Ambiente e territorio

Trasporto merci su ferro frenato da crisi internazionali, ma accresce i benefici ambientali

Presentata in commissione Territorio la relazione sullo stato di applicazione della Legge regionale in favore del trasporto ferroviario e fluviomarittimo delle merci nel secondo anno di contribuzione. Il volume di merci sottratto al trasporto viario ha prodotto un risparmio energetico di oltre 82 Gigawatt, pari al consumo medio di oltre 30.000 famiglie, oltre ad una sensibile diminuzione di tutti i principali inquinanti rilasciati dal trasporto su gomma: per il 2024 si può definire un beneficio generale conseguito di oltre 1.5 milioni di euro a fronte di una contribuzione di poco meno di 600 mila euro di erogazioni

Crisi economiche, geopolitiche, problemi della rete e necessità di maggiore integrazione delle varie soluzioni trasportistiche sono tra le cause principali per il calo di servizi intermodali finanziati dalla Regione nel 2024. Per contro, sono più che consolidati risultati positivi raggiunti in ambito ambientale per la riduzione di consumo energetico e di emissioni inquinanti rilasciati dal trasporto su ferro.

Infatti, il volume di merci sottratto al trasporto viario ha prodotto un risparmio energetico di oltre 82 Gigawatt, pari al consumo medio di oltre 30.000 famiglie, oltre ad una sensibile diminuzione di tutti i principali inquinanti rilasciati dal trasporto su gomma: per il 2024 si può definire un beneficio generale conseguito di oltre 1.5 milioni di euro a fronte di una contribuzione di poco meno di 600 mila euro di erogazioni”.

Questa la sintesi della relazione della giunta in commissione Territorio e Ambiente presieduta da Paolo Burani in ottemperanza della clausola valutativa prevista dalla Legge regionale 24/2022 per l’incentivazione del trasporto merci su ferro o in ambito fluviomarittimo.

Chiara la contrazione registrata nei servizi finanziati rispetto agli anni scorsi: dai 32 servizi per 15 imprese del 2023 si è passati nel 2024 (secondo anno di contribuzione per la legge) a 16 servizi finanziabili sui 30 che hanno partecipato al bando. Ciò nonostante, il volume generato su ferro ha determinato 3961 convogli ferroviari per un totale di poco meno di 3 milioni di tonnellate movimentate, di cui sono oltre 816 mila le tonnellate aggiuntive ammesse a contributo chilometrico. Nel prendere atto di come non sia pervenuta alcuna richiesta per il trasporto fluviomarittimo, è invece acclarato il beneficio ambientale ottenuto.

Ricco e partecipato il dibattito scaturito dopo i dati forniti dalla Giunta: Alberto Ferrero (FdI) ha chiesto se la legge di incentivazione per il trasporto ferroviario ha colto gli obiettivi enunciati nel Piano regionale integrato dei trasporti, mentre Fausto Gianella si è concentrato sul trasporto fluviomarittimo. “Il fallimento del trasporto fluviale è chiaro -ha specificato il consigliere di Fratelli d’Italia- e deriva dalla peculiarità del nostro territorio che, a differenza del Veneto, non ha una laguna navigabile come quella di Venezia e neppure un’idrovia che consenta il passaggio di imbarcazioni di classe 5. In Emilia-Romagna si continuano a spendere soldi per un’idrovia che dovrebbe collegare Ferrara con la costa e che non servirà a nessuno. Con gli oltre 3 miliardi di questa inutile opera si sarebbe potuto collegare con la ferrovia Ferrara a Comacchio oltre a potenziare significativamente la rete esistente”.

Specifici chiarimenti del bilancio ambientale sono poi stati richiesti da Simona Lembi (Pd), mentre Simona Larghetti (AVS) ha avanzato il dubbio che il calo registrato per il 2024 possa essere originato anche da una rete infrastrutturale regionale e nazionale non confacente alle richieste potenziali.

Di clausola valutativa con “luci e ombre” ha invece parlato Andrea Costa (Pd). Per il dem, tra le luci “c’è sicuramente il fatto che si continuino a spostare merci dalla strada alla ferrovia e ciò aiuta l’ambiente e la competitività delle nostre aziende”. Più articolata invece l’analisi sulle ombre: Costa, per fare fronte al calo registrato, si chiede infatti se “c’è forse bisogno di integrare l’infrastruttura ferroviaria con i territori e il tessuto produttivo locale per coprire in maniera più puntuale ed efficace il così detto ‘ultimo miglio’. Nonostante le problematiche evidenziate, colgo con favore il fatto che, a differenza della precedente clausola valutativa, quest’anno non è assolutamente messo in discussione l’obiettivo della Legge. Credo che l’Assemblea legislativa dovrà compiere una profonda riflessione anche in questo ambito quando discuterà il prossimo Piano Regionale dei Trasporti”.

Per Marco Mastacchi (Rete Civica) è necessaria una maggiore chiarezza sugli obiettivi strutturali che si vogliono realizzare. “Realizzare il quadruplicamento della linea ferroviaria tra Bologna e Castel Bolognese -specifica il consigliere- può sembrare una contraddizione rispetto alle condizioni dello scalo felsineo, considerato da tutti come un vero e proprio collo di bottiglia per la circolazione dei convogli. Forse sarebbe meglio spostare il traffico merci ad alta capacità a nord dello scalo bolognese per liberare spazio su un nodo che abbisogna comunque di un chiaro potenziamento”.

Per Ferdinando Pulitanò (FdI) “è infine assolutamente da chiarire il progetto strutturale che la Regione vuole applicare nel comparto della logistica, soprattutto in vista dell’attivazione della Zona logistica semplificata. Senza un ragionamento globale, ogni intervento rischia di essere parziale e slegato da ogni contesto globale”.

(Luca Boccaletti)

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