COMUNICATO
Scuola giovani e cultura

Scuola. Civici-Pd-M5s-Avs: “Rivedere la riforma scolastica proposta dal ministro Valditara”

In una risoluzione discussa e approvata a maggioranza oggi in commissione Scuola, i firmatari del documento sostengono che la riforma, con l’inasprimento delle norme disciplinari, rischia di generare un clima repressivo nelle scuole

La giunta regionale solleciti il governo, in ogni sede, a rivedere la “riforma Valditara”, riforma che, con l’inasprimento delle norme disciplinari, rischia di generare un clima repressivo nelle scuole.

È l’impegno contenuto in una risoluzione sottoscritta da Giovanni Gordini (Civici con de Pascale), Simona Lembi (Pd), Lorenzo Casadei (Movimento 5 stelle) e Simona Larghetti (Alleanza verdi sinistra) e discussa oggi in Commissione Giovani, presieduta da Maria Costi. Spunto per il documento è quanto accaduto al Liceo Minghetti di Bologna: a seguito dell’ultima occupazione di marzo, sono state presentate denunce a carico degli animatori della protesta ed emessi alcuni provvedimenti disciplinari, ossia tre giorni di sospensione e il sei in condotta.

“È fondamentale riconoscere la partecipazione di studenti e studentesse alla vita sociale e politica, anche quando espressa attraverso forme di dissenso critico”, affermano i firmatari del documento che puntano il dito contro la riforma del ministro Valditara in quanto “introduce un inasprimento delle sanzioni disciplinari attraverso l’adozione sistematica del sei in condotta e delle sospensioni, paventando che tali misure possano compromettere l’intero percorso formativo fino alla possibile perdita dell’anno scolastico”. “Questa nuova impostazione normativa si distacca dalle precedenti linee educative orientate al recupero e alla rielaborazione critica delle condotte scorrette”, proseguono.

Nell’atto di indirizzo si auspica anche la sospensione dei procedimenti disciplinari e la ripresa del dialogo e del confronto. Altro auspicio è che la scuola tutta, “Ufficio scolastico regionale compreso, insieme al Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, favoriscano una gestione con una visione educativa dei conflitti, privilegiando il dialogo costruttivo piuttosto che l’approccio punitivo”.

Il civico Giovanni Gordini, fra i firmatari, ha evidenziato che è importante “mantenere aperto un terreno di confronto e di ascolto soprattutto all’interno dei percorsi educativi come quelli scolastici”.

Lorenzo Casadei (M5s) ribadisce il senso del documento ricordando che il ruolo della scuola pubblica “è quello di formare cittadini consapevoli, diventando palestra di cittadinanza attiva e luogo di apprendimento critico”.

Molto critica sui contenuti del documento è Elena Ugolini di Rete civica, che ricostruisce quanto accaduto al Minghetti. “Il 18 marzo, al termine di una assemblea non autorizzata, cinque studenti hanno dichiarato al dirigente l’intenzione di occupare. Il dirigente ha formulato tre proposte alternative: l’organizzazione di un’assemblea su tematiche di interesse, una autogestione con calendarizzazione decisa dagli studenti, la concessione di parte dell’edificio per continuare l’azione di protesta senza impedire agli altri di fare lezione. Tutte proposte che sono state rifiutate. Il dirigente è un pubblico ufficiale ed è tenuto a fare denuncia quando si verificano dei reati. E sono stupita che la politica strumentalizzi questi episodi”.

Critico anche Alberto Ferrero (FdI) per il quale la risoluzione “ha finalità pretestuose e vuole solo portare avanti una critica generalizzata nei confronti del Governo Meloni”. “Ricordo che la funzione della scuola è anche quella di insegnare il vivere civile, di educare a come ci si comporta nella società”, afferma.

Fausto Gianella (FdI) ribadisce che “la libertà di uno finisce dove comincia quella di un altro”. “Io ho vissuto in una zona depressa e, nel 1964, erano pochi quelli che hanno avuto la possibilità di andare a scuola. Al liceo Minghetti una minoranza ha impedito alla maggioranza di andare a scuola, è questo ciò che è accaduto”, afferma.

Sulla stessa linea Marta Evangelisti (FdI). “Strumentalizzare politicamente la scuola e gli studenti è un fatto deplorevole, sotto il profilo etico e politico. La democrazia e la legalità sono principi inviolabili, alla base dell’educazione che una scuola deve impartire. Se questi principi si violano, ci sono le sanzioni. E se si ritiene che i provvedimenti siano ingiusti, si può fare ricorso perché è anche in questo modo che si esercita ulteriormente la democrazia. Ma noi non siamo deputati a esprimere un giudizio sul lavoro svolto dal dirigente e dal corpo docente, non siamo un tribunale. Se la sinistra vuole prendere posizione contro il governo, può legittimamente farlo, ma senza strumentalizzare la scuola e questa specifica vicenda”.

Secondo Simona Larghetti (AVS) “la politica è tenuta ad ascoltare i giovani”. “Anzi, dovremmo parlare di più di ciò che accade nelle scuole. E che la politica debba stare fuori dalle scuole è un’idea che rigetto”.

Per Nicola Marcello (FdI) “le polemiche sterili vanno messe da parte, perché gli studenti sono le vere vittime di questo sistema per il quale la politica si introduce nelle scuole”.

Per Ferdinando Pulitanò (FdI) la risoluzione “è vergognosa perché non difende la libertà di esprimere il proprio pensiero, ma i comportamenti illegali di pochi studenti che hanno bloccato una scuola”.

“Avremmo sperato che chi ha presentato la risoluzione parlasse in modo dettagliato dei fatti accaduti come ha fatto la consigliera Ugolini – ha detto Alessandro Aragona (FdI) -. Ma questi dettagli sono stati evitati. Questo è un documento politicamente inaccettabile”.

Per Anna Fornili (Pd), invece, “il fulcro del documento è molto più semplice, perché punta a privilegiare l’approccio dialogante e costruttivo invece di quello punitivo”.

La risoluzione è stata approvata con i voti favorevoli delle forze di maggioranza e i voti contrari delle forze di minoranza.

(Brigida Miranda)

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