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FIERA BOLOGNA. AUDIZIONE BONI, CENTROSINISTRA CONTRO GLI ESUBERI

Saliera: “Tutela dell’occupazione è priorità per soci pubblici”. Foti (Fdi-An): “Crescita antidoto agli esuberi, modello regionale Fiere sull’esempio di Rimini-Vicenza”

“Rammarico per l’uscita del presidente Boni sugli esuberi, che ha generato un cortocircuito fra istituzioni, dato che i soci pubblici, il cui peso in Bologna Fiere è rilevante, sono storicamente attenti a una materia delicata come l’occupazione”. Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa, si è espressa così durante l’audizione del presidente della fiera di Bologna Franco Boni in commissione prima e seconda dell’Assemblea legislativa. Nel merito della vertenza sulla mobilità, ha ribadito la presidente, “io sto con i lavoratori, perché questo è il ruolo del pubblico”. Infine, per quanto riguarda la revisione dello statuto dell’Ente, Saliera si è detta preoccupata per il ruolo riservato al pubblico, “sottostimato rispetto a quanto finora fatto in forza di conferimento di aree e di erogazione di contributi”. Boni ha risposto che “la revisione dello statuto ha come unico fine di rendere più efficiente ed efficace la gestione della Società, non certo di comprimere il ruolo del pubblico”.

Per Igor Taruffi (Sel) la vertenza della Fiera di Bologna è scottante e il tema dei licenziamenti deve essere affrontato con risolutezza. “I licenziamenti vanno revocati- ha affermato il consigliere di maggioranza durante l’audizione in commissione del presidente dell’expo, Franco Boni- perché sono inaccettabili senza un piano industriale definito di cui i soci pubblici debbono farsi garanti, dato che le responsabilità del deficit nei conti di Bologna fiere e dei mancati investimenti nel quartiere fieristico sono di tutti i soci, pubblici in testa”. In merito alla revisione dello statuto, ha ribadito il consigliere, “sono dell’avviso che il ruolo del pubblico debba rimanere preminente, perché rappresenta un punto di riferimento importante, riguardo al quale rivolgo un appello in primis al sindaco di Bologna”. In conclusione, ha sottolineato il capogruppo di Sel, “senza un piano industriale diviene difficile assumere qualsiasi genere di decisione. Rilancio della società fieristica e tutela dell’occupazione sono un binomio inscindibile”. Boni ha ribadito che “non si tratta di licenziamenti, ma di mobilità da risolvere proprio per scongiurare i licenziamenti”.

Il capogruppo Pd Stefano Caliandro ha evidenziato come la “valorizzazione del patrimonio architettonico del polo fieristico congiuntamente a quello del personale della società sono i cardini del rilancio industriale di Bologna fiere, con uno sguardo d’insieme alla valorizzazione più generale del capitale umano e del patrimonio sociale del territorio bolognese”. L’impegno al quale tutti debbono tendere, a partire dai soci pubblici, ha concluso il capogruppo del Pd, “è coniugare il rilancio economico e industriale della fiera con la tutela dei diritti”. Boni ha assunto l’impegno di “risolvere i problemi economici e occupazionali di Bologna fiere salvaguardando il consenso sociale e con la massima attenzione al contesto sociale”

Per Tommaso Foti (Fdi-An) “l’unico modo per tutelare l’occupazione deve essere la messa a punto di un piano industriale finalizzato alla crescita”. Alla luce del tentativo di matrimonio tra la fiera di Rimini e quella di Vicenza, il capogruppo di Fdi-An ha chiesto se e come andrà in porto la ventilata fusione fra le fiere di Bologna, Parma e Rimini e se è ancora realistico che questa nuova società regionale possa rappresentare un polo fieristico in grado di competere a livello mondiale. Infine, in merito alle 23 società collegate a Bologna fiere Foti ha domandato “se non si tratti di mere ‘scatole cinesi’, dato che 7 sono state chiuse in un batter d’occhio”. Boni ha risposto che “l’eventuale matrimonio tra Rimini e Vicenza non compromette la fusione fra le tre fiere emiliano-romagnole, mentre per quanto riguarda le società collegate è evidente che nel tempo, alla luce dei rilevanti cambiamenti del panorama fieristico, siano diventate ‘scatole cinesi’”.

(Luca Govoni)

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