La giunta regionale verifichi il costo sostenuto dall’Ausl di Reggio Emilia per il progetto di potenziamento del servizio diurno sociosanitario dedicato alle persone fragili e a chi fa uso di sostanze stupefacenti. E’ l’oggetto di un’interrogazione di Tommaso Fiazza (Lega) che chiede all’esecutivo di “esprimere un giudizio politico a riguardo e se ritiene tale spesa necessaria in un momento, come quello attuale, nel quale si chiede un sacrificio da 450 milioni di euro di maggiori tasse ai cittadini per fronteggiare i costi della sanità pubblica”.
“Da un avviso pubblicato sul sito istituzionale del Comune di Reggio Emilia -ha spiegato Fiazza- si apprende che da martedì 1 luglio, in via Paradisi, è stato potenziato il servizio
diurno sociosanitario dedicato alle persone fragili e a chi fa uso di sostanze stupefacenti in zona stazione. Il servizio Open day è affidato da Ausl Reggio Emilia alla Cooperativa Papa Giovanni XXIII con il sostegno e la collaborazione del Comune di Reggio Emilia che finanzia il progetto con una compartecipazione del 50%. L’apertura giornaliera sarà di 4 ore, 6 giorni su 7, dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19, il sabato dalle 9.30 alle 13.30. Lo scopo principale del progetto dovrebbe essere quello di offrire un luogo ‘sicuro’ dove affrontare le crisi di astinenza. Ma la cosiddetta ‘Paradise Street’, ovvero la ‘stanza del crack’, non può essere considerato un modo efficace per contrastare la violenza dilagante in zona stazione a Reggio quanto piuttosto un’operazione di maquillage con l’effetto di concentrare ancora più tossicodipendenti a fronte di quelli che già risultano non gestibili allo stato attuale, restituendo un quartiere ancora meno sicuro di oggi. Lo stesso sindaco di Reggio, in un’intervista ad un giornale locale, ha dichiarato come la gran parte dei reati che si commettono in quella zona della città sia legata al consumo di crack”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere “di chi è la proprietà dei locali utilizzati, come vengono quantificati e suddivisi i costi e se comprendono il costo del personale messo a disposizione dall’Azienda sanitaria”. Fiazza chiede, inoltre, “com’è stato individuato il soggetto attuatore del progetto e quali sono i costi sostenuti per la sua partecipazione” e “se la scelta di giorni e orari sia frutto di uno studio condotto dall’Azienda sanitaria circa i momenti in cui si concentrano le crisi di astinenza o, in caso contrario, sulla base di quale evidenza scientifica sia stata assunta la decisione”.
(Lucia Paci)



