Le studentesse e gli studenti delle scuole Besta e Guercino di Bologna hanno raccontato la vicenda dei profughi istriano-dalmati che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, fuggirono dal regime comunista del Maresciallo Tito. Parole toccanti, da cui emergono la paura e l’orrore per la guerra e la violenza, quelle dei giovani bolognesi che per mesi hanno studiato la vicenda dell’esodo e delle foibe per poi esprimere i propri sentimenti che hanno fatto il paio con le foto di Lucia Castelli, fotografa modenese e autrice della mostra “Italiani d’Istria-Chi partì e chi rimase” anch’essa ospitata in viale Aldo Moro.
“La tragedia delle foibe, con migliaia di morti, e l’esodo degli italiani d’Istria e Dalmazia ci chiede che si faccia memoria di quei fatti, per ricordarci come i muri e le divisioni siano sempre un’aberrazione che si contrappone alla libertà, alla civiltà, alla democrazia. Un monito perenne contro la follia di ogni totalitarismo e autoritarismo, contro la violenza cieca che si abbatte su chi viene considerato diverso su basi etniche o per le proprie origini”. Con queste parole il presidente dell’Assemblea legislativa Maurizio Fabbri ha aperto le iniziative organizzate dall’Assemblea legislativa in occasione del Giorno del Ricordo.
“I miei genitori furono costretti a lasciare Fiume quando avevano 10 anni. Ho vissuto in famiglia il dramma degli esuli e so quanto sia importante ricordare visto che per tanti decenni questa vicenda è stata vittima dell’oblio. Il Giorno del Ricordo viene celebrato da 20 anni, quindi gli esuli che in questi anni erano ancora vivi hanno potuto veder ricordare questa vicenda; per chi non c’è più, invece, c’è stata la sofferenza del silenzio sulla loro vicenda”, spiega la presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd) di Bologna Chiara Sirk, per la quale “questa pagina di storia ci insegna che non bisogna mai respingere chi arriva da lontano, chi non parla la nostra lingua o il nostro dialetto: dobbiamo saper accogliere”. Presenti alle iniziative in Assemblea legislativa anche i consiglieri regionali Marta Evangelisti (FdI) e Fabrizio Castellari (Pd).
Le parole di Fabbri e Sirk hanno fatto da scenario all’inaugurazione della mostra di Lucia Castelli. “Italiani d’Istria-Chi partì e chi rimase” è una mostra fotografica composta da 60 pannelli, che, attraverso le testimonianze dei protagonisti, racconta da un lato l’esodo giuliano-dalmata degli italiani che lasciarono l’Istria per approdare al Villaggio San Marco di Fossoli (dove la stessa Castelli ha trascorso l’infanzia) in quello che era stato un campo di prigionia nazi-fascista, e dall’altro le vicende di chi, invece, decise di rimanere nella ex-Jugoslavia. I ritratti fotografici di questi italiani d’Istria e le storie tratte dalla loro viva voce compongono il singolare affresco di una comunità diffusa che, raccontando il passato, si interroga anche sul presente, con compostezza e grande dignità.
“L’Istria la vedevo sempre negli occhi di mio padre, nella sua nostalgia, nel suo rancore mai sopito e nel suo desiderio di tornare, anche se non in Istria (che non sentiva più sua) almeno a Trieste, vicino alla sua terra. Quando è andato in pensione si è comprato una casa a Trieste e ci andavamo spesso, perché lì, con quell’aria e quel mare, lui diventava un’altra persona, sé stesso”, spiega Castelli che sottolinea: “Ho iniziato la ricerca intervistando, prima fra tutti, mia madre, poi suo fratello che è rimasto in terra istriana, oggi Slovenia. Mi sono quindi fatta forza e ho iniziato a contattare i conoscenti che avevano vissuto nel campo di Fossoli e, tramite loro, ho allargato la cerchia delle persone coinvolte. Fra queste vorrei ricordare Antonia Piuca, Fulvia Zudič, Milena Saina e Giorgio Ledovini. Non sono mai riuscita a sentirmi ben radicata né in Emilia, dove sono nata e vissuta, né in Istria, dove sono sempre andata a trovare i nonni e gli zii rimasti. L’amore che i miei genitori mi hanno trasmesso per la loro terra natia mi ha lasciato un profondo senso di nostalgia e il bisogno di ricomporre le mie radici”.
La storia del Villaggio San Marco è protagonista anche nelle parole di Manuela Ghizzoni, presidente della Fondazione Fossoli, che ricorda come “bisogna agire collettivamente per rinnovare la memoria nell’azione quotidiana, un impegno che la Fondazione Fossoli ha assunto dal 1996”. La Fondazione Fossoli, già 20 anni fa, ha cominciato un lavoro di ricerca e di studio sulle comunità istriane accolte nel campo: un lavoro inedito di analisi, per far uscire dal cono d’ombra una storia che pochissimi conoscevano e per restituire memoria e dignità a quella comunità che gradualmente si è integrata a Carpi, anche se gli esordi non sono stati semplici”. Ghizzoni, infine, condanna la vandalizzazione della foiba di Basovizza avvenuta nei giorni scorsi. “Un gesto vigliacco ed esecrabile – spiega -. Non sottovaluto mai questi gesti che emergono dall’ombra nei giorni di -commemorazione per inquinare la memoria pubblica. Ma la migliore risposta è arrivata poche ore dopo, con l’inaugurazione, da parte del presidente della Repubblica Italiana e della presidente della Repubblica di Slovenia, di Nova Gorica-Gorizia come prima capitale transfrontaliera della cultura”.
Toccante l’intervento del professor Gianni Oliva, docente di Storia contemporanea all’Accademia militare di Torino, che ha voluto ricordare la tragedia di Norma Cossetto, la quale, giovanissima, fu torturata, uccisa e gettata in foiba. “Ho scoperto che la vita di Norma Cossetto presenta molte analogie con la vita di mia madre – ha evidenziato Oliva -. Entrambe nate nel 1920, da due famiglie della piccola borghesia, hanno avuto entrambe la possibilità di studiare, cosa non scontata all’epoca. Mia madre si è laureata, è diventata docente di francese, ha creato una famiglia. Norma Cossetto, a tre mesi dalla laurea, fu ingurgitata dalla violenza. La differenza è che una era nata a Nord Est e l’altra a Nord Ovest: la storia è cieca e colpisce indipendentemente dalle ragioni. Noi abbiamo il dovere di chiederci perché quell’orrore è stato possibile. Ed è importante raccontare agli studenti questa parte di storia che non si arriva mai a prevedere nei programmi scolastici”.
La mostra è aperta al pubblico fino al 21 febbraio dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 18.
In occasione del Giorno del Ricordo la torre dell’Assemblea legislativa sarà illuminata con una luce tricolore.
(Brigida Miranda e Luca Molinari)