Laboratori di teatro, detenuti attori. Il carcere di Parma si conferma un modello nell’utilizzo dell’attività teatrale come strumento di recupero e reinserimento dei detenuti. Nella casa circondariale della città ducale, infatti, da oltre vent’anni sono attivi progetti teatrali con laboratori che coinvolgono numerosi detenuti. È quanto è emerso nel corso del convegno svoltosi oggi a Parma sul tema dell’attività teatrale in carcere organizzato grazie al contributo del Garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri.
“Il teatro in carcere è uno strumento che negli anni si è dimostrato particolarmente efficace per il detenuto nel suo percorso rivolto al reinserimento sociale una volta conclusa la pena” ha detto il garante regionale Roberto Cavalieri. Il garante ha parlato poi dei suicidi in carcere: “Purtroppo l’Emilia-Romagna detiene questo record negativo, le attività carcerarie diventano il modo principale per sostenere il detenuto nel suo percorso di recupero e fra queste il teatro ha il più alto tasso di efficacia. Serve contaminare il più possibile l’ambito penitenziario su queste tematiche”.
A raccontare l’esperienza parmense sono stati Franca Tragni e Carlo Ferrari di Progetti&Teatro. I due promotori del laboratorio teatrale nel carcere di Parma hanno spiegato che “anche il carcere può diventare un luogo di condivisione, di esperienza, di lavoro, studio, riflessione e crescita”. Sono intervenuti poi sul rapporto con i detenuti: “Gli aspetti centrali di questo lavoro restano il contatto umano con queste persone, le storie, la vita, la voglia di fare, di farsi ascoltare, di essere presenza e parola”.
Filo conduttore della giornata: il teatro in carcere strumento per rendere più efficace il percorso di riabilitazione del detenuto. Infatti, numerosi studi dimostrano i vantaggi sia terapeutici sia pedagogici: lavorare per un progetto aperto verso l’esterno, imparando un’arte assieme ad altre persone, favorisce il benessere fisico del detenuto, a partire dall’aspetto dell’autostima.
Il docente della LUMSA di Roma Filippo Giordano, che ha attivato diversi studi sul teatro in carcere (anche su Parma), ha ribadito, parlando delle sue ricerche, che “si genera da subito un cambiamento a livello individuale del detenuto, con ricadute positive sulla dimensione psicologica: il carcerato acquisisce nuove abilità e con il lavoro di gruppo migliora le capacità a relazionarsi”. Si registrano poi, ha aggiunto, “vantaggi nell’intero sistema carcerario, migliorano le relazioni tra detenuti e operatori, aumenta anche il rispetto delle regole”. Infine, ha concluso il docente, “migliorano per il detenuto i rapporti con l’esterno, a partire dalla famiglia”.
È poi intervenuto il provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna e delle Marche, Silvio Di Gregorio, che ha rimarcato quanto sia importante portare la cultura in carcere: “Fare cultura in carcere è fondamentale per offrire alle persone detenute una alternativa, un modello diverso di riferimento per ritrovare la libertà di pensiero e di scelta”.
Al convegno sono intervenuti anche Michele Guerra, sindaco di Parma, Marco Bonfiglioli, direttore dell’Ufficio detenuti e trattamento del Prap, Pietro Buffa, criminologo, già dirigente del ministero della Giustizia, Stefano Té, regista teatrale, componente del Coordinamento teatro carcere dell’Emilia-Romagna, Claudio Montagna, regista e animatore teatrale, Cinzia Cazzoli, responsabile “spettacoli dal vivo” della Regione Emilia-Romagna, Gabriella Corsaro, Fondazione Teatro Regio di Parma, Andrea Buratti, Compagnia Mamimò di Reggio Emilia, Corrado Vecchi, coop sociale Le mani parlanti di Parma, Ettore Nigro, compagnia Piccola Città teatro di Napoli, Donatella Palermo, produttrice del film “Cesare deve morire”, Benedetta Genisio, presidio culturale permanente negli IPM, Carmine Luino e Francesca Rotolo, Mast – Officina delle arti di Roma e Gianfranco Pedullà, direttore della compagnia Teatro popolare d’arte e del Teatro delle arti di Firenze.
All’organizzazione dell’incontro hanno collaborato anche Solares fondazione delle arti e il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna e Marche.
(Cristian Casali)