COMUNICATO
Ambiente e territorio

Ambiente Reggio. Gibertoni (Misto): “No ad allevamento avicolo a Fabbrico”

La consigliera, in particolare, chiede di rivedere le politiche regionali sulla materia, “prevedendo un quadro normativo e regolatorio che finalmente inverta la tendenza e avviando una decisa e progressiva diminuzione nel nostro territorio regionale di queste anticamere della morte e prigioni di esseri viventi”

“No a nuovi allevamenti, come si vorrebbe fare nel comune reggiano di Fabbrico”.

La sollecitazione, con un’interrogazione rivolta alla giunta regionale, arriva da Giulia Gibertoni (gruppo Misto), che in particolare chiede di rivedere le politiche regionali sulla materia, “prevedendo un quadro normativo e regolatorio che finalmente inverta la tendenza, avviando una decisa e progressiva diminuzione nel nostro territorio regionale di queste anticamere della morte e prigioni di esseri viventi”.

La consigliera, infatti, riferisce che nel comune reggiano di Fabbrico c’è la richiesta di realizzare un allevamento avicolo. Sulla questione, rimarca Gibertoni, “a Fabbrico è stata avviata una raccolta di firme per chiedere chiarimenti sul nuovo allevamento di tacchini, che dovrebbe prevedere la presenza di 39.900 capi su una superficie di 8.100 metri quadrati, in pratica cinque tacchini per metro quadrato”.

La consigliera parla di criticità: “È ben noto l’elenco delle criticità collegate alle emissioni degli allevamenti, in particolare quelli intensivi, che contribuiscono all’aumento della concentrazione nell’aria di polveri sottili, con il rischio concreto di compromettere anche le falde acquifere”. Inoltre, prosegue, “nella zona ci sarà un aumento del traffico viario e commerciale, per le operazioni di carico e scarico, un aumento dell’inquinamento acustico e un ingente prelievo d’acqua, che in base ai calcoli si aggirerebbe intorno ai 15 milioni di litri d’acqua all’anno, cioè tre volte quanto consumato dai cittadini di Fabbrico per le loro necessità potabili”.

“La pianura padana – rimarca Giulia Gibertoni – è ormai riconosciuta come la zona geografica d’Europa con l’aria più inquinata, con la diffusione di sintomi come difficoltà respiratorie, mal di testa, nausea, tosse persistente, bruciore agli occhi, ma anche vere e proprie patologie croniche”. “Il settore agroindustriale – prosegue – è responsabile del 93 per cento delle emissioni di ammoniaca, che quando viene rilasciata nell’atmosfera reagisce con altre sostanze e si trasforma in particolato fine PM 10 ma soprattutto PM 2.5”. “PM 2.5 – conclude – è una sostanza cancerogena che provoca più di 250mila morti ogni anno solamente in Europa”.

(Cristian Casali)

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