I sindacati promuovono l’impegno per sanità, welfare e trasporto pubblico. Le associazioni di impresa confermano la richiesta di meno burocrazia. Unanime il giudizio favorevole alla riduzione delle tasse regionali sui redditi medio-bassi e gli investimenti come volano per il rilancio dell’economia. Parere sostanzialmente favorevole da parte delle parti sociali al Bilancio 2026 della Regione Emilia-Romagna, la manovra da 14,3 miliardi di euro, (di cui 10,5 miliardi per la sanità) che, fra le altre cose, prevede una riduzione della pressione fiscale regionale per i redditi tra i 28mila e i 50mila euro pari allo 0,15%, risorse per la non autosufficienza, fondi aggiuntivi per il trasporto pubblico locale e il contrasto al dissesto idrogeologico, la conferma di tutte le politiche regionali per l’agricoltura, la scuola, la cultura, la casa e investimenti per oltre 500 milioni di euro ai quali se ne aggiungono altri 156 milioni disponibili grazie all’accordo sancito in Conferenza Stato-Regioni, che consente alle Regioni di utilizzare parte delle risorse tagliate nell’anno precedente per nuovi investimenti.
Il parere è emerso nel corso della commissione Bilancio presieduta da Annalisa Arletti. La presidente Arletti, nell’introdurre i lavori della commissione, ha ribadito come “la manovra che siamo chiamati a valutare rappresenta un momento di approfondimento importante per la nostra Regione: non solo definisce le priorità politiche e finanziarie del prossimo anno, ma delinea anche la capacità dell’istituzione regionale di rispondere alle sfide economiche e sociali che abbiamo davanti. In un contesto caratterizzato da mutamenti strutturali e da esigenze crescenti di famiglie, imprese e territori, riteniamo fondamentale ascoltare in modo approfondito i contributi di chi, quotidianamente, vive le ricadute delle scelte pubbliche. L’obiettivo di questa udienza non è semplicemente illustrare i numeri del bilancio, ma coglierne l’impatto concreto. Le osservazioni che oggi i corpi sociali ci presentano saranno parte integrante del lavoro della commissione, sia nella fase istruttoria sia nella valutazione di eventuali interventi migliorativi sulla proposta di legge”.
Il Bilancio 2026 si inserisce in un contesto economico nazionale rappresentato dal Defr, il Documento economico e finanziario regionale, che descrive l’Emilia-Romagna come un territorio che si conferma fra i più ricchi d’Italia, con un reddito pro-capite secondo solo alla Regione Lombardia (che però ha più del doppio degli abitanti dell’Emilia-Romagna) e alla Provincia autonoma di Bolzano, anche se sulle tasche dei cittadini pesa un’inflazione che cresce più dei redditi. Il tasso di occupazione regionale è più alto rispetto alla media nazionale, soprattutto grazie alla nuova occupazione femminile, anche se preoccupa l’aumento delle ore di cassa integrazione nell’industria (in calo invece in agricoltura e nel settore delle costruzioni), una leggera contrazione del numero delle imprese e il calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti, destinazione dell’export su cui pesano sicuramente i nuovi dazi decisi dall’amministrazione Trump. In crescita, invece, i settori del turismo (con picchi di +17% di presenze nel mese di maggio rispetto allo stesso periodo del 2023) e l’attività del porto di Ravenna che ha fatto segnare un aumento del 6% delle tonnellate gestite dallo scalo ravennate rispetto al 2023.
La parola ai relatori
“Il Bilancio della Regione va in controtendenza rispetto alla manovra del governo nazionale: Meloni aveva promesso più sviluppo e meno tasse e invece ha prodotto meno sviluppo e più tasse; la Regione invece resta coerente con la propria scelta di essere al fianco di chi fa più fatica”, spiega il relatore di maggioranza sul Bilancio Fabrizio Castellari (Pd) che, riferendosi anche al Defr, sottolinea: “Questa è una manovra con i conti in ordine, solida, con grande attenzione alla sanità e al sociale, con grande impegno per le famiglie, come dimostrato dalle risorse stanziate per il sostegno alla non autosufficienza, alle borse di studio e ai servizi educativi. Molto importante l’impegno per gli investimenti pubblici in cui, insieme a risorse regionali, ci sono quei fondi europei che la Regione riesce a intercettare e al sistema produttivo delle imprese e del lavoro. Questo – conclude – è il primo bilancio che non risente di quello che è stato il pregresso, non mette in campo nuovi strumenti tributari, ma prova a sostenere il sociale, in un contesto dove la povertà aumenta, e i settori produttivi al fine di accompagnare crescita e sviluppo del territorio”.
Opposta, invece, la posizione del relatore di minoranza Luca Pestelli (FdI) per il quale “il Bilancio 2026 è figlio della manovra lacrime e sangue dell’anno scorso e non è idoneo a sostenere la crescita del nostro territorio, in primo luogo per aiutare le zone alluvionate a uscire definitivamente dalla crisi in cui versano. Bisogna affrontare il tema della sanità perché a fronte dell’aumento di risorse da parte del governo, dalla Regione ci saremmo aspettati un passaggio politico verso un sistema sanitario più integrato, ma questo ancora manca e lo stesso ragionamento si può estendere al tema della non autosufficienza. Ci aspettiamo risposte anche sulla razionalizzazione della spesa, intesa come rendicontazione puntuale e trasparenza nella gestione dei fondi pubblici. Non si possono non citare le Ausl, dove vengono premiati i dirigenti a fronte di deficit strutturali. Condivido i pilastri sui cui si fonda questa manovra ma non ne condivido la declinazione pratica”.
Per il relatore di minoranza sul Defr Alberto Ferrero (FdI) “questo Defr è conservativo, troppo simile a quelli precedenti. E a conferma di ciò cito due casi: da un lato, vedo che i fondi per il contrasto al dissesto idrogeologico sono effettivamente aumentati, ma questo avviene perché quelli degli anni scorsi erano insufficienti. Agli annunci non sono seguiti i fatti e molte criticità sono dovute a una gestione lassista del territorio. Dall’altro lato, persiste una carenza di quelle infrastrutture di cui la nostra regione avrebbe invece bisogno. Se c’è una maggiore capacità di spesa è grazie al governo nazionale che dà la possibilità alla Regione di aumentare la capacità di investimento. Riguardo alla sanità, davanti al buco di bilancio pregresso ci saremmo aspettati un presa d’atto ma gli interventi sono deboli e in continuità col passato. E poi, continua a mancare un piano credibile di soccorso nelle zone periferiche oltre alla definizione di un patto con i medici di base”.
Il parere delle parti sociali
Maximiliano Falerni, presidente dell’Unione nazionale Pro loco d’Italia, comitato regionale Emilia-Romagna, ha ricordato che “le Pro loco in regione sono oltre 400, molte delle quali nelle aree montane e interne, e questa rete contribuisce a mantenere vivi i territori movimentando circa 700 milioni di euro con le proprie iniziative. Accolgo favorevolmente il riscontro positivo rispetto all’aumento dello stanziamento per le Pro loco nel bilancio regionale”.
Stefano Venturini, sindaco del Comune di Cavezzo (Modena), una delle aree terremotate nel 2012, ha sottolineato “la necessità di un supporto della Regione per la ricostruzione pubblica. Ben venga la realizzazione delle Case della salute, su cui serve un ulteriore investimento, ma siamo piccole realtà con bilanci contingentati per cui serve sostegno anche per la partecipazione ai bandi che i piccoli Comuni faticano a gestire”.
Massimo Zanirato, segretario Uil Emilia-Romagna, intervenuto anche a nome di Cgil e Cisl, ha sottolineato “l’apprezzamento per la ripresa del confronto tra la Regione e le parti sociali. È importante – ha proseguito – che la Regione confermi le scelte coerenti concordate con le organizzazioni sindacali. Sulla sanità pubblica bene l’aumento del fondo sanitario regionale. Chiediamo di monitorare gli introiti derivanti dai ticket sui farmaci. Relativamente al fondo per la non autosufficienza chiediamo di programmare le risorse per il 2028”.
Per Pietro Mambriani, responsabile area Politiche industriali di Confindustria, preoccupano il calo dell’export e l’aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali. “Serve rilanciare la competitività e il sistema delle imprese. Ci preoccupa l’incertezza che ci sarà dopo la fine del Pnrr e per questo apprezziamo il piano di investimenti della Regione, a partire dal cofinanziamento regionale dei fondi strutturali”, ha spiegato Mambriani, ribadendo la richiesta del sistema delle imprese per la semplificazioni amministrativa e più strumenti e iniziative sulle fonti rinnovabile ritenendo insufficiente quanto previsto dal Bilancio 2026.
Marcella Contini, responsabile politiche industriali e dell’artigianato di Cna intervenuta a nome del Tavolo regionale dell’imprenditoria, ha invitato a firmare all’inizio del prossimo anno il nuovo Patto per l’Emilia Romagna ribadendo la preoccupazione per la bassa crescita economica anche in regione e per le norme della finanziaria statale che chiedono alla Regione di partecipare con proprie risorse alla tenuta della finanza pubblica nazionale. “Il Bilancio regionale va bene per quanto riguarda il calo delle imposte regionali sui redditi medi, il piano investimenti e le risorse per la sanità, anche se sul tema sanità – spiega – occorre fare uno scatto valorizzando il privato accreditato. Serve anche ridurre la burocrazia”.
“Il movimento cooperativo apprezza e promuovere il bilancio regionale, anche se siamo preoccupati per una crescita economica regionale modesta. In questo quadro la Regione opera con coerenza nei settori importanti come sanità, casa e infrastrutture “, ha spiegato Davide Missiroli, intervenuto a nome di Aci-Alleanza delle cooperative che, fra le altre cose, ha chiesto attenzione alle cooperative di comunità, nuove regole sull’accreditamento nel settore sociosanitario e interventi per il mondo dei vongolari del ferrarese.
Sergio Mucilli, presidente Conflavoro Modena/Emilia, ha spiegato che “la manovra della Regione è una buona manovra, soprattutto per l’impegno in sanità, nel sostegno dei più fragili e per la cura del territorio, per casa e affitto nonché per il trasporto pubblico. Serviva prevedere maggiori interventi per le piccole e medie imprese”
Federico Serra, intervenuto a nome di Usb, ha ricordato come “la finanziaria del governo sia una finanziaria di guerra, ma la Regione non può nascondersi dietro al governo: servono interventi a sostegno delle periferie sociali e geografiche, a partire dalla sanità e dalla casa”.
Alle osservazioni dei rappresentanti delle parti sociali, degli enti locali e del volontariato ha replicato l’assessore al Bilancio Davide Baruffi, che rassicurato sull’attenzione della giunta ai temi posti
(Lucia Paci e Luca Molinari)



