Le infezioni correlate all’assistenza (Ica), vale a dire quelle infezioni che insorgono come conseguenza dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria, sono al centro di un’interrogazione a risposta immediata in Aula di Raffaella Sensoli (M5s), che prende spunto dalla notizia che sono state depositate le motivazioni della sentenza che riguarda una donna di 59 anni, di professione infermiera, deceduta nel 2010 all’ospedale Maggiore di Bologna. Il fatto che l’Ausl abbia riconosciuto e elargito nel 2013 un maxi risarcimento, pari a 1 milione di euro, alla famiglia della paziente per “evitare l’apertura di un procedimento civile” chiarirebbe- a parere della consigliera- che “l’infezione” che ha portato alla morte la donna sarebbe stata contratta “molto probabilmente in ambiente ospedaliero”, di qui il risarcimento. Sensoli afferma che “l’infezione nosocomiale oltre a essere un evento critico sul piano della salute e della sicurezza, rappresenta un costo aggiuntivo per il sistema sanitario e per la struttura ospedaliera”. Emerge quindi la necessità, sottolinea, di “attivare strategie per la rimozione o la riduzione dei fattori di rischio”. La consigliera chiede quindi di introdurre nel Piano regionale della prevenzione un potenziamento delle azioni riguardanti le Ica, per esempio prevedendo l’obbligo di esami microbiologici prima di ogni intervento e utilizzando nuovi sistemi per la disinfestazione ambientale e per il monitoraggio dell’efficacia delle operazioni di pulizia.
“È dal Consiglio di Europa del 9 giugno 2009- risponde l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi– che arrivano le raccomandazioni per contrastare il fenomeno delle infezioni correlate all’assistenza, agendo a diversi livelli: definendo una infrastruttura organizzativa che assicuri la gestione efficace dei programmi di intervento a livello aziendale e sovra aziendale; l’attivazione di sistemi di sorveglianza e monitoraggio del fenomeno; la promozione della diffusione di pratiche sicure e efficaci; la formazione degli operatori sanitari e socio-sanitari; la disponibilità di indicatori per valutare le performance nel tempo.Questo dimostra- aggiunge- che il fenomeno è complesso e che è impossibile contrastarlo con interventi parcellizzati, ma- afferma- la Regione Emilia-Romagna è all’avanguardia in ognuno di questi ambiti”.
Rispondendo poi alle richieste di Sensoli, Venturi ha detto che l’introduzione di screening dei batteri multiresistenti prima di interventi chirurgici “deve basarsi su evidenze di efficacia e di sicurezza e sulla valutazione del rapporto costo/beneficio”. Così anche la promozione di nuovi sistemi per la disinfestazione ambientale e per il monitoraggio dell’efficacia delle operazioni di pulizia “si deve basare sulle evidenze di efficacia e sicurezza e sulla valutazione del rapporto costo/beneficio. Mancherebbero, infatti- ha sottolineato- i presupposti per promuovere queste tecnologie in ambito regionale, impegnando oltretutto rilevanti risorse economiche”.
Sensoli, nella replica, insiste sulla “necessità di affrontare il problema attuando tutti i metodi precauzionali possibili per tutelare la salute e la sicurezza dei pazienti”.
(ac)