Crescono le segnalazioni e i casi trattati dall’Ufficio della Consigliera Regionale di Parità della Regione Emilia-Romagna Sonia Alvisi. Nel 2024 sono stati affrontati 48 casi, 42 di discriminazione individuale e 6 di discriminazione collettiva, distribuiti su tutto il territorio regionale. Nel 2022 erano stati 24 e nel 2023 erano stati 32, a conferma di un trend in crescita.
Il dato è emerso dalla relazione sull’attività 2024 della Consigliera di Parità, svolta da Alvisi nel corso della Commissione Parità, presieduta da Elena Carletti. Aprendo i lavori la presidente Carletti ha ricordato come la relazione di Alvisi si inserisca in una giornata iniziata in commissione Scuola con l’esame della proposta di legge del Pd e dei Civici a prima firma Simona Lembi (Pd) per dare più tutele ai genitori e maggiori controlli contro le dimissioni in bianco.
Oltre alle istanze prese in carico dall’Ufficio, sono state re-inoltrate 15 segnalazioni agli organismi competenti. Sono state, poi, 146 le richieste di informazioni relative a tutela della maternità, paternità, permessi, formazione. Inoltre, sono state fornite 60 consulenze con prevalenza di richieste sui diritti circa tutela della maternità e conciliazione tempi di vita e di lavoro per quanto riguarda i lavoratori e le lavoratrici dipendenti. Mentre per le Aziende le consulenze sono state attinenti alla certificazione della parità di genere. Le segnalazioni sono arrivate sia dal pubblico che dal privato, queste ultime in maniera leggermente maggiore.
Sono state siglate diverse conciliazioni (26 individuali e 2 collettive) e laddove c’erano i presupposti l’Ufficio ha tutelato le lavoratrici e i lavoratori in giudizio con azioni dirette. Gli interventi hanno portato all’attenzione della giurisprudenza nuovi temi che, in alcuni casi, hanno consentito di affermare principi della materia, come ad esempio la discriminazione organizzativa, le molestie in ambito di contratto di stage o la parità retributiva.
Durante l’audizione in commissione Parità, Sonia Alvisi ha ricordato che il 19 aprile 2024, a Rimini, in occasione di un Congresso regionale dei Consulenti del Lavoro presso il Palacongressi, è stato siglato un protocollo di intesa, della durata di cinque anni, tra la Direzione interregionale del lavoro del nord, la Consigliera di parità della Regione Emilia-Romagna, la Consulta degli ordini provinciali dei consulenti del lavoro dell’Emilia-Romagna ed il Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, allo scopo di assicurare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ridurre il gender gap.
Dalla relazione di Alvisi emerge come non solo siano state rilevate situazioni di difficoltà per le donne di conciliare i compiti di cura con il lavoro, ma come le donne abbiano ancora difficoltà a vedersi retribuire il proprio lavoro al pari degli uomini oppure a fare carriera.
Stando ai dati più recenti sul divario degli stipendi, diffusi nel 2020, ancora oggi in Europa una donna guadagna il 13% in meno rispetto a un uomo, a parità di ruolo svolto.
“Il Global Gender Gap Report ci mostra, come ad oggi, la parità tra uomini e donne rimanga un miraggio, tanto che nessun Paese al mondo è ancora riuscito a colmare i divari esistenti. Seppur a tinte fosche, il quadro delineato dal citato rapporto indica l’Europa come la regione più avanzata nella rimozione del divario che separa i due generi”. Altri, invece, sono i risultati che presenta l’Italia, che, contrariamente alla media del proprio continente, perde circa 8 posizioni, passando dal 79° all’87° posto su di un totale di 146 Stati.
Fra gli strumenti utilizzati nel tentativo di migliorare la situazione nel nostro Paese la Certificazione di Parità di Genere, recentemente richiamata anche dalla normativa disciplinante il PNRR, un riconoscimento che attesta l’effettiva implementazione di un sistema di gestione per la parità di genere da parte di un’organizzazione , in conformità con i requisiti stabiliti dalla prassi UNI/PdR 125:2022. Questo sistema di certificazione mira a favorire l’adozione di politiche aziendali per la parità di genere e l’empowerment femminile avente l’obiettivo di migliorare l’accesso delle donne al mercato del lavoro, alla leadership e all’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori.
“Credo che sul tema lavoro ci sia da fare moltissimo: le donne non devono scegliere tra la famiglia e la carriera. Il tema della conciliazione è importantissimo, specialmente perché le donne hanno acquisito sempre più diritti. Inoltre, ormai le famiglie che possono permettersi di avere un solo reddito sono pochissime”, spiega Anna Fornili (Pd).
Per Elena Ugolini (Rete civica) “non possiamo cambiare il passato, ma possiamo cambiare il presente. Bisogna agire su come poter aiutare la conciliazione vita-lavoro e crescere i figli affinché possano avere un’esperienza di vita buona”.
“Questi dati denotano ancora difficoltà strutturali: penso al gap salariale, nonostante gli obiettivi scolastici raggiunti dalle donne siano migliori”, spiega Emma Petitti (Pd) per la quale “c’è un tema culturale che chiama in causa l’educazione rispetto alle tematiche di genere. La battaglia dei diritti ha bisogno di politiche concrete”.
(Giorgia Tisselli)



