Restituire una voce alle donne che hanno contribuito alla comprensione del cosmo e alla riscoperta del femminile nella storia. Fra queste, Henrietta Leavitt, il cui lavoro ha reso possibile la misurazione delle distanze fra i corpi celesti, e Maria Gimbutas, che, attraverso la ricerca archeologica, ha offerto una lettura alternativa delle antiche culture matriarcali. Gimbutas ha evidenziato come la connessione fra gli esseri viventi e la natura fosse il principio fondante di quelle società, integrando alla prospettiva dominante una narrazione basata sulla relazione. L’obiettivo è sollecitare una riflessione sul ruolo delle donne nella costruzione della conoscenza e nella visione del mondo.
L’Assemblea legislativa festeggia l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, con “Figlie dell’infinito”, mostra personale di Ilaria Margutti, curata da Silvia Bonomini, che sarà inaugurata dal vicepresidente dell’Assemblea legislativa Giancarlo Tagliaferri alle ore 11 del 6 marzo nei locali dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna in viale Aldo Moro, 52.
Nata a Modena, Margutti vive e lavora a Sansepolcro, dove sviluppa una ricerca artistica che unisce il ricamo all’indagine sul simbolico femminile e sulla relazione tra arte e scienza. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dal 2007 ha inserito il filo come elemento centrale del suo lavoro, esplorando il concetto di interconnessione e memoria perché, come scrive in catalogo Silvia Bonomini: “Il ricamo a mano diventa un veicolo di indagine e di riflessione filosofica sulla portata e i limiti della scienza” e “i fili intrecciati e/o sovrapposti, come i corpi e i volti femminili visibili nelle grandi tele dell’artista modenese, vogliono essere apparizioni che rivelano quanto la resilienza femminile sia fondamentale per comprendere le leggi dell’universo e per evidenziare connessioni in-visibili in grado di riscrivere le trame del reale”.
Il lavoro di Margutti si ispira anche alla ricerca di Grete Hermann, scienziata e filosofa che ha ridefinito il concetto di causalità nella meccanica quantistica, sottolineando l’interdipendenza fra gli elementi. Il filo, nella sua pratica artistica, diventa un mezzo per tradurre visivamente queste connessioni, evocando la trama nascosta che collega le galassie, la materia e il pensiero umano.
“Figlie dell’infinito” si configura come una riflessione sulla conoscenza intesa come rete, sulla materia come intreccio di relazioni e sul ruolo del pensiero femminile nella costruzione di nuovi paradigmi. La mostra mette in luce come, in ambiti diversi, il contributo delle donne abbia introdotto un modello di sapere basato sulla relazione, sulla ciclicità e sull’interdipendenza, offrendo un’alternativa alle strutture lineari e gerarchiche della tradizione dominante.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Associazione AIDIA sezione Bologna e sarà aperta al pubblico fino al 2 aprile dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 18.
Per informazioni: gabinettopresidenteal@regione.emilia-romagna.it
Telefono: 051 527 5053 – 5826
(Luca Molinari)