei prossimi anni”. Come era stato chiesto “dal sindaco di Granaglione- ha ricordato- il progetto di legge per l’istituzione del Comune unico prevede la possibilità per il nuovo ente di salvaguardare la gestione diretta dei servizi idrici. Grazie all’inserimento nel disegno di legge del richiamo all’applicazione, per il Comune nato dalla fusione, delle disposizioni contenute nella cosiddetta ‘Legge Del Rio’, si evita l’entrata in vigore, entro il 30 settembre prossimo, delle norme contenute nel decreto ‘Sblocca Italia’ che riguardano l’affidamento del servizio idrico al gestore unico”. Norme che farebbero decadere la gestione in forma diretta oggi svolta dal Comune di Granaglione alla quale, aveva spiegato lo stesso sindaco di Granaglione, Giuseppe Nanni, durante un udienza in I Commissione assembleare, la comunità locale non aveva intenzione di rinunciare. Secondo le specifiche previsioni della Legge Del Rio si potrà quindi mantenere la gestione diretta per almeno altri tre anni. Il relatore ha anche spiegato che grazie all’introduzione di una specifica disposizione inserita nel progetto di legge, “il nuovo Comune potrà stipulare, entro il 31 dicembre 2015, con l’Agenzia territoriale per i servizi idrici e i rifiuti dell’Emilia-Romagna (Atersir) uno accordo di programma volto al mantenimento della futura gestione in forma diretta del servizio idrico. La soluzione ai problemi sollevati- ha concluso Taruffi- dimostra la volontà di andare avanti, adesso la parola deve passare ai cittadini”.

Il relatore di minoranza, Galeazzo Bignami (Fi), ha sollevato numerose obiezioni sul testo di legge “colabrodo” licenziato dalla Commissione. Il consigliere ha fatto presente che “gli atti propedeutici al provvedimento, predisposti nella scorsa legislatura e fatti salvi dalla norma regionale di salvaguardia approvata a fine legislatura per le fusioni in corso, sono pieni di errori di calcolo”. Inoltre, a suo avviso “l’accordo di programma cui fa riferimento il progetto di legge sulla base del quale sarebbe salvaguardata la gestione diretta del servizio idrico non servirebbe a nulla”. In base anche ad una risposta sollecitata ad Atersir in proposito, Bignami ha affermato che solo una norma nazionale può risolvere il problema. “Votiamo contro- ha quindi detto riferendosi alla delibera di indizione del referendum- non perché riteniamo che la fusione non porterebbe qualcosa di buono, ma perché con queste premesse spianiamo la strada al ‘no’ e questa sarebbe una sconfitta dell’Assemblea causata da debolezze che si potevano rimediare”.

Per Daniele Marchetti (Ln) l’iter di fusione dei due Comuni, “vincolato da tempi strettissimi, verrà ricordato come un percorso confuso e frettoloso. Le condizioni poste sulla gestione del servizio idrico- ha aggiunto- non sono facilmente risolvibili poiché sono determinate dallo Sblocca Italia e pertanto richiederebbero una azione di tipo parlamentare”. La “volontà dei territori viene al primo posto- ha concluso-  ma siamo contrari all’indizione del referendum perché non vogliamo prendere in giro i cittadini”.

Secondo Roberto Poli (Pd) le critiche sollevate da Bignami “avrebbero ragioni più politiche che altro. Se si considera la fusione un processo importante- ha detto- dobbiamo dire di sì al referendum. In caso contrario, non bisogna nascondersi dietro obiezioni tecniche. Con il percorso fatto si è cercato di affrontare le esigenze di quelle comunità. Sarebbe un errore serio se non si mettesse a disposizione di quei Comuni la possibilità di scegliere il loro futuro”.

Stefano Caliandro (Pd) ha accusato i detrattori della proposta di miopia politica: “Non è serio nascondersi dietro la norma”. La fusione di Porretta e Granaglione “rappresenta l’inizio di un percorso per unire tutta la Valle del Reno, una scommessa grande, e non un vezzo. Una risposta al bisogno non di arrivare primi, ma di garantire qualità sui servizi”.

Giuseppe Paruolo (Pd) ha stigmatizzato la ritrosia di quanti si oppongono al progetto “preferendo accampare delle scuse. La fusione- ha sostenuto- consentirà di fornire risposte efficaci alle richieste dei cittadini che i piccoli Comuni non riescono più a dare. Chi sostiene di dover perseguire l’ottica della semplificazione non può non andare in questa direzione. Si tratta di avere il coraggio di un percorso che vedrà anche passi successivi”.

Silvia Piccinini (M5s), sulla questione della gestione diretta dei servizi idrici, ha ricordato che altri quattro Comuni si trovano nella stessa situazione di Granaglione: “Si tratta di Fiumalbo, Montese, Fanano e Lizzano in Belvedere. Sarebbe auspicabile- ha detto- che la Regione si facesse carico a livello nazionale di questo problema perché le gestioni dirette non siano svendute alle multiutilities”.

Critico Tommaso Foti (Fdi), a parere del quale “ci sono problemi che riguardano la fusione che non saranno messi a posto dal referendum. Pertanto, se si vuol tener conto della valutazione di tutti e due i Comuni sarebbe meglio ricominciare la procedura. La prova dell’esistenza di nodi irrisolti- ha fatto presente- sarebbe nell’ordine del giorno che è stato avanzato: se approvato darà più problemi che soluzioni perché chiunque potrebbe impugnarlo”.

Giorgio Pruccoli (Pd) ha ribadito l’importanza delle fusioni fra amministrazioni comunali “per risolvere il problema degli investimenti, in particolare in opere infrastrutturali, dell’erogazione dei servizi e di spesa corrente, questione che il patto di stabilità determina a carico dei piccoli Comuni, con ricadute pesanti anche sul versante del lavoro”. Nel pieno rispetto dell’autodeterminazione delle comunità locali, “che, peraltro, si sono già ripetutamente espresse, ora la parola deve passare ai cittadini”. Compito degli amministratori locali, in vista del referendum, “sarà di spiegare con chiarezza tutti gli aspetti della fusione, come sarà il nuovo Comune e quali strategie di area vasta potrà perseguire”.

“La nostra linea politica”, ha sottolineato Antonio Mumolo (Pd), “è convintamente a favore delle aggregazioni di area vasta, delle unioni e fusioni di Comuni e, in generale, di tutti gli interventi di riordino istituzionale in grado di generare economie di scala”. La sfida politica “cui dobbiamo rispondere è garantire servizi di qualità con minori risorse, il che significa ridurre i costi amministrativi e tagliare quelli della politica”. Il progetto di fusione in discussione “va chiaramente in questa direzione e consente al nuovo Comune risparmi certi, contributi rilevanti (circa 3,5 milioni di euro) e possibilità di cedere quote del proprio patto di stabilità locale”.

Per Stefano Bargi (Ln) la spinta alle fusioni è di ordine “meramente economico” anche se “la reale portata in termini di risparmi sui costi amministrativi è messa in discussione dalla Corte dei Conti in svariate sue relazioni sullo stato di unioni e fusioni di Comuni”. Il progetto in discussione “è dettato dalla fretta, contiene atti non corretti e, soprattutto, non risolve il problema della gestione diretta del servizio idrico, per la cui soluzione strutturale occorre una revisione della legge nazionale”.

In sede di replica, Igor Taruffi (Sel) ha definito la contrarietà di Fi, Ln e Fdi al progetto di fusione “totalmente ideologica e dettata dall’obiettivo politico di frenare la fusione per garantire piccole rendite di posizione a pochi amministratori locali”. Senza fusione, “il Comune di Granaglione il 1^ ottobre, per effetto della legge Sblocca Italia, perderà la gestione in forma diretta dell’acqua” e chi è contrario alla fusione “evidentemente non comprende o sottostima la complessità e la portata del problema”.

Galeazzo Bignami (Fi), nell’invocare rispetto per il ruolo degli amministratori locali, “eroi senza compenso”, ha sottolineato che “andare a referendum senza aver risolto i problemi significa pregiudicare la fusione”. Infine, ha annunciato la presentazione di una proposta di abrogazione della Consulta di garanzia statutaria, “ente di specchiata inutilità, incapace di esprimersi, nonostante due richieste ufficiali, sulla legittimità del progetto di legge, in tutta evidenza per non esplicitare parere negativo”.

Il sostegno della Giunta al percorso di fusione dei Comuni è stato ribadito in chiusura di dibattito dall’assessore Emma Petitti. “Semplificare e riorganizzare- ha affermato- può aumentare la competitività di quel territorio”. L’assessore ha poi ricordato che “è stato fatto un utile approfondimento sul tema della gestione dell’acqua”, e concluso che, in caso di via libera, “la consultazione popolare si svolgerà entro metà ottobre”.

È poi intervenuto il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che ha ringraziato “per la franchezza del dibattito” ed espresso pubblicamente la sua “solidarietà al consigliere Bignami per l’inaccettabile aggressione di cui è stato vittima”, riferendosi a quanto accaduto domenica scorsa all’esponente di Fi, colpito al volto da una persona nei pressi di un campo Rom.

Bonaccini ha detto che “le fusioni fra Comuni sono consegnate alla volontà dei cittadini: è questo che si potrà verificare tramite il referendum consultivo. La Giunta lavora per il sì alla fusione convinta che l’Italia degli 8 mila Comuni rischia di essere una palla al piede, congelando risorse che vanno liberate per rimettere in moto il Paese”. Il presidente della Giunta ha aggiunto che “dalle realtà che si sono già fuse arriva la conferma che questo meccanismo rappresenta una concreta opportunità”. Inoltre, “nei Comuni della montagna sembra crescere la consapevolezza degli amministratori locali” e Bonaccini si è detto convinto che “per questi territori le fusioni rappresentino una leva cruciale, per impedire lo spopolamento, garantire i servizi alle persone, attrarre investimenti e lavoro”.

 

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