Avviare l’iter per la stabilizzazione del personale avente diritto del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) utilizzando le risorse già stanziate e vincolate dal governo nazionale a tale scopo. Con una risoluzione a prima firma Simona Larghetti (Alleanza Verdi Sinistra) condivisa da Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia), Maria Costi e Paolo Calvano (Partito democratico), Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale) e Lorenzo Casadei (Movimento 5 stelle) la giunta viene sollecitata a farsi portavoce con il governo, il ministero della Ricerca e il parlamento affinché siano garantiti i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici precari, riconoscendo il valore fondamentale del loro contributo scientifico e civile.
L’impegno chiesto nell’atto di indirizzo politico è rivolto alla valorizzazione delle sedi territoriali del Cnr, come quella di Bologna, quale nodo strategico del sistema della ricerca nazionale e europea, anche in relazione al Tecnopolo e al supercalcolatore Leonardo, oltre che alla garanzia di trasparenza, continuità amministrativa e valorizzazione del personale interno.
“Il Cnr – viene ricordato nella risoluzione – è il principale ente pubblico di ricerca in Italia, con oltre 12mila addetti, e a Bologna ha una delle sue sedi principali, dove operano circa 500 persone impegnate in attività di ricerca nei campi del clima e dell’ambiente, delle nanotecnologie, della chimica dei materiali e delle scienze. Attualmente, oltre un terzo del personale del Cnr a livello nazionale presta servizio con contratti a tempo determinato o forme di collaborazione precarie e nell’Area di ricerca di Bologna si stima che questa quota raggiunga circa il 40% del personale. Nonostante le risorse stanziate nella Legge di bilancio 2025 e la recente approvazione del Decreto legislativo che ha prorogato la possibilità di applicare le misure di stabilizzazione previste dalla Legge Madia, ad oggi il Cnr non ha ancora avviato le procedure necessarie per la stabilizzazione del personale precario avente diritto. Tale condizione compromette la continuità delle attività di ricerca, la capacità di innovazione e la vita personale e familiare delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti, che in molti casi operano da anni senza prospettive di stabilizzazione”.
“L’assenza di procedure stabili e periodiche di reclutamento e assunzione – hanno concluso i consiglieri firmatari – produce un precariato strutturale che mina la capacità dell’Italia di trattenere competenze e talenti e di contribuire allo sviluppo scientifico e tecnologico nazionale ed europeo. Per questo occorre sollecitare anche una programmazione strutturale che assicuri la pubblicazione regolare di concorsi a tempo indeterminato negli enti pubblici di ricerca, prevenendo così il riprodursi di condizioni di precarietà cronica”.
(Lucia Paci)



