Sanità e welfare

Evangelisti (FdI): “Rendere noti i guadagni dalla mobilità sanitaria a partire dal 2020”

Nell’interrogazione citato il fallimentare esperimento attuato dalla Toscana nel 2018 che azzerò i finanziamenti alle strutture private convenzionate per limitare l’arrivo di pazienti extraregionali e concentrarsi sull’abbattimento delle liste di attesa

“Dettagliare i guadagni della sanità regionale derivato dalla mobilità sanitaria interregionale a partire dal 2020”.

La capogruppo di Fratelli d’Italia Marta Evangelisti sollecita la giunta sul tema della mobilità sanitaria interregionale rifacendosi alle parole del Presidente de Pascale, il quale “in una recente intervista ha evidenziato come la mobilità sanitaria interregionale crei conseguenze negative sul Sistema Sanitario Regionale ed evidenziando l’impossibilità da parte dell’Emilia-Romagna di continuare a gestire un numero elevato di pazienti provenienti da altre Regioni”.

Ricordando come “chiunque ha il diritto di ricevere, a carico del SSN, prestazioni anche in strutture pubbliche e private accreditate di altre Regioni”, Evangelisti sottolinea che la mobilità sanitaria attiva (cioè l’attrattività per i pazienti provenienti da fuori Regione) rappresenta un credito a differenza di quella passiva che è un debito verso le Regioni in cui va a curarsi il proprio cittadino”.

Riportando poi l’esperimento fallimentare della Regione Toscana che, “nel 2018 azzerò i finanziamenti alle strutture private convenzionate con l’intento di limitare l’arrivo dei pazienti extraregionali e dedicare l’attività delle cliniche private per abbattere le liste d’attesa per i cittadini toscani”, la capogruppo sottolinea come tale manovra non generò alcun riscontro positivo, “in quanto non ci fu nessun dato positivo sulle liste d’attesa del servizio pubblico; mentre numerosi medici toscani svolsero l’attività chirurgica in altre strutture fuori Regione, con la conseguenza che molti cittadini vennero dirottati dai medici ad operarsi fuori Regione, in particolare verso l’Emilia – Romagna, con la Toscana che ha dovuto rimborsare quest’ultima per le prestazioni nei confronti dei propri cittadini”.

Da qui l’atto ispettivo presentato in cui, oltre alla sollecitazione principale, Marta Evangelisti chiede anche il dettaglio degli interventi, sia a bassa che ad alta complessità, effettuati dalle aziende sanitarie del territorio su pazienti provenienti da altre Regioni, oltre alla sollecitazione “se non si ritenga che la scelta di non curare i cittadini di extraregionali, favorirà la decisione di molti medici di optare di svolgere la propria attività chirurgica in altre Regioni, con la conseguenza di un aggravio di costi a carico del bilancio regionale; ovvero se tale decisione aumenterà la già drammatica situazione di carenza di personale medico e, in generale di personale sanitario, nelle strutture sanitarie pubbliche dislocate sul territorio regionale”.

In via più generale, infine, l’auspicio nel coinvolgere le aziende sanitarie, le aziende ospedaliere, le aziende private accreditate con il SSR e le parti sociali “in un approfondito confronto prima di assumere qualunque decisione definitiva sulla mobilità sanitaria attiva al fine di evitare effetti controproducenti”.

(Luca Boccaletti)

Sanità e welfare