Si amplia l’ambito d’intervento e quindi il ruolo della Consigliera di Parità regionale a tutela delle donne che subiscono molestie.
Lo stabilisce una sentenza innovativa del 25 giugno 2024 del Giudice della Sezione Lavoro di un Tribunale dell’Emilia-Romagna illustrata oggi nel corso di una conferenza stampa dalla Consigliere regionale di Parità dell’Emilia-Romagna, Sonia Alvisi.
Alla base della sentenza, un caso affrontato a seguito della segnalazione e della richiesta di intervento formulata alla Consigliera di Parità da parte di Amleta (associazione di promozione sociale costituita allo scopo di contrastare la disparità e la violenza di genere), che nasce dalla denuncia di alcune attrici che sarebbero state vittime di sistematiche gravi molestie sessuali sia in occasione di provini sia durante un corso di specializzazione professionale da parte di un regista e docente.
“Il Tribunale, all’esito di una complessa attività istruttoria, ha accertato che le molestie sessuali ‘in quanto comportamento contrario al principio di parità di trattamento tra uomini e donne‘ e classificabili come discriminazioni dall’art. 26 c.2 del Codice delle Pari Opportunità, si erano verificate all’interno di un ambiente lavorativo nel quale non era stato esercitato un adeguato controllo e un’appropriata vigilanza sulle dinamiche distorte poste in essere dal regista e docente”, spiega la consigliera di Parità Sonia Alvisi. “La pronuncia di primo grado – aggiunge – costituisce un precedente importante, in quanto prevede che la tutela antidiscriminatoria debba essere assicurata anche in assenza di un rapporto di lavoro, estendendosi l’ambito applicativo del Codice delle Pari Opportunità anche ‘ai canali di accesso al lavoro e alla formazione professionale‘”.
Nello specifico il Giudice ha individuato le misure necessarie alla rimozione degli effetti della discriminazione accertata anche al fine di evitare “il verificarsi di condotte discriminatorie analoghe in futuro”, fra le quali: “l’istituzione di programmi di formazione rivolti a tutte le operatrici e gli operatori funzionali alla prevenzione della violenza e delle molestie, che prevedano obiettivi misurabili”; la “previsione di misure a protezione delle vittime, dei testimoni, degli informatori contro la vittimizzazione e le ritorsioni”; l’istituzione di “canali di segnalazione con modalità sicure e riservate di casi di molestie e violenze durante le prove”; l’adeguamento del Documento di Valutazione dei Rischi “con previsione di misure di prevenzione e sicurezza sul tema delle molestie e molestie sessuali”.
Alla Consigliera di Parità fa eco Cinzia Spanò, presidente della Associazione Amleta: “Siamo di fronte a una sentenza importantissima per le attrici e tutte le lavoratrici del mondo dello spettacolo. Un precedente che speriamo spinga tutti i teatri a prevedere azioni di prevenzione e di contrasto alle molestie e alla violenza sessuale e mettere noi attrici nelle condizioni di poter lavorare serenamente. Un’azione frutto di una rete di donne e una collaborazione che darà anche ulteriore fiducia alle attrici che vogliono denunciare. Amleta ringrazia la Consigliera di Parità Sonia Alvisi e il suo ufficio legale ed estende i ringraziamenti alle avvocate di Differenza Donna e soprattutto alle attrici che hanno deciso di scrivere alla nostra mail per denunciare e testimoniare le violenze di cui sono state vittime”.
Di “sentenza storica” parla anche l’avvocata Teresa Manente di Differenza Donna: “La pronuncia del Giudice rappresenta un vero e proprio salto in avanti di civiltà contro la violenza sulle donne. Per la prima volta in Italia viene riconosciuta la responsabilità delle molestie sessuali nei teatri anche a chi doveva prevenirle e impedirle. Una sentenza epocale ottenuta grazie alla collaborazione delle associazioni Amleta e Differenza Donna e della Consigliera di Parità regionale Sonia Alvisi, che ha portato avanti con competenza, professionalità e coraggio questa azione collettiva. Una sentenza che ci fa sperare in un reale cambiamento culturale, dato che riconosce e condanna le discriminazioni contro le donne di cui le molestie sessuali sono espressione”.
In questo percorso la Consigliera di Parità ha chiesto il supporto delle avvocate iscritte nella short-list dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, in qualità di esperte in diritto del lavoro e diritto antidiscriminatorio, Antonella Gavaudan e Sara Antonia Passante.
Gli ultimi dati ISTAT
Nel 2022-2023 ISTAT stima che il 13,5% delle donne tra i 15-70 anni, che lavorano o hanno lavorato, abbia subito nel corso della vita molestie sul lavoro a sfondo sessuale (soprattutto le più giovani di 15-24 anni, 21,2%) e il 2,4% degli uomini di 15-70 anni. Limitatamente agli ultimi tre anni precedenti alla rilevazione del 2022-2023, le quote si fermavano al 4,2% per le donne e all’1% per gli uomini. Le molestie vengono subite anche al di fuori del mondo del lavoro: nello stesso periodo di riferimento, ne sono state vittime il 6,4% delle donne dai 15 ai 70 anni e il 2,7% gli uomini della stessa età.
Subire molestie è un fenomeno che varia non solo a seconda del genere e dell’età, ma anche in base al titolo di studio. Sia le donne sia gli uomini con titolo di studio elevato nel corso della vita sono più esposti al rischio: il 14,8% delle donne di 15-70 anni di età, che sono in possesso di una laurea le subisce, contro il 12,3% di quelle che possiedono un titolo medio basso; per gli uomini le rispettive percentuali sono pari al 3,2% e il 2,2%. Se chi ha un titolo di studio elevato subisce soprattutto le offese, le proposte inappropriate e le molestie fisiche caratterizzano invece livelli di studio diversi. Le molestie subite dalle donne avvengono sia in contesti di lavoro privato (14,4%) sia pubblico (13,5%). Osservando la posizione professionale delle vittime, per gli uomini prevalgono le posizioni apicali, dirigenti, imprenditori e liberi professionisti con il 4,4% e i lavoratori in proprio (3,4%), mentre fra le donne sono più a rischio le operaie (16,4%) e le impiegate e i quadri direttivi (15,0%).
Il fenomeno delle molestie sul lavoro presenta differenze territoriali, più per le donne che per gli uomini. Per le prime, è minore il fenomeno nel Nord-est (9,7%) mentre livelli più elevati si riscontrano nel Nordovest (14,9%), seguito da Centro, Sud e Isole, che si attestano tutti intorno al 14%. Osservando le regioni prevale il Piemonte (20,3%), seguito da Umbria (16,0%), Sicilia (15,8%), Campania (15,7%) e Lazio (15,1%). Simile andamento si registra anche nel caso degli uomini, ma con una più marcata presenza delle regioni del Centro (3,7% contro il valore medio del 2,4%), su cui pesa l’impatto del Lazio (5,3%).
Il Report di Istat è consultabile al link: https://acrobat.adobe.com/id/urn:aaid:sc:EU:385525ea-bd97-4abb-af72-6f48cfa9288d