VIDEOPreservare l’autonomia della gestione dei fondi europei, a partire da quelli che riguardano il mondo agricolo. Le Regioni vogliono essere sempre più protagoniste del Pnrr e dei fondi europei di coesione europea in collaborazione con le altre istituzioni.
La conferma è arrivata dalla seduta odierna dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna che ha visto la partecipazione del Presidente della Regione Michele de Pascale, della presidente del Comitato europeo delle Regioni, Kata Tutto e del ministro per gli Affari Europei, il PNRR e le Politiche di Coesione, Tommaso Foti.
A fare gli onori di casa è stato il presidente dell’Assemblea legislativa Maurizio Fabbri che ha ricordato come “le diseguaglianze sono il grande male del nostro tempo. E si combattono solo se c’è il protagonismo dei territori: se questo viene inibito, salta l’impianto stesso delle politiche di coesione e di sviluppo. L’incontro di oggi con il Ministro per gli Affari Europei, il PNRR e le Politiche di Coesione Tommaso Foti e con la Presidente del Comitato europeo delle Regioni Kata Tutto è cruciale perché ci permette di ascoltare dalla loro viva voce quale direzione prenderà l’Europa dopo il 2028 e ci interroga sul suo futuro: vogliamo un’Europa che centralizza e uniforma, o un’Europa che riconosce e valorizza le autonomie e le differenze? Il nostro auspicio è quello di un’Europa che valorizzi l’autonomia e la responsabilità delle Regioni e degli enti locali, non un modello centralizzato che rischia di allontanare le comunità e ampliare le diseguaglianze sociali, economiche, territoriali, generazionali e di genere. Come Emilia-Romagna continueremo a fare la nostra parte, stimolando politiche che accorcino le distanze e restituiscano voce e strumenti ai territori, ai comuni, alle persone”. Nell’aprire i lavori dell’Assemblea, il presidente Fabbri, in linea con quanto detto da Kata Tutto, ricorda come “le Regioni hanno e avranno un ruolo importante per la gestione delle risorse europee soprattutto per impedire che passi il modello di centralizzazione dei fondi per la programmazione del budget europeo post 2027”.
Nel suo intervento, infatti, la presidente del Comitato europeo delle Regioni Kata Tutto ha ricordato l’importanza di progettare l’Europa del futuro valorizzando il ruolo delle Regioni. Una sfida che si inserisce in quello che Tutto definisce “un sistema che va verso il caos, dove aumentano tensioni e cala la fiducia. Siamo sempre più insicuri, ma dobbiamo ricordarci che abbiamo costruito l’Unione europea per avere un mondo dove le nostre popolazioni vivessero meglio e avessero migliori condizioni alimentari, lavorative, sociali”.
Per il presidente Michele de Pascale bisogna mettere al centro del sogno europeo il valore delle autonomie locali, così come è sancito dalla Costituzione italiana. “Spero che il messaggio che arriva dall’Assemblea di oggi aiuti l’Unione europea a prendere la strada giusta e non quella sbagliata sulla gestione dei fondi europei. Ieri, aprendo l’assemblea dell’Anci, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci ha ricordato l’importanza delle istituzioni locali: un valore che deve tenere presente anche l’Ue, soprattutto perché mai come ora nel panorama politico italiano tutte le forze politiche sono legate al sogno d’Europa. Oggi nessuna forza politica chiede di far uscire l’Italia dell’Ue, ma di cambiare l’Unione europea e questo è legittimo. Ma – sottolinea de Pascale – mai come oggi le istituzioni europee sono in difficoltà. In questo scenario, purtroppo, dall’Ue arriva una proposta di gestione dei fondi di coesione europea che non condividiamo perché la proposta di Bruxelles smonta le politiche europee e le politiche pubbliche per il mondo agricolo. Oggi servirebbero molte più risorse per sostenere il mondo agricolo nel percorso di transizione che deve affrontare, invece ci sono tagli e proposte di centralizzare le politiche di coesione ignorando le peculiarità dei vari Stati europei”.
L’intervento del ministro Tommaso Foti si è concentrato sul tema dei fondi per la coesione e la politica agricola comune (PAC), in vista della programmazione finanziaria 2028-2034. “Attualmente, sui fondi per la coesione, viene ribadita la necessità di un fondo unico, ma si aprono prospettive per riportare al centro dell’azione le Regioni rispetto agli Stati”, ha rassicurato subito Foti. “E qui raccolgo il messaggio del presidente de Pascale: cerchiamo di dare forza a una posizione che difenda la politica di coesione e lasci al centro le Regioni – ha affermato -. Preservare l’autonomia nel nuovo quadro finanziario pluriennale è una strada che va perseguita fino in fondo. E se questa posizione acquista un peso e si diffonde a livello europeo, allora non è più un tentativo, ma un indirizzo chiaro”.
“Se le politiche di coesione dovessero subire una centralizzazione, noi diciamo ‘attenzione’ – ha ribadito il ministro -. Il sistema di condizionalità, per esempio anche sul PNRR, ha portato a escludere scelte per le quali ai Comuni non si è potuto dare nemmeno un euro per un ponte o una strada. E noi crediamo che sistemare una strada nelle aree interne sia un elemento di grande coesione sociale”.
Grande attenzione anche alla questione delle politiche agricole. “La PAC in un fondo unico con coesione, pesca e immigrazione c’entra poco – ha proseguito Foti –, perché è nata con un’altra storia e con altre premesse. Non solo per dare aiuto agli agricoltori sul fronte dei rimborsi, ma perché è il pilastro dello sviluppo rurale e non può essere ritenuta secondaria. Allora occorre chiedersi se l’Europa ritenga la PAC un asset fondamentale per il suo futuro”. Infine, sul PNRR, l’appello alle Regioni. “Cerchiamo di dare una accelerata a tutte quelle che sono le misure in campo, che sono tante e variegate – ha concluso -. Capisco anche la difficoltà di rendicontazione che queste misure hanno e, sul punto, credo sia necessario iscrivere all’ordine del giorno del nostro Paese il tema della capacità amministrativa. E questo è ancor più vero sui fondi diretti europei: senza capacità amministrativa, il sistema Italia non se li aggiudica”.
Il dibattito tra i gruppi consigliari
“Oggi – ha sottolineato Tommaso Fiazza (Lega) – parliamo del futuro dei nostri territori, della loro libertà di decidere e, soprattutto, parliamo di crescita. Le politiche di coesione si fanno ascoltando i territori, non c’è coesione senza prossimità e accentrando tutto si rischia di perdere l’anima stessa della coesione. Serve mantenere l’autonomia regionale”. Ha proseguito sul Pnrr: “Il Pnrr è un’opportunità per l’Italia ma anche qui serve il coinvolgimento dei territori. Oltre 12 miliardi sono arrivati in Emilia-Romagna, i lavori stanno procedendo, ma ha sbagliato la nostra Regione ad abbandonare il progetto dell’autonomia differenziata”. Il consigliere ha concluso sull’Europa: “La Lega lavora per l’Europa, ma per un per un’Europa diversa, più attenta alla realtà, meno ideologica, più efficace e più concreta: crediamo in un’Italia che sappia essere protagonista in Europa, ma che resti salda nei suoi principi, come autonomia, responsabilità, merito e pragmatismo. Crediamo in un’Europa unita nelle diversità, vicina ai cittadini e radicata sui territori”.
È poi intervenuto Lorenzo Casadei (Movimento 5 stelle): “Va ricordato che con Giuseppe Conte ha preso forma il primo impianto del Pnrr, con Mario Draghi il piano è stato approvato, mentre a Giorgia Meloni spetta il compito di attuarlo. C’è stato, però, un parziale snaturamento dello spirito originario, tanto che è cambiata la natura di un piano nato per persone, territori, transizione ecologica e digitale. Senza nessuna accusa, chiediamo solo che ci sia responsabilità, chiediamo di usare bene il tempo che ci resta fino al 2026”. Ha aggiunto sulle progettazioni in regione collegate a queste risorse europee: “Parliamo di Emilia-Romagna, i dati indicano che qui siamo avanti sui progetti, con oltre 20mila progetti finanziati già da inizio 2025, gare attivate in larga parte, un volume di risorse che supera i 12 miliardi, e fra i comuni con maggiore dotazione finanziaria in Italia c’è Bologna, con circa 1,7 miliardi di risorse assegnate. Questo è un segnale, è un segnale della nostra capacità di progettare, ma anche dalle responsabilità di consegnare risultati concreti ai cittadini”.
Elena Ugolini (Rete Civica) ha sottolineato come “una grande sfida sulla quale ci dobbiamo concentrare è quella demografica perché incide su tutti gli aspetti della vita e la dobbiamo affrontare in tutte le politiche. Abbiamo parlato di ‘green deal’, dovremo iniziare a parlare di ‘family deal’, ovvero politiche che aiutino chi vuole figli senza essere costretto a finire sulla soglia della povertà. La proposta che avanziamo, come gruppo Rete Civica, è varare leggi bipartisan per costruire un terreno favorevole alla natalità e contrastare l’inverno demografico che deriva da una politica sbagliata su questi temi che risale agli anni ‘70-‘80. Nella nostra regione nel 2008 sono nati 42mila bambini, nel 2024 28mila, il 30% in meno. Questi dati incidono su welfare e rapporto intergenerazionale. Per una vita degna e positiva nella nostra Europa bisogna avere il coraggio di intervenire sui servizi per l’infanzia e la genetorialità, specie nelle aree interne e nelle zone che si stanno spopolando. I servizi non si possono limitare alla fascia di età 0-3 ma debbono arrivare all’università. E poi servono investimenti sulla casa, anche attraverso la rigenerazione urbana, per arrivare al consumo di suolo zero, nonché sulla conciliazione tra vita e famiglia”.
Per il gruppo Civici Vincenzo Paldino ha ricordato che “il Pnrr e i fondi di coesione sono un volano di crescita per la nostra regione e per il nostro Paese, un’opportunità unica che non dobbiamo farci sfuggire. L’Emilia-Romagna è la prima Regione italiana per avanzamento dei progetti del Pnrr. Dei circa 9 miliardi spesi in regione, la maggior parte sono stati impiegati per ambiente, trasporti e lotta al dissesto idrogeologico, voci di spesa che meritano ulteriori investimenti. Già dalla prima legge di bilancio della Regione Emilia-Romagna sono aumentate le risorse per la messa in sicurezza del territorio. Lo dobbiamo alle persone che hanno subito le conseguenze delle alluvioni che ormai non sono più un fenomeno eccezionale. Fondamentali anche gli investimenti sui mezzi di trasporto. Le idee e i progetti realizzati con la partecipazione dei fondi europei dimostrano che l’Emilia-Romagna è una regione del fare. Il collega Giovanni Gordini ha aggiunto: “In un contesto in cui i dazi rischiano di penalizzare alcune parti produttive di questa regione e a fronte della spesa per il riarmo europeo, a scapito del welfare, dobbiamo restare coesi e ricordare i diritti, investendo sul rispetto all’educazione, anche affettiva”.
“Quello di oggi – ha rimarcato Valentina Castaldini (Forza Italia) – è un confronto diretto e concreto che parte dall’esperienza viva delle regioni. E’ dai territori che le politiche europee diventano realtà, il principio di prossimità deve essere metodo quotidiano di governo”. Ha aggiunto la consigliera: “La migliore Europa si costruisce dal basso, la sua forza sono le differenze. Il Pnrr rappresenta un’occasione storica di modernizzazione, ma serve grande responsabilità e dobbiamo tutti fare un passo in più. Le difficoltà burocratiche, i ritardi amministrativi, la scarsa capacità operativa di alcuni enti rischiano di frenare gli investimenti, occorre semplificare le procedure, accompagnare in questa fase così delicata i comuni. Oggi più che mai serve un’Europa che ascolta, che valorizza la responsabilità di chi in questo momento sta facendo un lavoro tanto prezioso, come in Emilia-Romagna. Solo così la grande idea europea può tornare ad essere sentita come una promessa viva, capace di rispondere alle domande delle persone”.
“L’Europa – rimarca Simona Larghetti (Allenza Verdi Sinistra) – deve credere nei territori. Viviamo un tempo in cui tutto cambia più in fretta rispetto alle programmazioni, serve un’Europa non rigida, un ecosistema resiste perché è diversificato”. Sui fondi comunitari: “La gestione dei fondi europee – sottolinea – è sempre più accentrata, in questo modo perdiamo efficacia, anche nel Pnrr c’è rigidità, doppiamo restituire ai territori la possibilità di decidere, di innovarsi. L’obiettivo primario è quello di ridurre le diseguaglianze, serve un modello che si basi sui bisogni territoriali, il monitoraggio deve basarsi anche sull’impatto sociale e ambientale di queste politiche, serve rispondere ai cambiamenti del nostro tempo”. Ha concluso su ambiente e agricoltura: “Il tema del cambiamento climatico non può essere contrapposto a quello delle politiche agricole, le due cose sono collegati. Vogliamo un’Europa dei territori, l’unica che può durare. Serve circolazione, fiducia e connessione. La coesione è il cemento dell’Europa”.
Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia) ha ricordato che “a giugno 2025 l’Italia ha ricevuto la settima rata del Pnrr, pari a 18,3 miliardi raggiungendo il 100% degli obiettivi previsti, e siamo in attesa dell’ottava rata. Un dato che certifica la credibilità del governo Meloni e la capacità di rispettare gli impegni presi con Bruxelles. Dalle Regioni dipende la capacità di trasformare i fondi in progetti e risultati concreti per i cittadini, ecco perché il ruolo dell’Emilia-Romagna deve essere rafforzato. Avere accesso ai fondi non è sufficiente, seve anche saperli gestire e rendicontare. Sul piano nazionale il governo ha dato un’accelerazione alla spesa delle risorse europee perché i fondi di coesione e non sono strumenti di rendita amministrativa: è questo il senso dell’Europa. I fondi devono produrre infrastrutture e servizi. Guardando alla nostra Regione occorre parlare con chiarezza. Dopo l’alluvione del 2023, il governo ha stanziato 1,2 miliardi aggiuntivi dal Pnrr per la difesa idraulica e ha costituito la struttura commissariale che garantisce un coordinamento costante con Comuni e territori. A fronte di un totale di 2,7 miliardi, solo 303 milioni sono stati erogati. Le risorse ci sono ma faticano ad arrivare ai territori a causa di lentezze e ritardi amministrativi. Per anni sono state trascurate le opere idrauliche, una scelta che ha lasciato un territorio più fragile. Il governo ha messo risorse e collaborazione istituzionale, ora serve la parte attiva della nostra Regione. Il futuro non dipende dai fondi ricevuti ma anche da come li usiamo. Chiediamo un cambio di passo, più attenzione alle aree interne e rurali e alla prevenzione idrogeologica”.
“Non possiamo nascondere che sul futuro dei fondi europei ci sono problemi ma anche opportunità Paolo Calvano (Partito democratico) -. Dobbiamo trasformare il bilancio in nuove opportunità, a partire dalla Politica agricola comune (Pac), che rischia di essere gestita non solo in modo diverso ma anche più ridotto sul territorio. Il secondo problema riguarda la coesione perché centralizzare la coesione fa perdere alle Regioni il ruolo di coprotagonisti nell’attuazione delle politiche europee e non dobbiamo permetterlo. Le Regioni hanno dimostrato che, se viene data possibilità e autonomia di usare le risorse al meglio, lo facciamo. Nella scorsa programmazione la Regione Emilia-Romagna ha avuto un’iniezione aggiuntiva di risorse. Ci spaventa che con la centralizzazione vengano penalizzate le Regioni più in difficoltà. Il Pnrr ha messo insieme il debito comune per affrontare la fase di emergenza e non era mai successo ma sconta un problema enorme. Non tiene conto delle problematiche dei territori. Non c’è stata possibilità di una programmazione negoziata. La coesione è anche questo, è libertà di poter restare. Dobbiamo prestare attenzione anche alla denatalità e le aree con crescita vicina allo zero devono essere al centro delle politiche di coesione. È inaccettabile che con i fondi della coesione si finanziano le armi. Le Regioni non vincono da sole certe battaglie, c’è bisogno che gli Stati nazionali facciano sentire la loro voce e la coesione deve essere il nucleo fondante delle Regioni nell’Europa in cui crediamo”.
(Lucia Paci, Brigida Miranda, Cristian Casali e Luca Molinari)



