L’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano, approvato dalla Camera dei Deputati giovedì 9 aprile 2015, è al centro di una risoluzione di Galeazzo Bignami (Fi), che, nel testo, ricorda come “l’accelerazione per l’approvazione” della norma sia avvenuta in seguito alla decisione unanime dei giudici di Strasburgo, secondo i quali lo Stato italiano avrebbe violato l’articolo 3 della Convenzione sui diritti dell’uomo, che recita: “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.
I giudici di Strasburgo – scrive il consigliere- hanno emanato questa decisione “in seguito al ricorso alla Corte europea dei diritti umani presentato dall’attivista No-Global Giovanni Cestaro, coinvolto nelle vicende legate alla Caserma Diaz del 21 luglio del 2001”.
L’introduzione di questo reato “colpisce particolarmente le forze dell’ordine, ponendo una limitazione nelle possibilità di operare e riducendo le possibilità di difesa e tutela della propria incolumità nei contesti di tensioni e scontri con la folla. È naturale- aggiunge- che gli abusi accertati e verificati debbano essere puniti, ma questa norma rischia di divenire uno strumento di ulteriore pressione e induzione all’aggressione. Nella legge si afferma che sarà punito chiunque ‘con violenza o minaccia’ intenzionalmente cagioni ‘a una persona a lui affidata, o comunque sottoposta alla sua autorità vigilanza o custodia, acute sofferenze fisiche o psichiche’: per le violenze fisiche- sottolinea il consigliere- possono esserci le prove, ma come potrà fare un giudice per misurare e valutare le sofferenze psichiche in modo concreto?”.
La legge sul reato di tortura, secondo l’opinione di Bignami, checita anche l’opinione “del presidente Tonelli del Sindacato Autonomo di Polizia”, sarebbe stata promulgata “sulla base di una ondata ideologica per colpire chi ha la divisa o riveste una funzione, non è, infatti, veritiero che nel nostro ordinamento giuridico non siano puniti i comportamenti di tortura”.
In una regione come l’Emilia-Romagna, poi, “dove i reati e le violenze sono in costante crescita, l’applicazione di questa norma non solo potrebbe generare una ulteriore mancanza di adeguata protezione e tutela della sicurezza dei cittadini, ma potrebbe anche penalizzare e limitare l’operato della polizia penitenziaria, che, in seguito ai ripetuti tagli alle forze dell’ordine, si trova a lavorare in situazioni particolarmente difficili”.
Bignami invita quindi la Giunta regionale a intraprendere un dibattito “obiettivo e razionale, senza contaminazioni ideologiche” su questa legge e a predisporre iniziative “a tutela delle forza dell’ordine, compresa la polizia penitenziaria, e a salvaguardia della sicurezza dei cittadini”.
(Tutti gli atti consiliari – interrogazioni, interpellanze, risoluzioni, progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)
(ac)