COMUNICATO
Parità, diritti e partecipazione

Diritti. L’Assemblea legislativa chiede al Parlamento di non approvare il decreto legge sulla sicurezza

La presa di posizione in una risoluzione di AVS e Civici con de Pascale, a prima firma Paolo Trande, a cui si è contrapposto in Aula un documento di indirizzo politico presentato da Fratelli d’Italia

“Il Parlamento respinga il decreto legge sulla sicurezza pubblica”.

Questo l’impegno politico proposto in una risoluzione a prima firma Paolo Trande (Alleanza Verdi e Sinistra) e sottoscritta anche dai colleghi di gruppo Simona Larghetti e Paolo Burani nonché da Giovanni Gordini (Civici con de Pascale) approvata a maggioranza dall’Assemblea legislativa. Respinto un documento di indirizzo politico sullo stesso tema presentato da Fratelli d’Italia a prima firma della capogruppo Marta Evangelisti nonché da Giancarlo Tagliaferri, Alberto Ferrero e Nicola Marcello, che chiedeva di sostenere l’iniziativa governativa sottolineando alcuni passaggi ritenuti positivi fra cui “il contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata, l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati, la sicurezza urbana, la tutela del personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico e la gestione dei detenuti e delle attività lavorative all’interno e all’esterno degli istituti penitenziari”.

Nell’atto di indirizzo approvato, Trande sottolinea come il decreto legge sicurezza rappresenti “un consapevole percorso di criminalizzazione e repressione del dissenso da parte del governo, che, di fronte a instabilità, malcontento, disagio sociale e marginalità, risponde con il carcere”. Per il consigliere, l’esecutivo nazionale vuole “aumentare il numero di persone detenute, estendendo ulteriormente gli ambiti di intervento del diritto penale come accaduto per il così detto decreto legge Caivano sul disagio giovanile”.

Per i consiglieri di maggioranza, quindi, “il testo del decreto-legge rischia solo di aggravare, senza risultati sulla sicurezza collettiva, il già precario stato di salute degli istituti penitenziari, i cui tassi di sovraffollamento e l’impressionante numero di suicidi fra la popolazione ristretta necessiterebbero invece di essere affrontati in maniera strutturale”.

Simona Larghetti (AVS) ha sottolineato in particolare come “il decreto sicurezza rappresenta un grave pericolo per la convivenza democratica. La stessa scelta di trasformare il disegno di legge in decreto fa uscire l’iter dal civile confronto, così come l’introduzione di 14 nuove fattispecie di reati e che inasprisce tutte le pene e limita le libertà fondamentali criminalizzando ogni forma di dissenso come chi occupa pacificamente strade e ferrovie”. Per la consigliera, “l’inasprimento porterà ad un inevitabile ulteriore sovraffollamento delle nostre carceri dove, al posto del potenziamento delle pene alternative, si introducono nuovi reati puniti con enorme severità”. Per Larghetti, infine, “è assurdo criminalizzare il settore della cannabis industriale, che non è una sostanza psicotropa, e rappresenta un settore produttivo che dà lavoro ad oltre 37 mila persone con 150 milioni di indotto”.

Di confronto sulla sicurezza senza preconcetti soggettivi o ideologici parla invece Marta Evangelisti (FdI) nell’introdurre la risoluzione di cui è prima firmataria. “Con tale documento, chiediamo il rispetto delle prerogative e competenze auspicando una maggiore collaborazione con le forze dell’ordine oltre ad una leale e corretta collaborazione istituzionale. Il decreto legge di cui tanto si discute ha semplicemente completato il lavoro iniziato con l’omonimo disegno di legge. Gli aspetti positivi da sottolineare sono troppi ma tra questi ricordo solo l’attenzione data a luoghi cruciali del nostro vivere quotidiano come le stazioni o le tutele finalmente garantite alle forze dell’ordine nello svolgimento del proprio compito e anche al contrasto della cannabis light che per noi light non è”.

Per Alice Parma (Pd) “le modalità e l’iter del provvedimento sono importanti e testimoniano della chiara regressione attuata, con un Parlamento chiamato a ratificare quanto deciso dal governo. Il decreto parla di controllo e non di sicurezza o di tutela e le parole hanno un loro peso”. Per la consigliera dem la trasformazione in decreto legge non consente quel fondamentale confronto tra forze politiche garantito da questa risoluzione e comunque rimane il fatto che dallo scorso 12 aprile chi coltiva e commercia la canapa light diventa fuori legge e questo testimonia quanto fosse necessario un confronto prima di adottare queste misure”.

Paolo Burani (AVS) ha ricordato come questo sia “l’ennesimo atto repressivo di un governo che aveva già dato prova di sé nel 2022 con il così detto ‘decreto Rave’ in cui, a causa della genericità del testo, il reato di invasione rischiava di essere esteso agli attivisti ambientali e ciò purtroppo è puntualmente avvenuto. Questo ulteriore decreto intimidisce ulteriormente ogni forma di dissenso e questa deriva deve essere combattuta in ogni sede democratica”.

Ferdinando Pulitanò (FdI) ha ricordato che, “contrariamente a quanto sostenuto da qualche politico di centrosinistra, nonostante il governo Meloni sia in carica da oltre due anni, la democrazia non è stata in alcun modo minata in questo Paese, quindi sarebbe ora di finirla di appellare alcune forze politiche di essere antidemocratiche. I temi di questo decreto sono ciò che da anni è chiesto dagli elettori che ci hanno portato al governo tramite un voto democratico e trasparente e voglio ricordare a tutti che anche chi ha una casa occupata è una persona fragile che, per come vanno le cose in questo paese, non ha possibilità di difendersi”.

Per Paolo Calvano (Pd) “questa risoluzione propone un confronto tra forze politiche che al momento è stato negato in parlamento ma che avverrà fatalmente tra 60 giorni e confidiamo in radicali cambiamenti in questo testo. Quello che non capisco è l’iter che si è voluto seguire: se in questi due anni di governo il governo Meloni ha garantito maggiore sicurezza, per quale motivo si è scelto questo strumento che è uno strumento legislativo straordinario? L’allarme sociale è reale, ma forse è determinato da una situazione salariale insostenibile e forse su questo dovrebbe impegnarsi l’esecutivo nazionale. Sui nuovi reati previsti che vanno a colpire le forme di resistenza passiva, infine, devo constatare con amarezza che oggi una persona come Gandhi  sarebbe persona non gradita in Italia”.

Elena Ugolini (Rete Civica) rigetta le critiche all’iter scelto dal governo Meloni: “Dire che la strada del decreto legge è sbagliata è un’affermazione che cozza con quanto accade da decenni in questo ente regionale, dove le varie giunte regionali hanno consentito non più di una decina di leggi regionali promosse dall’Assemblea. Sui reati specifici in ambito carcerario, infine, non credo che siano niente di scandaloso perchè un reato è tale ovunque lo si commetta mentre sulla realtà carceraria è di fondamentale importanza continuare a lavorare con forme di reinserimento nella società”.

Anche Priamo Bocchi (FdI) sottolinea come il decreto sicurezza “fornisce concrete risposte alle domande che i cittadini pongono al mondo politico. Spiace che questa risoluzione entri a gamba tesa su un tema che non è di diretta competenza. Se si fosse voluto affrontare coerentemente il dibattito sulla sicurezza in ottica regionale erano altre le strade da percorrere”.

Per Tommaso Fiazza (Lega) la discussione sul decreto legge sicurezza “è strumentale perchè tutti i cittadini, di qualunque colore politico, stanno chiedendo maggiore sicurezza alla politica e a queste richieste si sono unite anche gli organismi di rappresentanza delle forze dell’ordine che chiedono maggiori tutele per i propri addetti che oggi devono temere se svolgono correttamente il proprio lavoro. Sulla revoca della cittadinanza, è giusto prevederne la revoca perchè non è possibile continuare a tollerare sempre tutto. La cittadinanza va meritata”.

Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale) ha invece sottolineato l’importanza della coesione sociale. “La sicurezza può essere ottenuta tramite molteplici strade ma credo che lo sforzo governativo dovrebbe essere rivolto nei confronti dei più fragili, garantendo maggiore dignità a queste persone che, anche da carcerate, devono sì scontare la propria pena ma che parimenti dovrebbero contare su corretti percorsi di reinserimento nella società”.

Alberto Ferrero (FdI) ha ribadito come “in qualunque società reale non esistano diritti senza doveri e il primo diritto è quello di seguire le leggi che democraticamente una comunità decide di darsi, quindi il decreto sicurezza fornisce quelle risposte richieste dai cittadini e che l’hanno portata a stravincere democraticamente le elezioni”

Di tenore opposto Maria Laura Arduini (Pd) per la quale “è necessaria una posizione di chiara opposizione a questo decreto che mina il rapporto fiduciario tra cittadini e istituzioni. E’ infatti preoccupante che nei 14 nuovi reati previsti, tanti riguardano strumenti pacifici di protesta civile”.

Per Francesco Sassone (FdI), infine, “il decreto legge sicurezza non è stato letto bene o non lo si è voluto leggere bene perchè in questo testo ci cono una serie di articoli che mirano a rinsaldare specificamente la coesione sociale oltre ad inserire una serie di provvedimenti a difesa della società. Occupare una casa è un reato e si crea un danno a qualcuno, occupare una strada o una linea ferroviaria è un reato grave perchè si impedisce il movimento alla cittadinanza anche per urgenze gravi”.

(Luca Boccaletti)

La comunicazione istituzionale del Servizio informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 12 aprile 2024 è soggetta alle disposizioni in materia di “par condicio” (legge 28/2000)

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