COMUNICATO
Ambiente e territorio

Ambiente Modena. FdI: “Trovare alternative all’attuale inceneritore”

Richiesto un focus sugli effetti provocati dall’impianto modenese. L’assessora Priolo: “Siamo più preoccupati delle emissioni rilevate in Viale Giardini rispetto a quelle nella zona del termovalorizzatore”

“Indagare sull’inquinamento provocato dall’inceneritore di Modena e trovare nuove soluzioni a tale impianto”.

L’interrogativo, affrontato nell’odierna seduta della Commissione Territorio, ambiente e mobilità presieduta da Paolo Burani, è posto dai consiglieri di Fratelli d’Italia Ferdinando Pulitanò e Annalisa Arletti i quali sottolineano le 285 tonnellate di fanghi derivanti dalla depurazione delle acque reflue urbane conferite all’inceneritore Hera della Ghirlandina.

I consiglieri spiegano poi che “questo particolare genere di rifiuto comporta specifici rischi connessi all’emissione in atmosfera a seguito della combustione di numerosi metalli e rappresenta una novità nella tipologia sempre più ampia dei rifiuti conferibili all’inceneritore di Modena”.

A fronte della disponibilità di Hera nel trattare anche i fanghi derivanti dalla depurazione delle acque industriali e la mancata autorizzazione concessa da Arpae, Pulitanò e Arletti sottolineano il recente rapporto di Legambiente ‘Mal’Aria di città 2024’ in cui viene evidenziata Modena quale “prima provincia in regione per concentrazioni di PM10 e biossido di azoto”.

“Alla luce dei recenti dati sullo smog nel modenese -concludono i consiglieri di Fratelli d’Italia- si ritiene quindi indispensabile trovare nuove soluzioni che possano contribuire ad un sostanziale miglioramento dei valori attualmente registrati, oltre ad indagare sugli effetti dell’inquinamento provocato dall’inceneritore di Modena”

Rispondendo alle sollecitazioni poste, l’assessora all’Ambiente, programmazione territoriale, mobilità e trasporti, infrastrutture Irene Priolo ha chiarito che “le emissioni dell’impianto contribuiscono solo per lo 0,1% alla produzione di polveri sottili della città di Modena”. Per la titolare regionale dell’ambiente, “la posizione della Regione su tutti i termovalorizzatori del territorio è estremamente chiara. Nel 2028, con il nuovo Piano dei rifiuti, faremo il punto sull’andamento della differenziata e dei rifiuti urbani non processabili tramite discarica e sulla base di tali dati ragioneremo sui vari impianti regionali”. Priolo, nel sottolineare come “le discariche sono decisamente più inquinanti dei termovalorizzatori”, ha ricordato che per legge una parte dei rifiuti urbani prodotti deve obbligatoriamente essere trattata nei termovalorizzatori e a “tali quantitativi molto modesti, si aggiungono i rifiuti speciali prodotti dalle nostre industrie che possono provenire anche da altri territori”. Sottolineate le basse emissioni prodotte dall’impianto di Modena, Priolo ha poi ricordato che non bisogna parlare di inceneritore ma di termovalorizzatore, perché l’impianto di Via Cavazza produce annualmente 120 Megawatt di energia elettrica che, se fosse prodotta tramite fotovoltaico, necessiterebbe di una superficie compresa tra i 120 e i 200 ettari di suolo”.

Ferdinando Pulitanò si è dichiarato parzialmente soddisfatto delle risposte ottenute. “Concordo sugli obiettivi che si vogliono raggiungere -ha concluso il consigliere- ma continuo a essere scettico sul 2034 quale data di chiusura dell’impianto come più volte ribadito dalla stessa amministrazione comunale. Continuerò comunque a definire l’impianto di Via Cavazza come inceneritore e non come termovalorizzatore in quanto l’energia prodotta e trasmessa fuori dell’impianto è del tutto residuale”.

(Luca Boccaletti)

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