Infrastrutture e trasporti

Gibertoni (Misto): sul trasporto pubblico serve cambiare rotta, risorse inadeguate

“Sui lavoratori del settore del trasporto pubblico si riversano nella nostra regione tutte le conseguenze di un servizio che fa acqua da tutte le parti, costringendoli a sempre più pesanti carichi di lavoro, con il mancato rispetto delle più basilari normative sulla sicurezza e sui tempi di riposo, a cui si aggiungono la già gravosa responsabilità connaturata alla mansione e le penalizzazioni economiche dettate da contratti inadeguati”

“Serve cambiare l’approccio nella gestione del trasporto pubblico locale, a partire dai bacini gestiti da Seta e fra questi in particolare quello di Modena”.

Il monito arriva, con un’interrogazione rivolta alla giunta regionale, da Giulia Gibertoni, (Gruppo Misto), che, nello specifico, sollecita “maggiore cura e risorse adeguate al personale, in particolare garantendo contratti di secondo livello che rendano nuovamente attrattiva la figura dell’autista del trasporto pubblico”.

La consigliera presenta l’ennesimo atto sul tema, rilevando che, come riportato dai media locali, “a inizio giugno un autista si è dimesso da Seta (bacino di Modena), dopo 7 anni di lavoro, per il compenso basso, la gestione inadeguata dei turni e la scarsa attenzione dell’azienda ai problemi dei lavoratori”.

Nell’atto si riporta l’intervista all’autista: “Negli ultimi quattro anni la gestione di noi dipendenti è davvero degenerata, sono state tante le motivazioni che mi hanno spinto a fare pace con me stesso e abbandonare il mio lavoro dei sogni. Primo fra tutti sicuramente il fatto che per fare questo mestiere ho dovuto sacrificare tanto della mia vita privata. Chiedevano di fare turni folli, ‘dall’alba al tramonto’, come mi piace chiamarli … io appartenevo al deposito di Sassuolo, ma difficilmente riuscivo a sostare a casa mia per pranzo. I turni ‘alba-tramonto’ erano fisicamente e mentalmente stressanti. Se mi capitava di fare durante la mattinata due corse a Modena, poi ero costretto a restare fermo lì per ore in attesa delle corse successive che mi spettavano. Negli ultimi anni durante queste pause ci veniva chiesto di coprire corse straordinarie a causa della mancanza di personale, specialmente per le linee dirette al Policlinico e Baggiovara, che sono molto attive. Molti lavoratori accettavano, superando spesso i limiti di ore settimanali per gli straordinari. Era sempre così, qualche corsa e poi delle lunghe soste spesso da solo. Fino a sera. Non avevo più spazi per bilanciare il lavoro e la mia vita personale. E anche se li avevo, facevo fatica ad organizzarmi a causa dell’assegnazione dei turni, che gran parte delle volte non ci venivano comunicati nemmeno con 24 ore di preavviso… Parliamo di stipendi bassi per la maggior parte di noi dipendenti. A noi neo guidatori pagavano meno: facendo gli straordinari potevamo arrivare a guadagnare 1.300 euro circa. Non di più. Ma gli screzi fra i membri del personale non nascevano dai salari. Per l’azienda era più conveniente assegnare i turni più difficili a noi che eravamo stati assunti dopo il 2012, perché gli costavamo meno pur facendo di più. Alla lunga è iniziato a diventare frustrante. Mi sono sempre battuto per i diritti di noi lavoratori, e continuo a farlo anche adesso, sperando che le mie parole possano ancora sensibilizzare qualcuno. L’ho fatto per mezzo dei sindacati, protestando più volte, e mostrando tutto il mio dissenso su determinate dinamiche finché ho potuto. Il 29 di maggio, durante l’ultimo incontro che ho avuto con la società, prima delle mie dimissioni, ho letto pubblicamente un discorso in cui elencavo le ragioni delle mie dimissioni e spiegavo i motivi per cui c’è carenza di autisti. Una volta che mi sono rimesso a sedere perché avevo finito di parlare, mi è stato detto solo ‘e per chi vai a lavorare se ti licenzi?’. Ecco, lì ho capito molte cose e non sono tornato indietro sulla mia decisione iniziale di mollare tutto e cambiare completamente mestiere.”

“Questo caso – rimarca Giulia Gibertoni – è solo l’ultimo di una serie di episodi legati alla mancanza, a partire da Modena, di personale, in particolare autisti, tanto che a gennaio sono state cancellate 46 corse”. “Le iniziative introdotte da Seta per far fronte alla grave carenza di personale – aggiunge – si sono rivelate inefficaci, con il risultato che la riduzione complessiva della capacità di trasporto arriverà fra pochi giorni al 20 per cento: un taglio così pesante dei mezzi pubblici comporterà gravi disservizi per gli utenti, a partire dagli studenti, che abitualmente utilizzano il servizio e sicuramente disincentiverà altri cittadini ad avvicinarsi a questa modalità di trasporto”. “Sui lavoratori del settore del trasporto pubblico – evidenzia la capogruppo – si riversano nella nostra regione tutte le conseguenze di un servizio che fa acqua da tutte le parti, costringendoli a sempre più pesanti carichi di lavoro, con il mancato rispetto delle più basilari normative sulla sicurezza e sui tempi di riposo, a cui si aggiungono la già gravosa responsabilità connaturata alla mansione e le penalizzazioni economiche dettate da contratti inadeguati”. “Servono più risorse per il settore”, conclude.

(Cristian Casali)

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