La commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro, sport, presieduta da Giuseppe Paruolo, ha respinto, con voto contrario del Pd e quello favorevole di Ln, M5s, Sel, Fi e Fdi-An, la risoluzione a firma Giulia Gibertoni (M5s) per impegnare la Giunta a promuovere la questione di legittimità costituzionale sulla riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, la cosiddetta ‘buona scuola’. La risoluzione è approdata in commissione dopo la mancata discussione nella scorsa seduta assembleare.
“La legge 107 del 2015- ha spiegato Giulia Gibertoni presentando la risoluzione-, denominata la ‘Buona scuola’ dal Pd, interviene su diversi aspetti del sistema scolastico italiano e propone seri e decisivi motivi perché la Regione sollevi una questione di legittimità per promuovere ricorso avanti la Corte Costituzionale”. “Una importante criticità- ha aggiunto- è connessa ai commi 180 e 181 dell’articolo 1, che individuano criteri molto ampi e vaghi per l’emanazione entro diciotto mesi di decreti legislativi che riordinino complessivamente il sistema scolastico del nostro Paese. Fra questi criteri compare più volte la definizione di livelli essenziali delle prestazioni, per i quali viene svuotato il ruolo delle Regioni, semplicemente sentite in sede di Conferenza unificata. Si scopre quindi che chi comanda è solo Roma”. I piani dell’offerta formativa delle singole istituzioni, “ad esempio, verranno adottati sulla base delle indicazioni dei dirigenti scolastici, cancellando le norme precedenti che prevedevano un ruolo anche propositivo dei Consigli di istituto, espressione dei diversi contesti territoriali”. Per questi motivi, la consigliera ha posto il quesito su “quale sia il senso della Costituzione quando si colloca l’istruzione fra le materie di competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni”, indicando due condizioni: “O la Regione ricorre contro questa legge che tocca le sue prerogative, oppure per anni è stata venduta un’autonomia e una diversità dell’Emilia-Romagna che non esiste in realtà”.
Al termine dell’intervento dell’esponente del M5s, il presidente Giuseppe Paruolo ha letto alcuni parti del parere formulato sull’argomento dal Servizio affari legislativi e qualità dei processi normativi della Giunta, evidenziando “la mancanza dei presupposti per porre una questione di legittimità costituzionale”: “Il sistema generale dell’istruzione, per sua stessa natura, riveste carattere nazionale, non essendo ipotizzabile che esso si fondi su una autonoma iniziativa legislativa delle Regioni, limitata solo dall’osservanza dei principi fondamentali fissati dallo Statuto, con inevitabili differenziazioni che in nessun caso potrebbero essere giustificabili sul piano della stessa logica”. Paruolo ha quindi ribadito che “non c’è alcuna violazione della potestà legislativa regionale”, sottolineando che “la scuola è un bene comune, di tutti e non solo di qualcuno”; la riforma, ha aggiunto, “investe sulla scuola, garantendo, al contrario del passato, un accrescimento delle risorse, che hanno permesso di prevedere nuove assunzioni”. “Faccio fatica- ha proseguito- a comprendere chi dice che la ‘buona scuola’ è da rigettare in toto. Spesso si preferisce la conservazione della stato delle cose a ogni proposta di cambiamento”, viceversa “è necessario una sistema in cui tutti siano valutati sul merito, a partire dai dirigenti scolastici, agli insegnanti, fino agli studenti. Il Governo- ha concluso- ha il merito di avere affrontato questo tema”.
Tommaso Foti (Fdi-An), nel ricordare che “già tre Regioni (Veneto, Lombardia e Puglia) hanno approvato documenti che chiedono di sollevare la legittimità costituzionale”, e quindi “il giudizio della Corte Costituzionale arriverà comunque”, ha affermato che “la riforma affronta norme concorrenti e non esclusive dello Stato”, pertanto, a suo giudizio, “ci sono le condizioni per attivare la legittimità costituzionale”. Inoltre, Foti ha presentato un emendamento, accolto dalla presentatrice dell’atto, in cui si inseriscono, nella risoluzione, due nuovi punti: “La definizione dell’offerta formativa dei percorsi di istruzione e di formazione professionale – di competenza esclusiva delle Regioni – in violazione dell’articolo 116 della Costituzione, è trasferita al ministero dell’Istruzione” e “i commi 180 e 181 della Legge 107/2015 delegano al Governo l’esercizio della potestà legislativa con riferimento a nove distinti e rilevanti ambiti riconducibili alla materia istruzione, deve rilevarsi il vulnus di costituzionalità riscontrabile nelle deleghe conferite, peraltro vaghe, in materie che rientrano nella competenza legislativa concorrente”. L’emendamento è stato respinto dalla maggioranza Pd.
Per Giuseppe Boschini (Pd),“la Regione non ha materia per fare ricorso, la risoluzione non ha ricadute sull’articolo 117 del Titolo V, e la riforma riconosce la competenza regionale”. Inoltre, il consigliere ha aggiunto: “Mi scandalizza che Gibertoni utilizzi una cosa sacra, la scuola pubblica, per un interesse privato, questo modo di fare politica non produce nulla”. Anche per Ottavia Soncini (Pd) “la parte della ‘buona scuola’ che riguarda le competenze della Regione è chiarissima”, rimarcando il “coinvolgimento, previsto per legge, della commissione della Conferenza Stato-Regioni”. Francesca Marchetti (Pd) ha sottolineato che “ci sono gli spazi, a livello nazionale e in Conferenza, per applicare tutti i correttivi nel percorso correttivo della riforma”, la consigliera ha poi invitato al commissione ad “attivare un focus su quella che è la situazione dell’applicazione della legge nella nostra regione”.
Al contrario, Igor Taruffi (Sel) ha rimarcato la “condivisione del documento proposto dal M5s”, ricordando “il malessere diffuso per l’approvazione della riforma” e chiedendo di “fermare questa legge per ripartire e fare qualcosa di utile”.
Al termine della seduta, Gibertoni ha replicato all’intervento del consigliere Boschini: “È vero quello che dice Boschini solo se per cosa privata si intende l’interesse di migliaia e migliaia di docenti precari, che sono stati lasciati a se stessi dal partito al Governo. In questa Regione, purtroppo, si è ricorso martedì in Aula e anche oggi in commissione a tutti gli espedienti possibili per non assumersi una responsabilità politica chiara. E così è stato”.
(cr)