“Accoglienza e orientamento ai servizi sanitari, sociosanitari e assistenziali, assistenza sanitaria per problemi ambulatoriali urgenti, gestione delle patologie croniche (attraverso l’integrazione dell’assistenza primaria con i servizi specialistici presenti) e interventi di prevenzione e promozione della salute”. Questi i principali aspetti che caratterizzano il modello ‘Casa della salute’, esposto oggi nell’audizione in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Paolo Zoffoli, dai responsabili delle strutture presenti sul territorio.
“Le funzioni di assistenza primaria erogate nelle Case della salute sono, principalmente, la gestione coordinata delle patologie croniche, la pianificazione e l’esercizi integrato dell’assistenza domiciliare, l’educazione sanitaria terapeutica, l’assicurazione della continuità assistenziale per problemi ambulatoriali urgenti e l’assistenza farmaceutica. Inoltre- è stato spiegato- dove le condizioni logistiche lo consentono sono presenti attività consultoriali e specialistiche ambulatoriali di base, screening oncologici, attività di prevenzione e profilassi delle malattie infettive e di certificazione della sanità pubblica e servizi connessi al Centro di salute mentale. Nella stessa sede, infine, possono essere collocati i centri diurni e le strutture residenziali per i diversi target di popolazione”.
In audizione sono state portate cinque diverse esperienze, di differenti realtà territoriali emiliano-romagnole.
Mirco Pinotti,direttore del Dipartimento cure primarie dell’Ausl di Reggio Emilia, intervenendo sulla struttura di Puianello di Quattro Castella, ha rimarcato che attraverso il progetto Case della salute “la salute non è solo sinonimo di sanità ma anche di benessere dell’indiviso”, specificando che “la comunità e la persona devono essere al centro di ogni azione del welfare, coinvolgendo i Comuni, le stesse Ausl, le associazioni, le imprese, le parrocchie, i servizi sociali e, in generale, tutti i cittadini”.
Mario Meschieri,direttore del Distretto di Mirandola dell’Ausl di Modena, intervenendo sul caso di Finale Emilia, ha voluto ricordare che “la Casa della salute, prima di un edificio, è un metodo di lavoro che poggia sul gruppo, sul coordinamento”.
Chiara Benvenuti,direttrice del Distretto centro nord dell’Ausl di Ferrara, parlando dell’esperienza di Copparo (Casa della salute terre e fiumi), ha riferito “dell’importanza del ruolo dei professionisti nell’orientare i cittadini e, in particolare, nel trattare i pazienti complessi e cronici”, ricordando, infine, “l’impegno sulla formazione e sul coinvolgimento della cittadinanza”.
Lucio Boattini, direttore del Distretto di Forlì dell’Ausl Romagna, intervenendo sulla struttura di Forlimpopoli, ha parlato di “valorizzazione delle sinergie presenti nella comunità locale”, indicando le caratteristiche principali di questo tipo di strutture: “Prossimità delle cure, equità distributiva ed efficienza dei servizi”. Definendo, in tal senso, le Case della salute come “una comunità di professionisti che si prende cura di una comunità di cittadini”.
Giuseppina Ciotti, direttrice del Distretto di Parma dell’Ausl di Parma, descrivendo i casi dell’area urbana parmigiana, ha parlato di “leva strategia a supporto del cambiamento”, con l’obiettivo di “una maggiore integrazione tra sanità e sociale”.
Al termine della seduta, Raffaella Sensoli (M5s) ha chiesto informazioni e specifiche sulla trattazione delle patologie croniche. I tecnici hanno parlato di “facilitazioni nella diagnosi, attraverso percorsi facilitati per garantire un completamento delle indagini attraverso l’ausilio di professionisti e specialisti interni”.
(cr)