Un nuovo bando, il quinto, da 2,7 milioni di euro per aumentare la messa in sicurezza degli allevamenti di maiali, maggiore attività di contenimento anche fisico tra Pistoia e Porretta Terme, sull’Appennino tra Toscana ed Emilia-Romagna, per contrastare la diffusione della peste suina africana (Psa) da parte dei cinghiali. Maggiore attività per le attività di de-popolamento dei cinghiali e il ricorso ai cani molecolari per identificare carcasse infette dei cinghiali potenziali portatori del virus, per evitare che passi dai suini selvatici a quelli da allevamento.
È quanto è emerso nel corso della seduta congiunte delle commissioni Sanità e Politiche economiche presiedute rispettivamente da Luca Quintavalla e Gian Carlo Muzzarelli, che hanno fatto il punto sulle attività di contrasto alla Psa ascoltando gli assessori all’Agricoltura Alessio Mammi e alla Sanità Massimo Fabi, e il commissario Psa Giovanni Filippini.
Misure davanti alle quali le associazioni di categoria coinvolte nella filiera allevamento-salumi intervenute in commissione hanno chiesto interventi per far riprendere le attività di un settore già fortemente colpito dalle restrizioni imposte dal contenimento della Psa. Tema, quello della tutela delle imprese e del lavoro, che ha trovato il sostegno dei gruppi consigliari.
Nell’aprire i lavori delle commissioni, i presidenti Muzzarelli e Quintavalla hanno anche loro ribadito la necessità di tutelare le imprese del settore, a partire dagli allevamenti.
Nei loro interventi Mammi e Fabi hanno confermato l’impegno della Regione Emilia-Romagna per salvaguardare la filiera suinicola e la sicurezza alimentare. “Nonostante i positivi risultati, come la riduzione dei danni causati dai cinghiali, la situazione rimane critica e il virus si è diffuso anche in altre regioni, come segnalato recentemente in Toscana”.
Il commissario Filippini ha descritto la situazione in regione, riferendo che la filiera coinvolge almeno 40mila famiglie: “L’anno scorso abbiamo dovuto abbattere più di 130mila suini, la strada è quella della prevenzione (attivazione di barriere di contenimento, azioni di de-popolamento del cinghiale e sorveglianza territoriale anche con cani molecolari), i risultati si vedono, presto il piacentino non sarà più a rischio tre (zona infetta con più restrizioni), l’ultimo focolaio registrato è di gennaio”. Nello specifico sulle barriere: “Nei prossimi mesi verrà istallata una barriera di contenimento tra il pistoiese e il bolognese (ai bordi della ferrovia, fino a Porretta)”.
Gli interventi delle associazioni
Per Davide Calderone (Assica) è importante potenziare la ricerca: “Fondamentale la nascita di un laboratorio dedicato a Parma per comprendere gli effetti della stagionatura dei salumi in rapporto al virus”. Sulla stessa linea Stefano Fanti (Consorzio del prosciutto di Parma) per il quale “è fondamentale stabilire la sicurezza sanitaria del prodotto, la lunga stagionatura inattiva il virus”. L’Unione industriali di Parma con Casare Azzali ha sottolineato come “a Parma serve mettere in condizioni le aziende di riprendere l’attività ordinaria, senza vincoli sulle esportazioni”. Dello stesso avviso il Consorzio dei salumi piacentini con Roberto Belli che ha ricordato come “la provincia di Piacenza è stata la prima a essere coinvolta registrando forti danni all’economia a causa del blocco delle esportazioni: ora bisogna rimuovere tutte le restrizioni”. Coldiretti con Marco Allaria Olivieri è intervenuta sul tema occupazione: “Serve collaborare a difesa dei posti di lavoro”. Critico Andrea Beltrami di Confagricoltura: “In Emilia-Romagna c’è poca trasparenza, dobbiamo fare riferimento solo ai dati nazionali, gli allevatori vengono penalizzati nonostante il forte impegno”. Per Cia ha preso la parola Riccardo Evangelisti: “Con una strategia combinata i risultati arrivano, bene il de-popolamento del cinghiale e le barriere”.
Gli interventi dei consiglieri regionali
Marco Mastacchi (Rete civica) ha rilevato il rischio di diffusione del virus attraverso i lupi, che trasportano le prede (i cinghiali, ndr) anche per lunghe tratte col rischio che carcasse infette arrivino in zone dove il virus ancora non c’è.
Sulla barriera della porrettana è intervenuta Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia): “Serve particolare attenzione visto che si parla di una tratta che è stata proposta come patrimonio Unesco e che siamo in un’area che deve essere rilanciata in ambito turistico”. Sugli interventi messi in campo: “Serve un maggiore coinvolgimento dei territori”.
Priamo Bocchi (Fratelli d’Italia): “Dobbiamo, prima di tutto, tutelare le 40mila famiglie che compongono la filiera suinicola, non è positiva la scelta dell’Europa di ridurre le risorse in agricoltura”.
È intervenuto poi Luca Sabattini (Partito democratico) che ha commentato le misure attivate: “C’è un cambio di passo, positive le strategie messe in campo ed è importante continuare a lavorare sui territori, su aree che hanno caratteristiche diverse”. Prosegue sulla filiera: “Necessario salvaguardare questo sistema produttivo, che riguarda prodotti di alta qualità”.
La peste suina africana è una malattia virale altamente contagiosa e spesso letale per suini e cinghiali, ma non si trasmette all’uomo. Non esistono vaccini o specifiche cure, la prevenzione si basa su misure di sicurezza negli allevamenti per contrastare la presenza del virus. Il contagio comporta l’abbattimento degli allevamenti con infezioni, con gravi conseguenze economiche per gli allevatori.
(Cristian Casali)



