Preferire, dove possibile, la bicicletta anziché l’auto fa bene alla salute e fa bene all’ambiente, decongestionando le nostre città dal traffico. Per incentivare l’uso delle due ruote, la Regione Emilia-Romagna confermi il proprio impegno, previsto dalla legge regionale 5 del 2017, per rendere sempre più efficiente e sicura la rete territoriale di piste ciclabili. Come? Con la revisione della rete ciclabile, la costituzione di un ufficio regionale di progettazione della mobilità ciclistica e di un ente gestore che si occupi della manutenzione, il potenziamento dell’intermodalità bici-treno e un finanziamento stabile con programmazione pluriennale.
Sono le proposte avanzate in commissione Territorio e Ambiente, presieduta da Paolo Burani, dalla Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab), organizzazione ciclo-ambientalista basata sul volontariato e animata dalle associazioni locali diffuse nel territorio.
“La legge 5 promuove la mobilità sostenibile per restituire spazi e sicurezza ai territori. La sfida principale è rendere la mobilità quotidiana più accessibile: le ciclovie devono integrarsi nel nostro territorio per città più sane e vivibili” ha premesso il presidente Burani per poi passare la parola all’assessora alle Politiche per l’Ambiente Irene Priolo che ha evidenziato come la “legge 5 sia lungimirante ma ogni anno deve essere integrata di contenuti e, se possibile, di risorse. Vorremmo rafforzare un segmento che diventa importante anche per l’attrattività turistica della nostra regione. Come Regione abbiamo finanziato piste per oltre mille chilometri ma non ci fermeremo. Quando è stata emanata la legge, Fiab ha rappresentato una collaborazione importante che ha consentito di migliorare i servizi. Purtroppo, nella prossima finanziaria la legge di stabilità ha cancellato risorse dal Piano per la qualità dell’aria nel prossimo triennio. Per l’Emilia-Romagna si tratta di oltre 50 milioni di euro. Per coniugare le politiche servono investimenti”.
Come spiegato dalla presidente della Fiab di Bologna – Monte Sole Bike club, Antonella Tampellini, da oltre 30 anni la Federazione promuove l’uso quotidiano della bicicletta e del cicloturismo per migliorare la qualità della vita delle persone, proteggere l’ambiente e contrastare la crisi climatica. Attualmente Fiab conta 160 associazioni e sedi locali con 20mila soci e socie che si muovono ogni giorno in bicicletta riducendo l’impatto dei loro spostamenti quotidiani.
“Scegliere il pedale anziché il volante per gli spostamenti – ha ribadito Tampellini – è una scelta responsabile ma serve volontà politica concreta a tutti i livelli per dare corpo a questa visione. È importante riesaminare la rete ciclabile presente nel Piano regionale integrato del traffico (Prit) e individuare un percorso con i coordinamenti Fiab locali. Serve una rete ciclabile prioritaria alla quale Fiab, che conosce i territori, può dare il suo contributo. Oltre alla ciclovia Adriatica, alla ciclabile lungo la via Emilia, un’infrastruttura dal forte valore identitario, sono fondamentali le ciclovie tra Bologna e Ferrara, e Bologna e Ravenna. Per questo, un ufficio della mobilità ciclistica sarebbe funzionale a coordinare le politiche della rete ciclabile regionale dell’Emilia-Romagna. Occorre anche un ente gestore delle ciclovie che si occupi di manutenzione, indipendentemente dai territori attraversati, per la fruizione in sicurezza. Tutto ciò sarebbe realizzabile, naturalmente, grazie a un finanziamento stabile e a una programmazione pluriennale a favore della ciclabilità”.
Alessandro Meggiato, dirigente del settore Trasporti infrastrutture e mobilità sostenibile della Regione Emilia-Romagna, ha confermato “la necessità di rivedere la mappa del Prit perché non sufficientemente ‘gerarchizzata’. L’Emilia-Romagna è attraversata da tre ciclovie importanti: la Vento che collega Torino e Venezia, la Sole che unisce Verona e Firenze e l’Adriatica che segue la linea di costa sino alla Puglia. Alcune devono essere completate in alcuni tratti per cui sono già arrivati 48 milioni di euro dal ministero dei Trasporti dal Pnrr. In Emilia-Romagna puntiamo a rendere la ciclabilità parte integrante dell’intero sistema dei trasporti. La bicicletta è competitiva in molti territori perché le città sono cresciute in modo abbastanza compatto ed è possibile integrare le due ruote con altre modalità di trasporto. La normativa nazionale non è organica e per questo abbiamo stabilito delle linee guida per i soggetti che costruiscono e gestiscono le ciclovie. È importante che la ciclabilità ‘dialoghi’ con tutto il sistema dei trasporti”.
Concordi sulla valenza dell’uso della bicicletta, consigliere e consiglieri sono intervenuti presentando suggerimenti e quesiti.
Simona Larghetti (AVS) ha ricordato come “la bici non è solo un mezzo per persone sportive ma un mezzo per tutti e per tutte che fa bene all’ambiente, alla salute e allo sviluppo e valorizzazione dei territori con il cicloturismo. Il fatto che non esista un ente gestore va risolto: alcune Regioni hanno risorse dedicate alle manutenzioni e spero che su questo elemento la Regione Emilia-Romagna e il ministero facciano una riflessione. Sul nuovo Prit è necessario disegnare una rete di ciclovie con vari livelli di priorità anche per definire modalità di gestione e standard qualitativi diversi. Il tema dell’intermodalità lo dobbiamo porre anche sui servizi, come ad esempio nella rete integrata treno-bici, che vanno rafforzati”.
Nicola Marcello (FdI) ha chiesto chiarimenti “sullo stato di avanzamento della ciclovia Adriatica e se, in fase di progettazione, saranno associate le aree camping che si trovano lungo il percorso”.
Andrea Costa (Pd) ha evidenziato come “le tante ciclabili locali presenti nei nostri territori rispondono a esigenze concrete come i piccoli spostamenti ma naturalmente necessitano di continui investimenti. Quando il Piano aria è stato esteso dai capoluoghi alle aree di pianura, si è cambiato paradigma, proponendo incentivi anziché sanzioni. È valso anche sul tema delle ciclabili e il ‘bike to work’ che ha generato un feed back positivo da parte dei cittadini. La mancanza di finanziamenti nazionali è certamente un problema”.
Per Niccolò Bosi (Pd) uno degli obiettivi da perseguire “è continuare a promuovere lo spostamento ciclabile. In città e in pianura si è sviluppata una fitta rete di ciclabili ma si scontano criticità come il tema delle manutenzioni. Dobbiamo continuare a lavorare sulla ricucitura dei percorsi esistenti per rendere sicura e lineare la possibilità di spostarsi in bici. La Regione ha dato prova di lungimiranza col progetto ‘bike to work’ e quindi bisogna incentivare i collegamenti con le aree produttive”.
Per Alberto Ferrero (FdI) “l’utilizzo della bici deve essere promosso sia per l’ambientale sia per la salute. Ma leggendo i Piani urbani della mobilità sostenibile (Pums) si nota come si voglia mettere in contrapposizione l’uso bici con quello dell’auto quando invece devono essere complementari. Se si usa la leva urbanistica contro chi non può fare a meno di usare l’auto non va bene. Va poi rilevato come certe piste ciclabili sono spesso costituite da una riga tracciata in mezzo a una strada, restringendo la carreggiata, per cui se si deve usufruire di premialità le piste devono presentare caratteristiche consone e le linee guida regionali devono fornire supporto”.
Anna Fornili (Pd) ha evidenziato: “Grazie a Fiab i progetti sul territorio sono molto puntuali, anche nelle scuole, per cambiare visuale e approccio delle persone nelle proprie città. Per quanto riguarda la rete territoriale, a uso di chi vive, lavora e va a scuola molte città hanno dimostrato di voler cambiare passo. Se vogliamo promuovere sani stili di vita e ridurre l’inquinamento atmosferico il taglio di risorse è un nodo su cui riflettere e bisogna agire a tutti i livelli”.
Tommaso Fiazza (Lega) ha chiesto “quante risorse verranno stanziate per i bandi rivolti alle piste ciclabili e per il ‘bike to work’ e quando usciranno i bandi rivolti ai Comuni”.
(Lucia Paci)



