Governo locale e legalità

MAFIE. I ‘CONCITTADINI’ DELL’ASSEMBLEA LEGISLATIVA INCONTRANO IL PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA, ROBERTI: “LE MAFIE SI POSSONO SCONFIGGERE, MA SERVONO PRESIDI DI LEGALITÀ”. PRESIDENTE SALIERA: “CORAGGIO CIVILE E VOGLIA DI DENUNCIA”

Incontro con centinaia di studenti a Bologna, voluto dall’Assemblea legislativa e l’Ateneo di Bologna in collaborazione con l’associazione Cortocircuito. Presente, fra gli altri, anche il procuratore aggiunto della Dia di Reggio Calabria, Gaetano Paci.

“L’ndrangheta e le mafie si possono sconfiggere” ma “il contrasto giudiziario non è più sufficiente, servono presidi di legalità di fronte al cedimento culturale e etico, all’incapacità di capire l’infiltrazione della criminalità organizzata”.

Lo ha rivendicato oggi a Bologna davanti a centinaia di studenti Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, all’incontro “L’impegno civile nel contrasto alle mafie”, promosso dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna insieme all’Università di Bologna nell’ambito di ‘conCittadini’, il percorso di partecipazione e cittadinanza attiva dell’Assemblea legislativa, con la collaborazione di Cortocircuito, associazione antimafia studentesca di Reggio Emilia il cui coordinatore, Elia Minari, ha condotto l’incontro.

Come spiega Roberti, che ha parlato davanti a una platea di studenti di scuole superiori di tutta l’Emilia-Romagna e di universitari dell’Alma Mater, “la minimizzazione ha favorito l’espansione e il radicamento delle mafie, è il momento di prenderne atto e voltare pagina”. Il procuratore ne è sicuro: “Lo Stato se vuole può vincere la criminalità organizzata, ma serve una presa di coscienza corale dei cittadini responsabili”: anche perchè, ricorda a tutti i presenti, “le mafie in Emilia-Romagna sono arrivate con la droga e l’imprenditorialità, con la forza dei soldi, usando la violenza solo come forza di riserva dove non funziona la corruzione, che però purtroppo ha funzionato quasi sempre”.

Di speranza parla anche Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone e presidente della ‘Fondazione Giovanni e Francesca Falcone’: “Per fortuna siamo ben lontani dagli anni ’80, oggi i ragazzi si impegnano e la società civile si è svegliata, nessuno rischia più l’isolamento che Giovanni ha dovuto subire durante il suo lavoro”. Anni in cui, ricorda la professoressa Falcone, “per Giovanni ci sono state tante sconfitte, mentre le vittorie sono arrivate solo dopo la sua morte: per questo voglio che si parli di lui non come di un eroe, ma come di un uomo delle istituzioni che credeva profondamente nella sua patria, grazie alla cui fatica e al cui sangue è stato possibile piantare il seme di una guerra contro le mafie in cui è fondamentale la partecipazione della società civile”.

La presidente dell’Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, i cui saluti hanno aperto i lavori insieme a quelli del rettore Francesco Ubertini, ha invitato tutte le istituzioni a “essere consapevoli di non essere immuni alle infiltrazioni, la nostra forza sta nel non nascondere la polvere sotto il tappeto ma nel voler irrobustire gli anticorpi che ci permettono di resistere a criminalità e corruzione”. Saliera ricorda “gli 800.000 euro investiti per avere il processo Aemilia in questa regione, con l’obiettivo di farne parlare ogni giorno”, e i “200.000 giovani che abbiamo coinvolto in conCittadini per educare alla legalità”. La presidente ammette che “non siamo riusciti a creare tutti i muri invalicabili sempre necessari per sbarrare l’inserimento delle attività criminose, per questo abbiamo sempre bisogno di coraggio civile e di voglia di denuncia”.

Invita a tenere alta la guardia Gaetano Paci, procuratore aggiunto della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, perché “ci troviamo di fronte a una sfida molto delicata: la leva della repressione ha dato fino ad ora ottimi risultati, ma non è più sufficiente, occorre mettere in campo altre risorse di tipo culturale”. Infatti, spiega, “la prevenzione istituzionale è particolarmente efficace e dalla denuncia di una estorsione si arriva all’arresto e alla condanna in sei mesi, però l’intimidazione dolce ha portato il tessuto sociale ad accettare la presenza della criminalità organizzata”.

Per Stefania Pellegrini, direttrice del Master in “Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie. Pio La Torre” dell’Università di Bologna, “è importante capire e comprendere le dinamiche mafiose: la mafia non porta ricchezza al territorio, la ruba”, ammonisce i ragazzi. “Le mafie lasciano segnali molto chiari e l’utilizzo dei beni confiscati diventa quindi uno strumento eccezionale di contrasto: per sviluppare un percorso di comunicazione e informazione condivisa abbiamo allora creato una mappa georeferenziata consultabile online all’indirizzo www.mafieeantimafie.it”. 

(Nella foto allegata, da sinistra: la presidente Saliera, il procuratore Roberti, la presidente Falcone e il procuratore Paci in Assemblea legislativa, dove si sono recati dopo il convegno)

(jf)

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