“L’Emilia-Romagna è la terza regione in Italia per transito di persone nelle camere di sicurezza – ed è una delle cinque regioni in Italia con più camere di sicurezza. In Italia sono circa 20 mila le persone che in un anno transitano in una camera di sicurezza (di polizia e carabinieri) e di queste circa 2.400 vivo questa esperienza in Emilia-Romagna: un passaggio su otto, quindi, avviene nella nostra regione (dati sul 2024). Nella sola città di Bologna i transiti di persone, sempre nel 2024, sono stati più di 600. Nei prossimi mesi, in collaborazione con il garante nazionale, monitoreremo tutte le strutture presenti sul territorio regionale”.
È il garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, ad annunciare il progetto che prevede il monitoraggio, per i prossimi sei mesi, delle camere di sicurezza presenti sul territorio regionale. Il progetto è stato presentato dallo stesso garante al convegno di questa mattina a Bologna, sul tema appunto delle camere di sicurezza, a palazzo Hercolani in strada Maggiore.
“Il progetto – spiega il garante regionale – ha come obiettivo il monitoraggio, attraverso analisi on desk (sulla base di informazioni già esistenti, come documenti, banche dati, e media) e specifiche visite, di tutte le camere di sicurezza presenti nel territorio emiliano-romagnolo: uno scambio di conoscenze tra noi e le forze di polizia”. Cavalieri fornisce, poi, i dati sui transiti nelle camere di scurezza provincia per provincia: “Di questi passaggi, sempre sul 2024, 744 riguardano Bologna, 507 Rimini, 411 Modena, 194 Parma, 167 Ravenna, 154 Reggio Emilia, 136 Ferrara, 78 Forlì-Cesena e 41 Piacenza”.
Il garante nazionale, Riccardo Turrini Vita, sottolinea: “L’obiettivo è quello di raggiungere, sui diversi territori italiani, un’omogeneità rispetto alle prassi di custodia nelle camere di sicurezza. Le persone devono essere trattate allo stesso modo su tutto il territorio nazionale”. Sul monitoraggio: “Il trattenimento nelle camere di sicurezza deve essere breve ed importante che vengano garantiti tutti i diritti che spettano alla persona tratta in arresto”.
Le camere di sicurezza sono luoghi in cui la persona in stato di arresto (ad esempio per un arresto in strada) viene trattenuta (per massimo 48 ore) prima di comparire davanti a un giudice; si trovano all’interno delle caserme dei carabinieri, delle stazioni di polizia e in generale nei presidi delle forze dell’ordine.
Il vice capo di gabinetto della questura di Bologna Luca Fiorini interviene sul tema della prevenzione: “Se si arriva all’arresto è una sconfitta per tutti; l’attività delle forze di polizia si rivolge, prima di tutto, alla prevenzione e non alla repressione e l’obbiettivo è quello di rendere sicure le città. A Bologna, come polizia, abbiamo cinque camere di sicurezza; normalmente il fermo è di poche ore, raramente tratteniamo una persona fino a 48 ore”.
A Fiorini fa eco il viceprefetto aggiunto di Bologna Lorenzo Botti: “L’obiettivo è prevenire l’attivazione di misure di detenzione; al centro mettiamo sempre l’aspetto dei diritti delle persone”.
Anna Rita Di Vittorio, dell’ufficio del garante nazionale, interviene sul monitoraggio: “Il progetto rappresenta la prima esperienza di collaborazione tra l’autorità di garanzia regionale e quella nazionale su un tema così delicato”. Di Vittorio descrive, poi, le procedure di visita alle camere di sicurezza: “Oltre alla verifica dei tre diritti fondamentali di difesa, salute e comunicazione dello stato di arresto ai familiari, l’autorità di garanzia verificherà in particolare il rispetto della dignità personale nel trattamento di custodia e le condizioni materiali dei luoghi dove la persona viene trattenuta”.
L’ordinamento penitenziario riconosce ai garanti territoriali il potere di visita, oltre che degli istituti penitenziari, anche delle camere di sicurezza dei presidi di polizia presenti sul territorio di competenza.
A conclusione del convegno un confronto con delegati di carabinieri, polizia, guardia di finanza e polizia locale.
(Cristian Casali)


