Dopo l’aggressione a un capotreno, la Regione dica come è andata la sperimentazione con le bodycam indossate dal personale e quali risultati ha dato “l’implementazione di un servizio di vigilanza armata itinerante e di presidio fisso nelle stazioni nonché di coordinamento della videosorveglianza in tutte le stazioni regionali perché fatti gravi come questo non abbiano a ripetersi”.
Lo chiede in un’interrogazione la consigliera Giulia Gibertoni (Gruppo misto). L’aggressione è avvenuta il 23 luglio, a bordo di un treno regionale Trenitalia-Tper. Il capotreno è stato colpito “in faccia e in altre varie parti del corpo da pugni sferrati da un passeggero, presumibilmente senza biglietto, tanto da riportare la rottura del setto nasale e altre serie contusioni”. La polizia sta indagando per risalire al responsabile, mentre “treni e stazioni, del nostro territorio regionale, per i ferrovieri non sono più solo un luogo di lavoro, ma si stanno trasformando in un ambiente a rischio in cui questi lavoratori, ogni giorno, mettono a rischio la propria salute ed integrità fisica” afferma la capogruppo del Misto, la quale sottolinea che a rischio ci sono anche i passeggeri.
Questo, scrive Gibvertoni, “non è il primo episodio del genere a verificarsi sui treni del trasporto regionale e ai danni di un capotreno che, tra l’altro, nell’esercizio delle sue funzioni è anche un pubblico ufficiale”. Le soluzioni attuate finora (bodycam, controlli coordinati con la polizia, squadre di vigilanza privata) “non sono sufficienti ed oltre ad un loro rafforzamento, devono essere accompagnate anche da soluzioni innovative che, per esempio, limitino l’accesso alle infrastrutture o ai treni, a chi non sia in possesso del titolo di viaggio”.
(Gianfranco Salvatori)