Sanità e welfare

WELFARE. INCLUSIONE SOCIALE PERSONE FRAGILI, IN ASSEMBLEA ER UDIENZA CONOSCITIVA: “LEGGE INNOVATIVA, RISPONDE ALLE ESIGENZE DEL TERRITORIO”

Amministratori locali, sindacati e associazioni in commissione Lavoro: dubbi principalmente sull’attuazione, a partire dalla distribuzione delle competenze dopo il riordino territoriale, e sull’utilizzo dei tirocini

Una norma “importante”, “necessaria” e “innovativa”, che necessità però di chiarimenti sulle modalità attuative: i portatori di interesse hanno espresso questa mattina un parere nel complesso positivo sul progetto di legge d’iniziativa della Giunta “Disciplina a sostegno dell’inserimento lavorativo e dell’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità e vulnerabilità, attraverso l’integrazione tra i servizi pubblici del lavoro, sociali e sanitari“, nel corso dell’udienza conoscitiva convocata dalla commissione Cultura scuola formazione lavoro sport, presieduta da Giuseppe Paruolo.

Come spiega in apertura dei lavori la relatrice, Francesca Marchetti (Pd), “due sono le linee di intervento di questa legge: da una parte stabilire le regole per l’integrazione fra i servizi e il voler rimettere al centro i distretti territoriali, dall’altra fornire gli strumenti – dal tirocinio al microcredito – per far incontrare mercato del lavoro e soggetti fragili”. La consigliera assicura poi che “con gli emendamenti non andremo a modificare nel profondo l’impianto della legge, che è frutto di una lunga e condivisa mediazione”.

Secondo Eleonora Proni, assessore alle Politiche sociali dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, siamo davanti a un “importante e necessario passo avanti, questa legge è una risposta positiva all’esigenza di una integrazione sistematica dei servizi e porterà alla sintesi delle migliori esperienze sperimentate sui territori”. Attenzione, avverte, “alla riallocazione delle competenze dopo il riordino territoriale: richiederà concertazione e il coinvolgimento degli enti locali anche nei programmi attuativi”.

Alessandro Monzani di Confcooperative ha ribadito che “le motivazioni alla base del progetto di legge sono condivisibili e l’approccio multidisciplinare istituzionalizzato è sicuramente apprezzabile”, sottolineando “l’integrazione dovrebbe essere alla base di ogni provvedimento”, precisando poi però come “i tirocini formativi siano la parte più complicata: prima quelli di tipo C erano sovraccaricati di compiti impropri, quindi è bene riequilibrare e chiarire con la nuova tipologia D”.

Il parere di Maurizia Martinelli (Cisl) è “molto positivo, questa è una legge innovativa che porterà risultati, ripeto, molto positivi. Siamo in particolare molto felici dei progressi fatti su integrazione, governance strutturata sui territori, ruolo dei distretti e responsabilizzazione utenti, rimane solo da definire come l’equipe multidisciplinare debba utilizzare gli strumenti, a partire dalla formazione”.

Per Alberto Alberani (Forum del Terzo settore), “gli strumenti per definire i livelli di vulnerabilità saranno una bella sfida, ma in ogni caso questa legge è importante perché rilancia culturalmente e politicamente l’obiettivo dell’integrazione dei servizi. Positivo anche il recupero del tirocinio di tipo D, ma bisogna capire la relazione con il tirocinio C e la sua realizzazione pratica”. Tra i rischi, Alberani indica “la possibilità che il volontariato sostituisca il lavoro e la autoreferenzialità pubblica, superabile inserendo in legge l’obbligo di coinvolgere la nostra Commissione”.

Alain Goussot, della Scuola di psicologia dell’Università di Bologna, ha riportato la “disponibilità dell’Ateneo a interloquire su argomenti come la ricerca, dagli indicatori di potenziale vulnerabilità alla valutazione dei percorsi e dei processi, e la formazione, compresa quella degli operatori”.

A concludere l’udienza, Sandro Zabbini, responsabile delle politiche del lavoro della Cgil Emilia-Romagna, secondo cui “gli scopi della legge sono positivi, ma rimangono perplessità sulla parte lavorista, bisogna vedere come l’integrazione verrà messa in atto, i tirocini non possono sostituire i contratti di lavoro”, e Emanuela Ferri dell’Ausl di Modena, che ha ricordato “le alte aspettative sulla semplificazione”. 

(jf)

 

 

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