Sanità e welfare

Bologna, Facci (Gruppo Indipendente): chiarezza sul programma di neurochirurgia vertebrale dell’Ausl

Il capogruppo sottolinea la decisione assunta nello scorso mese di aprile da parte della Azienda Usl di Bologna che ha introdotto importanti modifiche operative al proprio interno

Fare chiarezza sul programma neurochirurgia vertebrale avviato dall’Azienda Usl di Bologna verificando se è in linea con il piano regionale di abbattimento delle liste d’attesa.

Il quesito è posto da Michele Facci (Gruppo Indipendente), il quale rimarca come il programma avesse l’obiettivo di “assicurare, nell’ambito delle patologie del rachide di tipo degenerativo, la valutazione ambulatoriale e la gestione chirurgica degli utenti che afferiscono all’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) delle neuroscienze”.

Tali obiettivi, specifica ancora il capogruppo, venivano poi declinati operativamente con “la strutturazione di un team multidisciplinare neurochirurgico ed ortopedico in collaborazione tra l’Istituto scienze neurologiche dell’Ospedale Bellaria e l’Istituto ortopedico Rizzoli” e più specificamente “con l’attribuzione di 5 posti letto nell’ambito delle risorse oggi assegnate alla Unità operativa complessa (UOC) di neurochirurgia, nonché spazi chirurgici presso l’Istituto scienze neurologiche, piastra neurochirurgica (con programmazione autonoma delle sale) e attribuzione gestionale e funzionale di risorse professionali”.

Facci rileva inoltre come questo programma “istituisce di fatto un’ulteriore unità operativa di chirurgia vertebrale presso l’Istituto scienze neurologiche con conseguente limitazione di posti letto e sale operatorie della già esistente Unità operativa complessa di neurochirurgia e tutto ciò nonostante a Bologna siano già attive ben 2 Unità operative complesse di chirurgia vertebrale presso l’Ospedale Rizzoli e l’Ospedale Maggiore”.

A fronte della riduzione dei tempi di attesa della patologia degenerativa del rachide, che secondo il Programma varato dall’Ausl di Bologna rappresenta circa l’80% della lista di attesa chirurgica della neurochirurgia dell’Ospedale Bellaria, Facci non trova giustificazione per l’istituzione di un’ulteriore Unità operativa, “tenuto conto delle evidenti ricadute negative sulla funzionalità dell’UOC neurochirurgia, che non viene affatto implementata dalla realizzazione del Programma, bensì con tutta evidenza limitata” e di come “gli interventi ad alta complessità hanno sempre distinto la neurochirurgia di Bologna, oltre alle numerose emergenze urgenze trattate ogni giorno dalle équipe dell’Ospedale Bellaria. I posti letto a disposizione, inoltre, sono già stati ridotti a 30 (46 prima del covid) e le sale chirurgiche a 9 alla settimana (17 prima del covid)”.

Dalla situazione descritta nasce l’atto ispettivo di Michele Facci, il quale sottolinea anche le ricadute negative “che l’istituzione di questa nuova ‘realtà’ operativa avrà necessariamente a danno della attuale dotazione e funzionalità dell’Unità operativa complessa di neurochirurgia dell’Ospedale Bellaria, anche in termini di personale specialistico e di gestione delle sale operatorie”.

Replicando ai dubbi posti, l’Assessore alle politiche della Salute Raffaele Donini ha chiarito che “la scelta strategica ricade nella piena autonomia della direzione generale dell’Ausl di Bologna. Ciò nonostante, le patologie degenerative del rachide sono molto frequenti e nel tempo le equipe che operano nell’ambito della chirurgia vertebrale si sono ulterirmente specializzate in vari campi: quella del Maggiore lavora sulla traumatologia, quella del Rizzoli opera in ambito più squisitamente oncologico mentre all’Ospedale Bellaria vengono trattate più propriamente le patologie degenerative in relazione alle problematiche del cranio. Su questa organizzazione funzionale ho già avuto modo di confrontarmi con i vari professionisti. A loro e a lei assicuro che monitoreremo questa riorganizzazione e, nel caso interverremo, anche se ribadisco la piena fiducia nell’operato dei vertici dell’Ausl di Bologna”

Michele Facci, alla luce delle risposte ottenute, si è quindi dichiarato non soddisfatto. “La risposta che le hanno confezionato -ha specificatoil capogruppo- non mi soddisfa assolutamente perchè non chiarisce in alcun punto la domanda che ho posto e cioè come tale riorganizzazione dovrebbe servire ad abbattere le liste di attesa se viene effettuata depotenziando una realtà di eccellenza già operativa che è già stata ridimensionata con l’emergenza Covid. Oltre a ciò, il monitoraggio è successivo al depotenziamento già messo in atto e ciò è del tutto inaccettabile”.

(Luca Boccaletti)

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