Continuano le azioni di prevenzione contro la peste suina africana in Emilia-Romagna che stanno dando risultati, tanto che nell’ultimo anno il virus è stato contenuto e non si registra alcuna espansione, motivo per cui a breve si prevede la riduzione dei vincoli in alcune aree del parmense. La notizia viene direttamente dal commissario straordinario Giovanni Filippini.
“A breve presenteremo un nuovo piano strategico, perché c’è la necessità di riformulare alcune azioni. Stiamo rivedendo il piano di cattura e abbattimento dei cinghiali, le aree cosiddette infette si stanno riducendo e per questo in alcune specifiche aree del parmense e del piacentino saranno rimossi gli attuali vincoli. È attivo un sistema di sorveglianza per limitare l’espansione delle infezioni, con interventi di depopolamento mirato in aree in cui il virus non si è diffuso. C’è anche un lavoro di ricerca per arrivare a un vaccino: l’obiettivo è tutelare il sistema suinicolo. Prevista, poi, un’attività di bonifica nei territori colpiti per eliminare (con l’ausilio dei cani molecolari) le carcasse degli animali malati. In queste ore saranno poi assegnate nuove risorse all’Emilia-Romagna per le attività do contrasto alla peste suina”. A intervenire in commissione Politiche per la salute e politiche sociale (presieduta da Gian Carlo Muzzarelli), in congiunta con la commissione Politiche economiche (presieduta da Luca Giovanni Quintavalla), sul problema della pesta suina africana è il commissario straordinario Giovanni Filippini.
“L’obiettivo – sottolinea il presidente Muzzarelli – è quello di bloccare l’espansione della peste suina a tutela dell’industria agroalimentare di trasformazione delle carni suine. Occorre un’attenzione totale e sono risultati efficaci gli interventi sulla biosicurezza negli allevamenti. Non dobbiamo abbassare la guardia e deve proseguire il coinvolgimento dei cacciatori per continuare con l’abbattimento dei capi di cinghiale”. Per il presidente Quintavalla “è importante coinvolgere tutta la filiera; con il nuovo commissario si è registrato un cambio di passo e risultati concreti. I territori più colpiti in regione sono in provincia di Piacenza e di Parma. Servono azioni concrete a sostegno del sistema produttivo del settore, a partire dai progetti di ricerca sul virus”.
Per l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi “la battaglia è complessa, ma dobbiamo vincere. L’Italia deve puntare all’eradicazione del virus, servirà tempo ma l’obiettivo è chiaro. Parliamo di una filiera con un valore inestimabile, che dobbiamo difendere e sostenere. Stiamo lavorando per ridurre le zone infette, tanto nell’ultimo anno il virus non si è espanso verso Est. Ora possiamo iniziare a ragionare sulla riduzione delle restrizioni per i territori coinvolti. Il sistema produttivo vale 1,5 miliardi di euro, che diventano 5 miliardi al consumo; sono centinaia le aziende del settore, migliaia i posti di lavoro. Serve proteggere gli allevamenti – sono stati messi in campo per questo obiettivo 11 milioni di euro. In Emilia-Romagna abbiamo avuto solo due focolai su suini domestici, risultano quindi utili gli interventi sulla sicurezza. C’è stata una buona capacità gestionale da parte degli allevatori ed è necessario ridurre il numero di cinghiali (messi in campo sul problema più di 3 milioni di euro). È centrale anche sostenere il sistema produttivo, con agevolazioni e sgravi fiscali (previsto anche un investimento di 5 milioni per aprire a nuovi mercati), importante inoltre supportare i progetti di ricerca sul virus”.
Interviene poi l’assessore regionale alla Sanità Massimo Fabi: “La sanità pubblica sul contrasto a questo problema riveste un ruolo centrale, con azioni di prevenzione. Ci sono similitudini con il Covid. Quest’anno in Emilia-Romagna registriamo un contenimento del virus e dobbiamo continuare a correre più del virus. Il problema investe l’intera cittadinanza, siamo disponibili a finanziare attività di ricerca (attualmente non c’è cura e non c’è vaccinazione per contrastare questa malattia), serve lavorare sulla sicurezza per abbattere il rischio. La pedemontana dell’area parmense avrà meno vincoli (passerà da zona di restrizione due a zona di restrizione uno) e prevedibilmente le regole saranno meno stringenti anche a Medesano e Noceto; siamo sulla strada giusta. Di recente sono stati eliminati i vincoli su parte del comune di Parma nonché su San Secondo Parmense, Montechiarugolo e Traversetolo”.
Per Davide Calderone di Assica (Associazione industriali delle carni e dei salumi) “non bisogna pensare di avere vinto, serve tenere alta la guardia, le perdite sono di 20milioni di euro al mese per mancate esportazioni; serve riaprire i mercati e occorre poi lavorare sulla ricerca”. Per Antonio Grossetti del Consorzio salumi DOP piacentini, sull’area del piacentino “la situazione sta migliorando, non ci sono più carcasse ma il danno è stato enorme”. Per Riccardo Evangelisti della Cia (Confederazione italiana agricoltori) “il problema è serio, ci sono stati allevamenti che hanno chiuso, ci sono problemi rispetto agli abbattimenti, serve un’operatività uniforme su tutto il territorio regionale e occorre anche un maggiore coinvolgimento sul problema delle associazioni”. Per Cesare Azzali (Unione parmense degli industriali) “serve diffondere la consapevolezza che la peste suina coinvolge l’intera cittadinanza; il virus si diffonde facilmente, occorre poi semplificare le procedure per assegnare le risorse dedicate. Infine bisogna garantire l’accesso ai mercati dei nostri prodotti trasformati”. Per Sarah Magrini (Coldiretti) “serve fare squadra per affrontare il problema; la Regione Emilia-Romagna si è da subito attivata e con l’arrivo del commissario Filippini l’azione, a livello nazionale, è stata più efficace. Gli allevatori hanno investito sulla biosicurezza, ma il problema resta sugli animali selvatici”. Per Stefano Fanti (Consorzio del prosciutto di Parma) “è importante riaprire i mercati chiusi, a partire dal Giappone; il prosciutto di Parma garantisce adeguati parametri sulla sicurezza sanitaria, trattandosi di un prodotto che vende per 1,5 miliardi di euro”. Per Daniele Sozzi (Fai-Cisl) “il settore impatta su un elevato numero di lavoratori e l’unico strumento che abbiamo è la cassa integrazione; dobbiamo capire come sostenere queste persone”. Per Luca Gozzoli (Polizia provinciale di Modena) “il meccanismo di contenimento si basa sul volontariato; non c’è la percezione di quello che sta succedendo e l’emergenza è continua”. Infine, Cosimo Paladini, subcomissario alla peste suina africana per il parmense, spiega che “serve continuare sui controlli di biosicurezza negli allevamenti, con attenzione alla formazione, e continuare poi l’azione di prevenzione sui territori, lavorare per evitare svalicamenti della malattia; serve infine ridurre la burocrazia per impiegare le risorse disponibili in modo più efficace”.
Interviene, poi, il consigliere Francesco Sassone (Fratelli d’Italia): “Manca una filiera di informazione puntuale sul problema, importante il lavoro del commissario Filippini, il nostro auspicio è che si arrivi quanto prima alla parola fine sulla peste suina africana”. Per Nicola Marcello (Fratelli d’Italia) “è importante che il recupero delle carcasse degli animali riguardi l’intera regione e non solo i territori colpiti dal virus; sul tema dell’informazione è importante prevedere campagne d’informazione adeguate sul problema”. Per la consigliera Maria Costi (partito democratico) “è da tempo che si lavora su questo tema, ora si vedono i risultati, è importante armonizzare il lavoro di tutti”. Per Lorenzo Casadei (Cinquestelle) “serve tutelare gli allevatori e ora serve passare alla fase due, partendo dal tema della ricerca, puntando sulla prevenzione; serve poi un sistema di biosicurezza adeguato, sfruttando maggiormente le tecnologie a disposizione”. Per Daniele Valbonesi (Partito democratico) “c’è la priorità sanitaria, poi quella economica; la questione è delicata, il lavoro del commissario sta garantendo effetti positivi ed utile coinvolgere tutti i territori della regione, compresa la Romagna”.
(Cristian Casali)
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