Dalla legge regionale del 2013 in materia di ristrutturazione edilizia “risulta in modo evidente che una tipologia di intervento definito ‘conservativo o di recupero’, nel quale rientra ciò che più comunemente è definita ristrutturazione di un immobile, può in realtà determinare la realizzazione di strutture nel quale il vincolo imposto con l’esistente è l’entità volumetrica”, e la Regione Emilia-Romagna dovrebbe quindi “fare chiarezza sulle modalità di intervento in presenza di una ristrutturazione edile mediante demolizione e ricostruzione di un fabbricato non vincolato in tutto o in parte diverso dall’esistente, mediante presentazione dello Scia”.
A chiederlo è Galeazzo Bignami (Fi), in una interrogazione alla Giunta in cui ricorda che “l’attuale norma regionale che disciplina l’edilizia non prevede più il necessario rispetto della collocazione originaria ai fini dell’inquadramento nel processo di ristrutturazione, ma vi deve essere la stessa volumetria del fabbricato preesistente”: secondo il consigliere, “l’esclusione dalla legge regionale del riferimento ‘area di sedime’ non presuppone che si possa consentire la ricostruzione dell’edificio in altro sito, ovvero posizionarlo all’interno dello stesso lotto con modalità discrezionale”, tuttavia “il vincolo di sagoma veniva affermato sulla base del vincolo di sedime, ma con l’eliminazione del primo conseguentemente viene a cadere anche il secondo”.
Bignami chiede quindi all’esecutivo regionale anche di specificare “se determina un ovvio scostamento dell’area di sedime la situazione nella quale vi è la demolizione di un fabbricato senza vincolo e la successiva riedificazione, con il medesimo volume, ma con la sagoma diversa”.
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(jf)