Parità, diritti e partecipazione

Civici-Pd: “Contrastare la diffusione di pratiche di pornografia non consensuale”

L’atto ispettivo, presentato da Giovanni Gordini e Simona Lembi, prende spunto dalla recente notizia del gruppo Facebook ‘Mia Moglie’ che ha sollevato una forte indignazione nell’opinione pubblica e configura il reato di diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite

“Chiarire quali iniziative intende intraprendere la Regione, nell’ambito delle proprie competenze, per contrastare la diffusione di pratiche di pornografia non consensuale e rafforzare la prevenzione della violenza digitale di genere”.

A interrogare la giunta sono Giovanni Gordini (Civici con de Pascale) e Simona Lembi (Pd) i quali traggono il proprio atto ispettivo dall’indignazione sollevata nell’opinione pubblica della vicenda del gruppo Facebook ‘Mia Moglie’, “a cui risultavano iscritte oltre 31mila persone e dove comparivano foto intime di donne senza il loro consenso, spesso mogli o compagne degli iscritti, accompagnate da frasi esplicitamente sessiste, volgari e degradanti”.

I consiglieri, sottolineando come “tali contenuti, oltre a rappresentare una grave violazione della privacy e della dignità personale, configurano anche il reato di diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite previsto dall’articolo 612-ter del codice penale”, rimarcano anche come “accanto alla condivisione di fotografie, si è sviluppata una dimensione comunitaria di approvazione reciproca maschile che trasforma i corpi femminili in oggetti di consumo collettivo, amplificando il danno psicologico e sociale per le vittime”.

Per Gordini e Lembi, quindi, “questo caso evidenzia quanto sia urgente non solo l’applicazione rigorosa delle leggi esistenti, ma anche un’azione culturale più ampia per contrastare la cultura sessista che permette il proliferare di questi comportamenti” e da ciò traggono il proprio atto ispettivo.

I due consiglieri, oltre a stigmatizzare come “la piattaforma Facebook, nonostante le migliaia di segnalazioni ricevute, non ha provveduto con immediatezza alla chiusura del gruppo, mentre parallelamente sono stati aperti canali su Telegram, ancora meno controllabili e più permissivi nella diffusione dei contenuti, e che la responsabilità non riguarda unicamente chi pubblica le immagini, ma anche chi partecipa attivamente ai commenti o passivamente fruisce dei contenuti, alimentando il mercato della pornografia non consensuale”, sollecitano l’esecutivo regionale ad “aprire un tavolo di confronto con le associazioni attive nella difesa delle donne, i centri antiviolenza, le forze dell’ordine, Corecom e i gestori delle piattaforme digitali al fine di costruire strumenti efficaci di monitoraggio e tutela”.

In via più generale, infine, l’auspicio affinché venga inserita “la prevenzione della violenza digitale di genere e del revenge porn fra le priorità della Strategia regionale per la promozione della salute e la prevenzione, considerando l’impatto psicologico e sociale di tali pratiche sulla salute mentale delle vittime, in coerenza con l’approccio ‘Salute in tutte le politiche’ di cui alla legge regionale”.

(Luca Boccaletti)

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