Coniugare impresa e lavoro, sviluppo economico e coesione sociale partendo da quanto fatto in questi anni dalla Regione Emilia-Romagna.
Disco verde delle commissioni Politiche economiche e Statuto, presiedute rispettivamente da Luca Quintavalla e Emma Petitti, alle proposte realizzate da viale Aldo Moro per la Sessione europea 2025, ovvero il percorso per partecipare alla formazione e attuazione delle politiche dell’Unione europea. Tra gli impegni assunti dalle commissioni ci sono anche quelli relativi all’inclusione lavorativa e sociale delle persone diversamente abili, del contrasto alla diseguaglianza di genere e per la tutela delle fasce più fragili della popolazione.
“Abbiamo molto a cuore il tema della competitività e dell’innovazione che sta alla base della dell’interesse di un sistema produttivo come quello dell’Emilia Romagna fatto di piccole e medie imprese soprattutto di eccellenze, vogliamo essere attrattivi per le imprese e allo stesso tempo tutelare un lavoro di qualità”, spiega la relatrice di maggioranza Barbara Lori (Pd).
Per il relatore di minoranza Ferdinando Pulitanò (FdI) occorre, invece, “bisogna sburocratizzare e semplificare le norme per dare risposte ai bisogni del sistema delle imprese, che è fondamentale per lo sviluppo della nostra comunità. Vogliamo un mercato europeo che abbia come bussola la competitività”.
Per la presidente Emma Petitti “ci sono temi relativi agli obiettivi della semplificazione e competitività dell’Europa, altri obiettivi che riguardano l’innovazione e la semplificazione degli investimenti. Inoltre, c’è il tema della sostenibilità della democrazia: porteremo il nostro contributo”.
Le fa eco il presidente Luca Giovanni Quintavalla (Pd): “L’Europa ha valorizzato il nostro sistema agroalimentare e questo non va dimenticato. Ritengo sia una battaglia importate difendere il ruolo delle Regioni. L’Europa è la nostra ancora di salvezza per le sfide che ci attendono, per cui dobbiamo sentirci parte dell’Europa e noi come Emilia-Romagna abbiamo tutte le carte in regola per essere protagonisti”.
Il dibattito.
Secondo Alessandro Aragona (FdI) “sono temi rilevanti quelli che riguardano il mondo produttivo, ai quali si lega il tema della competitività. In questo campo la semplificazione è fondamentale: è inutile affrontare il problema dei dazi quando non iniziamo ad affrontare i nostri di problemi. Troppo poco parliamo delle decine di dazi interni causati dalla mancata volontà di intervenire sul sistema burocratico. Bisogna utilizzare questo mese della sessione europea per elaborare un documento ambizioso che contempli una visione d’insieme dell’economia. I cittadini e il mondo dell’impresa ci chiedono un cambiamento”.
Per Elena Ugolini (Rete civica) “un documento coraggioso deve avere come primo punto la strategia verde; non possiamo pensare a una transizione ecologica senza tenere insieme l’aspetto economico e sociale. La semplificazione è un altro punto: occorre eliminare delle norme e diminuire gli enti da cui dipendono talune decisioni; non possiamo non agire su questi ambiti. Il tema famiglia non è stato affrontato ma credo sia fondamentale lavorare per creare lavoro femminile e cercare di far restare i giovani nella nostra regione. Una seria politica per la casa è quantomai necessaria”.
“Misure realmente coraggiose – sottolinea Eleonora Proni (Pd) – abbisognano di una precondizione: un’Europa giusta. La semplificazione, per essere reale, deve avere degli obiettivi, è anche un tema di trasparenza e consapevolezza. Ci vuole un’Europa che lavora per guadagnare fiducia attraverso un reale coinvolgimento. Se facciamo un’Europa dei cittadini possiamo pensare di avere quella dimensione di solidarietà che può aiutarci nelle sfide”.
Secondo Annalisa Arletti (FdI) “l’Emilia-Romagna è un delle regioni locomotiva dell’Europa, per cui la transizione deve essere sostenibile sotto il profilo economico. Il recupero della competitività delle nostre aziende è importante. Il Green deal va riequilibrato, non possiamo permetterci di far delocalizzare le aziende. Il tema della difesa è fortemente legato all’economia e sappiamo quanto in un contesto di incertezza geopolitica gli investimenti possono bloccarsi. Inoltre, in un’epoca dove la disinformazione è un rischio, è importante occuparsi di cybersicurezza”.
“Mentre lavoriamo allo sviluppo di energia sostenibile – evidenzia Vincenzo Paldino (Civici) – dobbiamo ridurre il prezzo del gas migliorando le politiche europee, ad esempio facendo acquisti come Unione europea per avere più potere contrattuale. Dobbiamo difendere con forza i diritti dei consumatori, in quanto sono proprio le famiglie più fragili ad essere più colpite. L’innovazione è un settore fondamentale: l’Europa è carente sia rispetto agli Stati Uniti che alla Cina. Non dobbiamo guardare solo alla crescita economica ma anche a trattenere i talenti che formiamo. Aumentare gli investimenti privati sarà la grande sfida dei prossimi anni, altrimenti rimarremo schiacciati dalle super potenze”.
Per Carla Ludovica Ferrari (Pd) “siamo un’Europa forte da un punto di vista valoriale; il nostro è un territorio di libertà e democrazia, anche da un punto di vista economico. Ma per non essere percepiti come un mercato maturo, dobbiamo fare investimenti sulle tecnologie, che devono tradursi in competenze e formazione, e dobbiamo partire dalla scuola con forti investimenti. Il digitale non è solo uno strumento, ma un campo d’azione dove non abbiamo competenze specifiche”.
Secondo Fausto Gianella (FdI) “siamo a competere con economie forti che non rispettano il nostro modo di concepire la dimensione sociale. Parliamo di un’economia green e ci troviamo a combattere con economie di guerra, economie di colonizzazione. Guardiamo cosa sta facendo la Cina in Africa. Ci troviamo a competere con chi non rispetta le nostre regole. I nostri tecnici vanno a produrre nel mondo le migliori centrali nucleari e noi non le possiamo produrre, questo va a scapito delle nostre aziende. Stiamo facendo fatica a competere con il mondo”.
“Ci sono temi di rilevanza straordinaria – sottolinea l’assessore al Bilancio Davide Baruffi in fase di replica – che partono dalle competenze di queste due commissioni. Riuscire a cogliere questi elementi di sintonia, anticipando alcune traiettorie, credo sia la chiave del successo. La sessione europea è un’occasione per cogliere elementi di utilità e sinergia. Sul fronte della decarbonizzazione si misura la nostra capacità di dare un contributo attraverso una politica che non si può limitare a stabilire vincoli: la trasformazione è possibile se vengono definite politiche trasformative industriali”.
Scorrendo i numeri alla base della Sessione europea 2025, si vede che la Regione Emilia-Romagna è soggetto attuatore di poco più di 1.400 progetti per un totale di circa 1,25 miliardi di euro per il Pnrr. Nel 2024 il tasso di occupazione medio europeo delle persone tra 20 e 64 si colloca al 75,3%. L’Italia risulta in crescita di 1,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente e si porta al 66,3%. Il tasso di occupazione regionale resta superiore sia alla media italiana sia a quella europea e nel 2023 raggiunge il 75,9%, con un incremento di 1,1 punti percentuali, rispetto al 2022, che consente di recuperare pienamente il livello pre-pandemia (era pari al 75,4% nel 2019). L’Emilia-Romagna, inoltre, continua a posizionarsi ben oltre la media italiana anche per livello di occupazione femminile: nel 2023 il tasso di occupazione delle donne si colloca 12,6 punti percentuali al di sopra del livello nazionale (69,1% contro 56,5%). Il Piano d’azione del Pilastro europeo dei diritti sociali ha individuato, tra i target al 2030, anche il dimezzamento, rispetto al 2019, del divario di genere nei livelli di occupazione tanto che in Emilia-Romagna nel 2023 la differenza tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile registra un’ulteriore, seppur modesta, diminuzione e si assesta a 13,5 punti percentuali. Nell’ultimo anno, la dinamica positiva dell’occupazione femminile è più forte: il tasso di occupazione degli uomini si attesta all’82,6%, in crescita di 0,9 punti percentuali rispetto al 2022, mentre il tasso di occupazione delle donne è pari al 69,1%, con un aumento di 1,2 punti percentuali.
(Giorgia Tisselli e Luca Molinari)
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