L’Assemblea legislativa ha respinto il progetto di legge sottoscritto dai nove consiglieri del gruppo Lega nord su “Norme in materia di tassa regionale sulla prostituzione”, approvando l’ordine del giorno per il non passaggio al voto dell’articolato presentato dal Pd. A favore dell’ordine del giorno si sono espressi Pd e Sel, mentre hanno votato contro Ln, M5s, Fi e Fdi-An.
L’esame del progetto di legge era iniziato nella precedente seduta dell’Assemblea legislativa. Il relatore del provvedimento, nonché primo firmatario, Matteo Rancan (Ln), ha illustrato obiettivi e contenuti della proposta partendo dalla constatazione che “nell’ordinamento giuridico italiano la prostituzione non è oggetto di alcun divieto o proibizione”. Quelle che la legge vieta sono “le attività di sfruttamento e di favoreggiamento della prostituzione, reati introdotti dalla legge 75/1958, la cosiddetta ‘legge Merlin’”. Scopo del progetto di legge, quindi, “è di combattere la prostituzione mediante l’introduzione di una tassa regionale a fronte dei servizi sanitari di prevenzione e assistenza forniti dalla Regione connessi con l’esercizio della prostituzione (counseling, visite periodiche generali, prevenzione malattie infettive, rilascio certificati di buona salute)”. Istituire questa tassa può servire “non solo a finanziare servizi in materia sanitaria collegati all’esercizio di quell’attività, a tutela della salute di prostitute e clienti, ma anche a reperire risorse per il welfare regionale”. Nel progetto di legge, infine, si propone di istituire “il Registro regionale obbligatorio degli esercenti dell’attività di prostituzione nel territorio regionale” e si prevede, “nel definire la base imponibile, un’aliquota del 27% fino a 28.000 euro e del 40% per cifre superiori, con un introito annuo di oltre 40 milioni di euro”. Occorre, pertanto, ha concluso Rancan, “un atto di coraggio”.
Contro questa proposta, definita “provocatoria e tecnicamente insostenibile”, Paolo Calvano (Pd) ha sottolineato come “occorra anzitutto un quadro normativo nazionale” e il fatto che “la prostituzione è raramente una scelta volontaria, dato che nella stragrande maggioranza è connessa con lo sfruttamento, la tratta di esseri umani e la riduzione in schiavitù di migliaia di donne”. La piaga della prostituzione, ha affermato il consigliere, “non si combatte con l’introduzione di una tassa o l’istituzione di un registro, come propone la Lega nord, ma mettendo la persona, la sua libertà e il suo diritto all’autodeterminazione al centro delle politiche”.
Enrico Aimi (Fi) ha ricordato come “la prostituzione, essendo lecita in Italia, al contrario dello sfruttamento della stessa, che va perseguito con decisione, possa essere tassata e per farlo sia sufficiente che le forze di polizia segnalino chi la esercita all’Agenzia delle entrate, la quale può avviare i dovuti controlli fiscali”. Il problema, ha concluso il consigliere, “è sociale ma si può cominciare a risolverlo aggredendolo dal versante economico e su questo punto invito la maggioranza a lavorare su una proposta unitaria partendo dai diritti e dal rispetto della persona”.
Tommaso Foti (Fdi-An) ha evidenziato come “di fronte all’esplosione del fenomeno della prostituzione nella nostra regione, la proposta della Lega Nord sia un inizio di risposta che, partendo dal presupposto della liceità del meretricio, ha il pregio di prevedere un’imposizione fiscale che ha un fondamento giuridico certo”. Il punto dirimente, ha proseguito, “è se si vuole tassare o meno la prostituzione, perché in caso affermativo la via è quella indicata da Aimi”. “Continuare a non intervenire- ha concluso Foti- trincerandosi, come fa il Pd, dietro la logica dello sfruttamento, è una resa all’inazione o, peggio, alla rassegnazione che rischia di alimentare, in particolare, il fenomeno della prostituzione giovanile, slegato dalla riduzione in schiavitù”.
Alan Fabbri e Fabio Rainieri (Ln) hanno ribadito come “la Lega Nord abbia dato un contributo per rompere un tabù e per cominciare a contrastare lo sfruttamento della prostituzione da parte della malavita organizzata”. “Respingere pregiudizialmente la nostra proposta di legge e il nostro invito a lavorare su un progetto di legge condiviso- hanno concluso-, continuando a negare la portata di un fenomeno dilagante e le richieste di intervento dei cittadini, getta un’ombra di responsabilità sui politici che siedono sui banchi della maggioranza”.
(lg)