Ambiente e territorio

Acqua, energia, suolo e rifiuti: la commissione discute quattro proposte di legge popolare

Le proposte di legge di iniziativa popolare chiedono di rivedere norme regionali in materia ambientale

Poker di proposte di legge di iniziativa popolare in commissione Territorio e Ambiente. Al centro sono stati posti i temi del consumo di suolo, dell’acqua pubblica, della gestione dei rifiuti e della transizione alle energie rinnovabili. Le proposte sono accomunate dalla forte attenzione all’ambiente e dalla richiesta di rivedere in chiave maggiormente ecologica le leggi regionali in materia attualmente in vigore. “Quella delle leggi di iniziative popolari è una delle possibilità che le nostre norme prevedono per i cittadini”, spiega il Presidente della commissione ricordando come sia compito della commissione occuparsi del tema.

Acqua pubblica

Affermare il ruolo fondamentale della gestione pubblica per il servizio idrico e quello della gestione dei rifiuti, con la partecipazione dei cittadini che ne usufruiscono e dei lavoratori che li producono. Sono le finalità del progetto di legge di iniziativa popolare sulla riorganizzazione del servizio idrico e dei rifiuti che a tal fine chiede di abrogare la legge regionale 23 del 2011 poiché si ritiene che “con la costituzione di un unico Ato (Ambito territoriale ottimale) regionale, abbia teso a rafforzare una logica privatistica nella gestione del servizio idrico e in quello del ciclo dei rifiuti”. “Le scelte vanno fatte al livello più basso possibile, compatibilmente con l’efficienza del servizio, in modo da giungere a decisioni coinvolgenti e partecipative: mantenendo la scelta di avere Ato che si occupano di entrambi questi servizi, riteniamo fondamentale restringere la loro dimensione, arrivando a definire confini non superiori a quelli provinciali”, hanno spiegato i proponenti, puntualizzando inoltre “sui ritardi nell’iter di approvazione di questa proposta di legge”. Ad integrazione del pdl sono stati presentati tre emendamenti, poiché la Consulta di garanzia statutaria aveva cassato il testo originario. Il primo riguarda la predisposizione dei criteri per comporre i bilanci, il secondo l’istituzione di un fondo di garanzia per intervenire a scadenza delle concessioni, il terzo l’istituzione di un fondo solidarietà internazionale per garantire acqua a tutti gli abitanti del pianeta.

Energie rinnovabili: 100% green entro il 2035

Entro il 2035 tutta l’energia consumata in Emilia-Romagna dovrà provenire da fonti rinnovabili. Entro il 2030 ci dovrà essere un taglio del 32% dei consumi rispetto al 2008 e una riduzione del 55% dell’emissione di anidride carbonica. A fissare questi obiettivi e prevedere le modalità per raggiungerli, è la proposta di legge di iniziativa popolare “Norme per la transizione energetica ad energie rinnovabili, la riduzione dei consumi energetici, l’azzeramento delle emissioni climalteranti e l’autonomia energetica regionale e dei territori”. Il progetto di legge è composto da 11 articoli e chiede che Regione, Unioni di Comuni e Comuni redigano una piano di programmazione per il passaggio al green e la riduzione dei consumi e mettano in campo precise modalità per raggiungere questi obiettivi. È previsto anche un costante monitoraggio del raggiungimento o meno degli obiettivi e momenti di bilancio dell’efficacia di quanto fatto. “Il principio ispiratore di questa proposta di legge regionale che è in armonia con tutte le normative vigenti regionali, nazionali ed europee”, spiegano i promotori che ricordano come ora il 50% dell’energia che consumiamo è termica, il 30% è legata ai trasporti quindi diesel e benzina. Per i promotori del progetto di legge la grande transizione energetica passa attraverso le famiglie che vanno accompagnate sulla via della transizione energetica, da un lato riducendo i consumi, dall’altra con un’elettrificazione da fonte rinnovabile.

Gestione rifiuti: forte riduzione di quelli non riciclati entro il 2027 

Giungere, al 2027, a una produzione pro capite/anno di rifiuti non riciclati inferiore ai 100 kg; arrivare all’80 per cento di riciclaggio di materia e all’85 per cento di raccolta differenziata; individuare soluzioni alternative all’incenerimento, responsabile della produzione di gas climalterante. Sono alcuni degli obiettivi fissati dalla proposta di legge di iniziativa popolare “Disposizioni per la riduzione dell’impronta ecologica e modifica della legge regionale 5 ottobre 2015 n.16”, che mira anche a modificare significativamente le attuali norme regionali in tema di economia circolare. Partendo dalla constatazione che attualmente si stanno utilizzando più risorse di quelle che il pianeta mette a disposizione, la proposta introduce meccanismi premianti per la qualità delle raccolte differenziate, precisa e definisce i criteri per la tariffazione puntuale, mette i Comuni al centro dei processi decisionali sulla gestione dei rifiuti, promuove e incentiva il compostaggio di piccola scala. “Si tratta della continuazione di un percorso che portò già al varo della legge regionale sull’economia circolare – spiegano i promotori -. Oggi è necessario superare il criterio legato alla percentuale di raccolta differenziata, sostituendolo con quello di massima riduzione degli scarti. Il tema si sposta sulla qualità della raccolta differenziata, promuovendo le pratiche migliori di riuso, riduzione e riciclo: per questo si tratta di una proposta che può funzionare autonomamente, anche senza finanziamenti. La proposta mira anche alla creazione di un Consorzio obbligatorio regionale di tutte le imprese che producono rifiuti trattati negli impianti regionali, che si sostiene mediante un fondo alimentato da una quota sociale pari al 30% dei costi di smaltimento. Fondo che servirà ad accompagnare le imprese verso una riconversione produttiva e un uso sostenibile delle risorse”.

Consumo del suolo: mappa degli edifici sfitti per bloccare le nuove costruzioni

Arrestare (e non solo limitarlo come prevede l’attuale legge regionale) il consumo di suolo, obbligare i Comuni al censimento degli alloggi sfitti in modo da utilizzarli evitando così nuove costruzioni, prevedere incentivi per i Comuni e gli Enti Locali che attuano politiche di tutela del suolo, stabilire che le risorse provenienti dagli oneri di urbanizzazione non possano essere utilizzate per opere che consumano suolo, divieto di interventi edificatori nelle aree agricole e nelle zone classificate a rischio di dissesto idrogeologico. “Il suolo -spiegano i promotori- è un bene da tutelare, è un ecosistema capace di fornire servizi indispensabili all’uomo: il suolo vergine assorbe carbonio, trattiene l’acqua ed è in grado di fornire cibo agli essere viventi. Per questo bisogna tutelare questo ecosistema ed evitare di perdere il suolo naturale perché quello su cui si è costruito non è più in grado di garantire i servizi di cui abbiamo bisogno: questa legge vuole modificare la legge regionale del 2017 sul consumo di suolo, in primo luogo vietando nuove proroghe ai tempi in cui i Comuni devono applicare questa legge che a forza di proroghe è stata di fatto svuotata”.

(Lucia Paci, Brigida Miranda e Luca Molinari)

La comunicazione istituzionale del Servizio informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 12 aprile 2024 è soggetta alle disposizioni in materia di “par condicio” (legge 28/2000)

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