Dopo la notizia che il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso presentato contro il decreto di estradizione del ministro della Giustizia, la preoccupazione della Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, per la sorte di Henrique Pizzolato, il banchiere italo-brasiliano coinvolto in quella che è stata definita dai media la ‘tangentopoli brasiliana’ e attualmente recluso nel carcere di Modena, “rimane immutata, nonostante le ulteriori e attuali rassicurazioni fornite dal Governo brasiliano che il detenuto potrà scontare la detenzione in condizioni di sicurezza”.
Come ricorda la Garante, “il mio ufficio si è da tempo occupato della vicenda, segnalando nelle sedi competenti la seria preoccupazione per la vita di Pizzolato nel caso in cui venisse data esecuzione all’estradizione” dal momento che “le carceri brasiliane sono internazionalmente riconosciute e censurate per essere caratterizzate da inaccettabili violazioni dei diritti umani e per essere prive delle condizioni minime di sicurezza e assistenza”.
Bruno spiega che “le ulteriori garanzie fornite dal Governo brasiliano, secondo quanto riferito dal difensore di fiducia, riguarderebbero solo la sezione speciale del carcere di Papuda, nella quale il detenuto dovrebbe essere ristretto al suo rientro in Brasile”. D’altra parte però, avverte la figura di garanzia dell’Assemblea, “dopo che avrà scontato un sesto della pena, che maturerà il 23 giugno del 2016, Pizzolato avrebbe diritto a scontare la pena in un regime semiaperto e quindi in un’altra struttura carceraria come prevede la legge di esecuzione penale brasiliana, rispetto alla quale il Brasile nulla ha detto, non procedendone all’individuazione”.
Per tutti questi motivi, conclude la Garante, “resta gravissima la preoccupazione per la vita di Pizzolato in caso di esecuzione dell’estradizione che, come riferisce il difensore, il ministro della Giustizia potrebbe sospendere per consentire a Pizzolato di difendersi in un procedimento penale che ha pendente avanti al Tribunale di Modena, con l’udienza fissata per metà dicembre, e nell’attesa della decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo”.
(jf)