COMUNICATO
Infrastrutture e trasporti

Infrastrutture. Studio di fattibilità della ferrovia Cispadana, sì alla richiesta di potenziare il Fondo nazionale trasporti

Approvata una risoluzione a prima firma Paldino (Civici con de Pascale). La maggioranza concorda sulla necessità di chiedere un intervento al governo per realizzare opere che rendano competitiva la mobilità sostenibile. L’opposizione ha puntato il dito sul Prit, giudicato uno strumento “vecchio” in cui sono inseriti progetti che raramente vengono concretizzati

Più risorse per procedere con lo studio di fattibilità della ferrovia Cispadana, infrastruttura fondamentale per potenziare la mobilità modenese. L’Assemblea legislativa ha approvato la risoluzione a prima firma Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale) e sottoscritta da Lorenzo Casadei (Movimento 5 stelle), e Luca Sabattini, Gian Carlo Muzzarelli, Paolo Calvano e Maria Costi (Partito democratico) che chiede di “avviare lo studio di fattibilità per la creazione di una ferrovia Cispadana (obiettivo indicato nel programma di mandato), che collegherebbe diverse città, tra cui Sassuolo, Reggio Emilia, Carpi, San Felice sul Panaro, Ferrara e Ravenna/Faenza fino a Rimini, supportando anche le esigenze della Zona logistica semplificata (Zls)”. A tal fine, con l’approvazione dell’atto politico, l’esecutivo si impegna a chiedere al governo un adeguamento del Fondo nazionale trasporti. Sulla risoluzione sono stati presentati quattro emendamenti: uno a prima firma Muzzarelli (Pd), uno a prima firma Arletti (FdI), due a prima firma Pulitanò (FdI). Approvato il primo, respinti gli altri tre.

“Nell’elaborazione del nuovo Piano regionale integrato dei trasporti (Prit) -ha sottolineato Paldino- occorre valutare un rafforzamento del sistema intermodale (ferro-gomma) modenese, raddoppiando le linee ferroviarie esistenti e sviluppando un sistema metropolitano di superficie a servizio della mobilità casa-lavoro e casa-scuola. Occorrono finanziamenti destinati sia al bacino modenese che agli altri bacini regionali per risolvere le criticità storiche e costruire un sistema di trasporto pubblico competitivo. La mobilità pubblica -ha aggiunto il consigliere- incide sulla qualità della vita dei cittadini, sull’accessibilità ai servizi, sulle opportunità di crescita socio-economica, l’attrattività e sulla qualità dell’ambiente. È urgente che il governo nazionale incrementi le risorse destinate al trasporto pubblico locale, assicurando agli enti locali e regionali le condizioni economiche necessarie per realizzare strategie di mobilità sostenibile coerenti con gli obiettivi europei”.

“In particolare, il bacino di Modena subisce strutturalmente un sottofinanziamento per i trasporti con una situazione che si è aggravata dall’inizio degli anni 2010-2011. La carenza di risorse ha costretto i gestori del Tpl a strutturare il servizio principalmente in base alle esigenze degli studenti finendo per penalizzare lavoratori e famiglie. I 5 miliardi, stanziati dall’attuale governo per la mobilità pubblica, non bastano a fronte di una domanda crescente”, ha concluso Paldino.

L’argomento ha sollevato un ricco dibattito. La maggioranza concorda sulla necessità di chiedere un intervento al governo per realizzare opere che rendano competitiva la mobilità sostenibile. L’opposizione ha puntato il dito sul Prit, giudicato uno strumento “vecchio” in cui sono inseriti progetti che raramente vengono concretizzati.

Ferdinando Pulitanò (FdI) ha ricordato “che Modena aspetta da anni nuove e fondamentali infrastrutture ma a parte gli annunci, i progetti presentati nel Prit rimangono lettera morta. Inoltre, Modena non ha alcun collegamento con l’alta velocità, per non parlare della linea con Vignola. Il fondo nazionale non è sufficiente per realizzare i sogni di tutta Italia però non è neanche corretto sollecitare il governo che cerca di barcamenarsi per i vuoti economici dovuti al superbonus e alle incertezze geopolitiche. Si chiedono più di 5 miliardi quando il governo Gentiloni nel 2017 ne stanziava 4. Se vogliamo un maggiore uso di treni e bus dobbiamo cercare di rendere il Tpl sicuro: in più di un’occasione quest’Aula ha bocciato la nostra richiesta di maggiore sicurezza”.

Per Simona Larghetti (Avs) “noi dobbiamo fare la nostra parte sulle competenze regionali e interloquire con il governo per altre competenze. Sulla Bologna-Modena la Regione ha messo a bilancio 5,4 milioni all’anno creando corse aggiuntive in settimana, nelle fasce orarie usate dai pendolari, e anche nel week-end. Questo è il massimo che si può fare con le infrastrutture esistenti. Vero che nel Prit ci sono opere non realizzate ma gli strumenti di pianificazione comprendono opere non eseguibili dalla Regione”.

Marta Evangelisti (FdI) ha ricordato come “sia stato proprio il presidente de Pascale a dire che non tutte le opere sono realizzabili. Strano quindi che proprio la maggioranza presenti una risoluzione con la ‘lista spesa’ e chieda di inserire i relativi progetti nel Prit. Serve coerenza. Nel 2025 scade il Prit e ancora non è andato in nessuna commissione. Delle consultazioni tra il presidente della Regione e il ministero dei Trasporti non abbiamo informative. Nei nostri territori ci sono tante infrastrutture per le quali si aspettano da anni delle risposte, dalla bretella Reno-Setta a una mobilità funzionale per i lidi comacchiesi, fino al quadruplicamento della linea ferroviaria Bologna-Castelbolognese che anche una parte della maggioranza non gradisce. Perché queste opere non sono andate a compimento?”.

Luca Sabattini (Pd) ha concordato sul fatto che su certe opere “non si possono fare discussioni decennali, e che progetti precise non dovrebbero essere messi in discussione ma questa risoluzione si riferisce allo studio di fattibilità. Il Tpl non è una responsabilità unica del governo attuale. Dal 2009 a oggi i finanziamenti nazionali sono passati da 6 a 5 miliardi, con una riduzione reale di circa il 36%. Uno dei problemi principali per una Regione come la nostra è che la ripartizione delle risorse non è calcolata sulla percentuale abitativa e sulla necessità infrastrutturale. Ad ogni modo sul Tpl ci deve essere una politica nazionale di competitività”.

Lorenzo Casadei (M5s) ha sottolineato che “la Cispadana è uno dei progetti di cui il Movimento 5 stella parla dal 2020 poiché strategica per il territorio di Ferrara e Modena. Per il Tpl servono collegamenti e intermodalità tra ferro e gomma se no si disincentiva il trasporto sostenibile. Come gruppo politico stiamo presentando mozioni tra Reggio Emilia, Modena e Ferrara per chiedere a Comuni e Regione per potenziare i collegamenti all’interno e all’esterno delle città. La ‘strategia del ferro’ non la chiediamo solo come Emilia-Romagna ma è fondamentale a livello nazionale per lo sviluppo di collegamenti con l’Europa. Come Regione dobbiamo chiedere al governo di intervenire per dare un’alternativa all’uso dell’auto”.

Annalisa Arletti (FdI) ha evidenziato: “Per la maggioranza il Prit è un documento nato vecchio altrimenti non si spiegherebbe questa risoluzione. Ci stiamo concentrando sui finanziamenti che è legittimo, ma dobbiamo considerare le criticità per la mobilità in provincia di Modena dove la gestione del Tpl risulta pessima per mancanza di personale e gestione delle corse. Non mi risulta siano stati raggiunti gli obiettivi del Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums). Gli studi di fattibilità su determinate infrastrutture ci sono già, vanno solo messi a terra. Ad esempio: che fine hanno fatto il progetto del raddoppio del binario sulla Modena-Carpi e la metro di superficie?”.

Per Gian Carlo Muzzarelli (Pd) “bisogna migliorare le strategie: i territori da tempo aspettano risposte, come Carpi che chiede il raddoppio della ferrovia. Dobbiamo prendere atto del lavoro della Regione per aumentare la mobilità ferroviaria come il miglioramento dei collegamenti sulla Bologna-Modena. Con l’aggiornamento del nuovo Prit occorrerà concretizzare le opere che già stiamo aspettando. È legittimo che quest’Aula chieda più fondi per i trasporti. Sarebbe inoltre opportuno che la giunta continui a chiedere al governo il potenziamento delle fermate dell’Alta velocità a Modena”.

Per Fausto Gianella (FdI) “si devono evitare opere inutili come l’idrovia: le uniche vie sostenibili per il trasporto sono ferro e gomma. A Porto Garibaldi è iniziata un’opera che non solo non vedrà la fine ma provocherà ferite durissime se non si interverrà con milioni di euro per allungare i pennelli all’entrata del porto canale: il mare entrerà in città con mareggiate come successo due anni fa. Queste scelte non sono state fatte dal governo ma dalla Regione che ha puntato sullo sviluppo dell’idrovia nei territori dove non ci sono ferrovie. Opera inutile, dannosa e costosissima”.

Elena Ugolini (Rete Civica) ha sottolineato che “si sta perdendo molto tempo perché tutto quello che trattiamo in Assemblea non arriva a meta: manca una relazione tra ciò che fa la giunta e su come spendere i soldi bilancio, 14 miliardi. Si pone un problema sul senso dell’Assemblea stessa e sulle commissioni dove i temi importanti non vengono discussi, non si fanno approfondimenti e audizioni, si sta perdendo tempo. Presentare risoluzioni non è fare proposte su come gestire il bilancio della Regione in cui impegniamo risorse dei cittadini. Come indica l’emendamento di Arletti e Pulitanò sarebbe opportuno convocare la terza commissione per fare il punto sulla predisposizione del Prit”.

Per Marco Mastacchi (Rete Civica) “il Piano trasporti, stato approvato forzatamente e molto in ritardo, è un documento nato vecchio. Ogni volta che si pone un problema lo si mette in discussione perché incoerente con il Prit. Normalmente i problemi sono sollevati dall’opposizione ma il paradosso è che dalla maggioranza emerge che qualcosa non funziona nel Prit. Lo stesso progetto di quadruplicamento della linea Bologna-Castelbolognese non è gradito in maggioranza. Il tema della Cispadana va avanti da anni. Dalle grandi opere dipendono anche le piccole opere interne come il passante Reno-Setta, la Campogalliano-Sassuolo il collegamento delle Ganzole. Spendiamo soldi per fare studi per dimostrare che certe opere non servono. Giunta e assessorato devono fare una riflessione: il Prit ha ancora ragione di essere nel 2025? Qualora sia approvata la risoluzione, senza rispondenza nel Prit resterà lettera morta”.

(Lucia Paci)

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