Numerosi gli interventi in Assemblea legislativa regionale durante il dibattito che ha portato all’approvazione del progetto di legge ‘Memoria del Novecento – Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna’, con il sì di Pd e Sel e l’astensione di Ln, M5s, Fi e Fdi-An (vedi comunicato precedente).
La relatrice di maggioranza, Valentina Ravaioli (Pd), ha parlato di “una legge che prosegue, consolida e in qualche modo mette a sintesi il processo già attivato da tempo, con lungimiranza e sensibilità, dalla Regione Emilia-Romagna sul tema della memoria”. “Un’operazione- ha aggiunto- di ampio respiro storico e culturale che in modo organico abbracci a 360 gradi, senza alcuna preclusione ideologica e senza impostazioni parziali, fatti cruciali e determinanti del Novecento a livello locale, considerati nelle loro interazioni con la dimensione nazionale ed europea”. Un secolo “connotato da importanti conquiste civili, economiche, sociali, tecniche, alle quali si sono affiancati orrori e tragedie che hanno elevato il grado della violenza collettiva a soglie impressionanti e senza precedenti: guerre diverse da tutte quelle che le hanno precedute, per il potenziale distruttivo a disposizione dei belligeranti, per il teatro planetario nel quale sono state combattute e, infine, perché guerre assolute, combinate all’ideologia, dove si scontrano diverse concezioni del mondo, diversi modelli di organizzazione sociale”. Gli interventi dell’Assemblea, ha evidenziato la consigliera, “si rivolgono soprattutto alle nuove generazioni, con l’obiettivo di sviluppare nei giovani la consapevolezza del valore dei diritti umani e della partecipazione democratica e riguardano soprattutto eventi della seconda guerra mondiale, con particolare attenzione alla persecuzione dei gruppi minoritari, alla deportazione politica e alla Shoah, quadro in cui si inseriscono perfettamente i viaggi della memoria”. Questa legge, ha concluso, “non vuole essere una legge manifesto o una pura dichiarazione d’intenti, questa legge vuole mettere in atto interventi concreti con cui si possa incidere – è la ferma convinzione della Regione Emilia-Romagna – sulla coscienza democratica dei cittadini affinché la memoria non sia vuota commemorazione, ma memoria attiva, capace di provocarci costantemente nelle nostre scelte di persone e cittadini, restituendoci l’idea di una libertà come impegno, per dirla con le parole di don Ciotti, una libertà che non possiamo mai permetterci di dare per scontata ma che dobbiamo ogni giorno, come ci indica questa legge, nutrire di tensione e prospettiva”.
Il relatore di minoranza, Tommaso Foti (Fdi-An), rivolgendosi all’assessore alla Cultura, Massimo Mezzetti, ha dichiarato: “Se io avessi dovuto scrive questo progetto di legge, l’avrei compilato in modo differente, si ripetono concetti per rimarcare una scelta politica”. Sul concetto di memoria, ha aggiunto, “mi chiedo e vi chiedo se può esserci un’interpretazione corretta del Novecento senza neppure avere il coraggio o almeno l’attitudine alle considerazioni positive del dibattito tra interventisti e neutralisti dopo la prima guerra mondiale, che hanno portato alla nascita del Partito fascista e del Partito comunista. La nostra regione ha vissuto questo contrasto”. Inoltre, ha sottolineato, “non possiamo omettere il biennio rosso, che ha portato alla nascita del fascismo. Con questa legge si vuole tracciare il solco della storia, senza lasciare spazio agli storici”. “Si richiama frequentemente l’antifascismo- ha specificato- senza studiare il fascismo. Questa terra, piaccia o non piaccia, ha dato i natali al suo capo”. Il consigliere ha poi richiamato “le figure storiche di Dino Grandi, di Italo Balbo e di Guglielmo Sansoni”. “Se si vuole fare un’indagine seria su certi movimenti serve una ricerca che non sia una verità precostituita”. La sinistra, ha ribadito, “abbia il coraggio di non cadere in quella diatriba retorica come accaduto sullo stanziamento dei fondi per la casa del fascio di Predappio. La più grande biblioteca del mondo sul fascismo sarebbe un’operazione gigantesca”. Ha poi rimarcato che “nella legge manca un riferimento al razionalismo, corrente che ha inciso profondamente in questa regione, a Forlì c’è il quartiere razionalista. Tanti sono gli esempi di arte razionalista, da Piacenza a Bologna, fino a Forlì. Dobbiamo fare una battaglia culturale su questi temi, diciamo basta ai soliti libelli”. Inoltre, “dobbiamo analizzare il fenomeno delinquenziale delle stragi, particolarmente marcato nella nostra regione. Dobbiamo togliere i segreti di stato”. Nota positiva, ha concluso, “inserire la tragedia dei giuliano-dalmati nella legge”.
Piergiovanni Alleva (AltraER), pur confermando il parere favorevole alla legge, ha evidenziato che “ci si poteva aspettare qualcosa di più, la legge demanda ad altre sedi la concretezza dei risultati”. Il fulcro, ha rimarcato, “dovrebbe essere l’approfondimento storiografico, evitando revisionismi”. “Tanti- ha aggiunto- i momenti critici in Emilia-Romagna: i fatti di Reggio Emilia, non sufficientemente indagati; la strategia della tensione, cui è stata data una rappresentazione di comodo, anche in riferimento alla strage del 1980 alla stazione di Bologna”. La Regione, ha concluso, “non dovrebbe semplicemente partecipare e supportare istituti storici, dovrebbe avere maggiore protagonismo, collaborare con gli Atenei, con le cattedre di Storia contemporanea, per incentivare la ricerca di base”.
Silvia Prodi (Pd) ha parlato di “percorso condiviso”, rilevando poi “l’importanza degli istituti storici: l’Istoreco di Reggio Emilia- ha sottolineato- è un esempio ottimale delle attività che questa legge intende promuovere”. La consigliera ha rimarcato la rilevanza che nella legge rivestono “la ricerca e la conoscenza per il vissuto collettivo degli avvenimenti, la responsabilità collettiva”. La storia, ha concluso, “è di tutti, oggi andiamo ad approvare una legge che ci responsabilizza nella costruzione del presente, per formare la casa della partecipazione democratica”. Per Roberta Mori (Pd), “la proposta di legge non è nostalgica, dà una visione della memoria dinamica, che si arricchisce del presente per guardare al futuro, in linea con i tempi”. Ha poi ribadito la necessità di “coinvolgere le associazioni e la società civile”. Per poi sottolineare due aspetti: “Il tema del filone culturale femminile, della riscoperta del protagonismo delle donne nel Novecento e l’importanza dei luoghi della memoria, parte integrante del sistema memoriale regionale”. Sul tema ha preannunciato la presentazione di una risoluzione. Per Enrico Campedelli (Pd),“le memorie rappresentano il vissuto di tutti noi, il prolungamento dello studio e della conoscenza storica della collettività”. Questa è una legge che “tiene aperti tutti i canali per poter lavorare e per approfondire la storia del Novecento della nostra regione”. Ha poi citato il Campo di Fossoli, nel modenese, “luogo che ha vissuto tutte le contraddizione del Novecento”, ricordando, infine, che “nella nostra regione il comunismo è stato molto diverso rispetto alle altre parti del mondo”. Antonio Mumolo (Pd) ha parlato di “lavoro partecipato, che ha dato risultati positivi”. Ha poi rilevato l’importanza di “tenere viva la memoria del passato, in relazione a quello che ci sta intorno, che si deve trasformare in confronto e dialogo del presente”. Dobbiamo, ha concluso, “valorizzare le differenze e non cedere alla paura”. Per Francesca Marchetti (Pd) “verranno sostenute tutte quelle associazioni, fondazioni e istituti storici che compiono ogni giorno un lavoro straordinario”. Importante, ha aggiunto, “il ruolo didattico formativo rivolto alle nuove generazioni, collegato anche ai viaggi della memoria”. Una legge, ha evidenziato la consigliera, che “educa alla cittadinanza, per costruire un futuro migliore comprendendo il passato. Oltre a valorizzare il dialogo, per costruire un ponte tra generazioni”. “È importante- ha concluso- continuare a porsi delle domande su tutti i fatti del Novecento”. Per Mirco Bagnari (Pd), “gli istituti storici hanno fatto un importante lavoro di approfondimento e verità scientifica, garantendo la trasparenza necessaria: in questi anni c’è stato un innalzamento del livello di studi scientifici”. Il consigliere ha poi parlato di “una legge che valorizza il patrimonio regionale, delle comunità. La nuova norma ha il merito fondamentale di condividere un punto di partenza e un percorso”. La storia democratica, ha voluto sottolineare al termine dell’intervento, “è collegata allo sforzo dei partigiani”.
“Ci aspettavamo un lavoro super partes- ha affermato Matteo Rancan (Ln)– una legge che includesse tutta la storia del Novecento, vedo invece una serie di elencazione in cui sono esclusi diversi eventi”. Non è presente nel testo, ha specificato, “la parola ‘comunismo’. Sarebbe stato meglio citare tutti i regimi totalitaristi”. Il consigliere ha poi riferito che “l’Istituto Parri non ha ricordato, nel proprio sito web, il Giorno del ricordo”, proponendo, attraverso un ordine del giorno, di “monitorare la sua attività, prevedendo un controllo maggiore”. “Sono state tante- ha voluto sottolineare in conclusione- le vittime per mano dei partigiani: nel triangolo della morte sono state uccise 3.976 persone”. Alan Fabbri (Ln): “Mi aspettavo da parte dell’Assemblea una visione più generale della storia dell’Emilia Romagna, invece è vincolata agli eventi prebellici e all’antifascismo”. L’Anpi, ha sottolineato, “evidentemente è politicizzato, nel tempo ha allontanato tante persone, come gli antifascisti non di sinistra”. La Regione, ha concluso, “deve fare di più dal punto di vista della storia locale, valorizzare le diversità territoriali”.
Yuri Torri (Sel) ha confermato “l’impegno di Sel sulla cultura”, “siamo soddisfatti di questa legge per la portata, gli obiettivi e i contenuti, norma che investirà un milione di euro per la ricerca storica e per il sistema degli istituti, degli enti locali e delle Università”. L’impegno sulla ricerca storica, ha rimarcato, “nella nostra regione ha contribuito alla crescita del territorio”. “Importante sostenere una visione più organica delle attività legate alla memoria, ai diritti e alla legalità”. “Non siamo reticenti- ha evidenziato- ad affermare i valori dell’antifascismo, in contrapposizione al fascismo”. “Gramsci- ha rimarcato sul tema- è morto dopo il carcere, Almirante è riuscito, grazie alla democrazia, a fare un suo partito”. La storia, ha concluso, “non è un tribunale, ma lo studio approfondito di queste differenze e dei fatti che le dimostrano”. “Dopo la guerra, l’Emilia era tra le regioni più povere, sotto amministrazioni a prevalenza comunista è stato consentito uno sviluppo tra i più importanti, con una guida nazionale democristiana”. Igor Taruffi (Sel) ha definito equilibrato il progetto di legge. “Esiste- ha sottolineato- la necessità di guardare senza paura al passato per costruire il futuro. Non abbiamo reticenze nel riconoscere le tragedie delle popolazioni dalmate e istriane. Allo stesso modo c’è l’impegno di capire le vicende che hanno caratterizzato l’occupazione nazista. Un’analisi complessiva ci aiuta a fare un passo avanti”. Una legge, ha rimarcato, “non di facciata, anche dal punto di vista delle risorse stanziate”. Ha chiuso l’intervento con un auspicio e un invito ai colleghi: “Per la commemorazione del 2 agosto spero ci ritroveremo tutti”.
Per Enrico Aimi (Fi) “si comincia a vedere il bicchiere per un quarto riempito, abbiamo iniziato a ricordare la tragedia delle foibe, l’esodo giuliano-dalmata e la storia del dopoguerra”. “Omessi invece- ha aggiunto- i crimini commessi dal comunismo, in particolare le vicende dei gulag, dobbiamo affrontare la storia nella sua complessità. La storia non viene fatta né dalle sentenze dei tribunali né dalle leggi. Non sono menzionati nel testo gli aspetti tragici del comunismo, c’erano partigiani che avrebbero voluto sostituire una dittatura a un’altra dittatura”. Relativamente alla strage di Bologna, ha concluso il consigliere, “chiediamo che anche l’Emilia-Romagna si attivi per aprire gli archivi, eliminando il segreto di Stato e fare luce su quegli eventi”.
Andrea Bertani (M5s), nella fase di discussione degli emendamenti, ha chiesto di “riconoscere, nella legge, le associazioni che si occupano delle stragi di mafia”.
Il dibattito è stato chiuso dall’assessore Mezzetti: “Non è una legge secondaria, abbiamo impegnato energie e risorse economiche e umane, abbiamo raggiunto un traguardo storico”. È arrivato il tempo, ha rimarcato, “di guardare con un po’ più di distacco al secolo scorso, un secolo intenso di tragedie e di grandi evoluzioni tecnico-scientifiche e sociali, nella sua totalità e nella sua complessità, anche con le sue contraddizioni”. Ci siamo concentrati “sui fatti, sugli accadimenti e sui personaggi della nostra regione”. Ha poi voluto ricordare, in risposta ai consigliere della Ln, che “gli istituti storici regionali si sono attivati sul tema giuliano-dalmata-istriano”. Infine, ha parlato del “pericolo di perdita della memoria storica, della perdita delle radici, del ripiegamento sul presente”. “La relazioni tra fatti e valori- ha concluso- non può essere cancellata”.
(cr)