
La giunta riferisca quanto incide il progetto “Bike to work” sul bilancio regionale, distinguendo tra incentivi economici ai dipendenti, spese per infrastrutture (velostazioni, colonnine, ciclofficine) e costi di gestione (applicazione Wecity, monitoraggi, comunicazione) e precisi quanti dipendenti regionali hanno aderito nelle prime settimane di applicazione e quanti si prevede aderiranno entro il primo anno.
“Questa misura rischia di avvantaggiare solo i dipendenti residenti a Bologna e nelle immediate vicinanze, escludendo la maggioranza di coloro che abitano più lontano, i quali non possono ragionevolmente recarsi in bicicletta al lavoro” ha puntualizzato Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d’Italia) in un’interrogazione sottoscritta anche dalla capogruppo Marta Evangelisti, ritenendo più opportuno, nell’ottica della mobilità sostenibile, “destinare maggiori risorse al potenziamento della viabilità pubblica e del trasporto collettivo, a beneficio
dell’intera comunità regionale”.
“L’iniziativa -ha ricordato Tagliaferri- formalizzata con delibera di giunta del luglio 2024, prevede un incentivo economico pari a 20 centesimi per ogni chilometro percorso in bicicletta negli spostamenti casa-lavoro, fino a un massimo di 50 euro mensili per ciascun dipendente, con certificazione tramite l’app Wecity. Oltre al contributo economico, sono state annunciate iniziative di supporto, come workshop con ciclofficina al Fiera District di Bologna e la realizzazione di una velostazione attrezzata nel parcheggio di viale della Fiera 8. Una parte significativa dei dipendenti regionali risiede fuori Bologna e utilizza necessariamente mezzi a lunga percorrenza (treni, corriere, auto), con distanze quotidiane non affrontabili realisticamente in bicicletta. Anche per chi abita nell’area metropolitana, le condizioni infrastrutturali attuali delle piste ciclabili presentano spesso criticità di sicurezza, essendo in molti casi collocate lungo le carreggiate stradali o interrotte da binari e attraversamenti pericolosi”.
“Il reale impatto positivo del progetto sui dati di mobilità e inquinamento -ha aggiunto il consigliere- sembra peraltro difficilmente distinguibile da altri fattori contingenti, come il ricorso allo smart working e la drastica riduzione degli spostamenti avvenuta durante il lockdown. Per questo occorre capire su quali basi scientifiche e metodologiche la Regione ritenga di poter attribuire al progetto ‘risultati significativi’ in termini di riduzione delle emissioni e con quali indicatori verranno monitorati i benefici ambientali nei prossimi anni”.
(Lucia Paci)


